33-Bad dreams

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C'era tanta gente, molti erano amici di papà, mentre, altri dei suoi sottoposti. Mi sentivo una principessa; camminavo tra i tavoli, con la mano incastrata tra quella della mamma e il sorriso impresso sul volto. I musicisti, imbracciando i loro violini e altri strumenti musicali, suonavano della dolce musica classica, rendendo il chiacchiericcio degli ospiti più soffuso.

Raggiungemmo papà che, dopo aver lasciato un bacio sulle labbra carnose di mia madre, mi prese in braccio, sollevandomi giocosamente in aria.

«Ecco, Adam, non è successo niente.» Sorrise lei, accarezzandogli il braccio. Papà alzò gli occhi al cielo e non rispose, però, sotto il tocco gentile della mia mamma, rilassò i muscoli contratti.

«Mamma,voglio andare sul dondolo, mi ci porti?» Chiesi, guardandola con i miei occhioni scuri.

«Certo, principessa, andiamo!» Mi prese tra le sue braccia e mi posò un bacio sulla fronte.

«Fate attenzione!» Si raccomandò papà, mentre ci allontanavamo.

Prima di accomodarci sul bellissimo dondolo che decorava il giardino, mamma salutò alcune delle sue amiche, sorridendo cordialmente e intavolando una breve conversazione. Quelle donne mi rivolsero un sorriso e mi fecero gli auguri, poi raggiunsero i loro mariti, dandoci modo di sederci e dondolare tranquillamente. Indicai i miei fratelli, che stavano correndo allegramente verso la nostra direzione. Si posero al mio fianco, lasciandomi in mezzo, e mi strinsero tra le loro braccia sottili. Risi di gusto, quando iniziarono a farmi il solletico, poi, per evitare che ricambiassi, raggiunsero nostro padre.

Improvvisamente, però, il momento magico che stavamo vivendo, finì. Sentii dei forti rumori, gli invitati iniziarono a correre verso ogni dove. Alcune donne cercavano i loro bambini, che, fino a qualche minuto prima, stavano giocando con gli altri ragazzini, mentre gli uomini afferravano le pistole che avevano in tasca, per proteggere la propria famiglia.

Ero spaventata. Le grida si susseguivano senza sosta. Il cuore batteva forte nel mio petto e pensavo che, a un tratto, lo avrei visto schizzare fuori. Tutti cercavano un riparo, altri tentavano di trovare un modo per andar via.

Mi guardai attorno, sempre più intimorita, però mi calmai quando sentii la mano di mia madre stringere forte la mia.

«Dobbiamo andare via di qui!» Asserì con voce agitata, poi prese a camminare velocemente con me al seguito, seguendo la folla.

«Mamma, dove sono Caleb, Ian e papà?» Chiesi preoccupata, mentre tiravo su con il naso.

«Sono al sicuro, non preoccuparti.» Mi consolò per qualche istante, guardandomi con i suoi occhi azzurri.

I botti dovuti agli spari, ci accompagnarono per tutto il tempo.

Ci fermavamo solo quando non era possibile proseguire, viste le persone che non facevano altro che accalcarsi.

«Che cosa sta succedendo?» Chiesi alla prima persona che trovai di fronte, sull'orlo di una crisi di pianto.

In tutta risposta m'ignorò e proseguì la sua corsa.

Percepii il rimbombo di un altro sparo, poi qualcuno mi spinse, facendomi cadere a terra.

Alzai lo sguardo e sgranai gli occhi vedendo il suo corpo crollare verso il suolo.

Urlai e mi alzai, successivamente, la affiancai. La scossi leggermente, sperando che aprisse i suoi occhioni chiari e bellissimi e che iniziasse a ridere, rivelandomi che quello non era altro che uno scherzo di cattivo gusto.

Con te non ho pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora