2-New encounters

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«Oh, avanti, lo sai che ci andrò anche senza di te!» Sbottai, esasperata. «Hai libera scelta: puoi abbandonare la tua adorata sorellina in discoteca, senza che nessuno la protegga da quegli stupidi uomini, con gli ormoni a mille, oppure accompagnarla e tenerla al sicuro da occhiate indesiderate.»

«Fanculo, va bene, ma entro le quattro dobbiamo essere a casa.» Asserì con tono duro.

«D'accordo.» Sorrisi vittoriosa e sgattaiolai nella mia camera. Non persi tempo, scelsi il vestito che avrei indossato, uno degli ultimi della mia collezione, lo guardai con soddisfazione, lo posai sul letto ed entrai in bagno. Approfittando dell'acqua già calda, m'infilai nella vasca.

La missione, che avremmo dovuto svolgere quella sera, era stata rimandata al giorno seguente, poiché il carico aveva subito un problema, dunque il suo arrivo era stato posticipato, ed io, essendo libera, annoiata e desiderosa di vendetta, avevo convinto Caleb ad accompagnarmi in discoteca, senza dirlo a nostro padre. L'avrebbe scoperto, ne ero certa, però era tutto perfettamente programmato: il mio intento, infatti, era quello di farlo arrabbiare. Finché non mi avrebbe raccontato la verità, non avrei seguito le sue raccomandazioni.

Profumata e con la vestaglia in dosso, mi asciugai i capelli e li acconciai come meglio sapevo fare. Fissai per qualche secondo il mio riflesso nello specchio: i capelli bruni arrivavano fino a metà spalla, ricadendo in modo morbido e ordinato, gli occhi scuri erano incorniciati dalle ciglia folte, la carnagione olivastra, nonostante non fosse estate, il naso era all'insù e le mie labbra erano carnose e rosee.

Distolsi lo sguardo dallo specchio e indossai il vestito che avevo scelto.

Era un tubino rosso, lungo fino a metà coscia, con una scollatura che metteva in risalto il mio seno. Adoravo il mio fisico, frutto di sforzi e costanza: la vita stretta e la pancia piatta, il seno abbondante e sodo, la muscolatura allenata, senza cadere nell'eccesso, e il mio metro e settanta di altezza.

Mi truccai usando solamente un po' di ombretto scuro e un rossetto di un rosso brillante.

Scesi le scale verso il salone con le scarpe in mano, così da fare meno rumore possibile. Evitai gli uomini di mio padre, che sicuramente sarebbero corsi ad avvisarlo, e uscii dalla porta di servizio.

Una volta fuori indossai le mie decolté nere, nuove di zecca, lucide e dai tacchi vertiginosi.

Entrai nel garage e tirai fuori dalla mia pochette le chiavi dell'Audi nera opaca, un piccolo regalo di mio padre per il mio diciassettesimo compleanno.

Saltai su senza pensarci due volte e misi in moto, ascoltando il rombo del motore; non mi interessai di essere discreta gli uomini di mio padre ci avrebbero visti uscire dal cancello della villa, l'importante era non farsi scoprire prima di giungere al garage.

Aprii il cancello e lo superai, seguita da mio fratello, che, invece, aveva deciso di prendere la sua BMW.

Attraversai le strade trafficate di New York, con la musica a un volume altissimo e il finestrino abbassato, nonostante fosse la fine dell'inverno, lasciando che il vento freddo colpisse il mio volto, scombinando i miei folti capelli scuri e avvolgendoli in dolci boccoli.

Premetti il piede sull'acceleratore, sfrecciai sulla strada isolata e urlai piena di adrenalina, quando la freccetta del conta chilometri salì sempre più su, fino a sfiorare i duecento km/h.

Avevo sempre amato la velocità, in quel periodo più che mai; mi piaceva avvertire l'eccitazione crescere dentro di me, mentre sfidavo la morte stessa.

In pochi minuti ero già giunta a destinazione, parcheggiai l'auto nel posteggio che offriva la discoteca e scesi. Sistemai il mio vestito leggermente più su, aspettando l'arrivo di mio fratello, che avevo seminato durante il tragitto.

Con te non ho pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora