43-Suspected

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Le sue dita corsero sui miei pantaloncini, sbottonandoli e tirandoli verso il basso, così da toglierli. I suoi movimenti erano un po' maldestri, a causa della distrazione che offrivano le mie labbra, impegnate in un bacio con le sue. Arpionò il bordo del mio perizoma e si allontanò dalla mia bocca per potermi mordere il collo.

Gemetti rumorosamente, sentii le sue labbra arricciarsi in un ghigno, allora, per ripicca, afferrai i suoi capelli e li strattonai violentemente verso l'alto, costringendolo a guardarmi negli occhi. Mi spinsi aggressivamente verso di lui, schiudendo la mia bocca sulla sua e sviluppando un bacio focoso.

Strappai con prepotenza la sua camicia, facendo saltare i bottoni, e gli accarezzai gli addominali, finché non giunsi alla cintura che slacciai con maestria.

Cercai di togliergli i pantaloni, eppure, con il suo fiato caldo che s'infrangeva contro la mia spalla nuda e la pressione che avvertivo sulle natiche, mi fu difficile impedire alle mie mani di tremare.

Lo ascoltai gemere rumorosamente quando posai una mano sull'erezione che s'intravedeva tra i suoi boxer e, soddisfatta, esibii un ghigno malizioso.

Afferrò la mia nuca con la mano destra e mi alzò il viso con violenza, osservandomi con gli occhi colmi di lussuria.

«Mi fai uscire pazzo.» Sussurrò con voce roca, tuttavia preferii non rispondere e lo distrassi spingendolo sul letto.

Si tolse i boxer e feci anch'io lo stesso con il mio perizoma, poi, con lentezza, mi sistemai sopra di lui. Mi calai piano sulla sua erezione e lo sentii sospirare come un toro inferocito.

Aiutata dalle sue mani, che avevano circondato la mia vita stretta, iniziai a muovermi su di lui con forza. Buttai la testa all'indietro, mordendomi il labbro e ingoiando un miagolio.

Rimanemmo in quella posizione per un po', poi, dopo essersi girato, ponendomi sotto di lui, aumentò le spinte e con esse si intensificò anche il piacere.

Posò le labbra sul mio capezzolo, succhiandolo, mentre le sue mani accarezzavano il mio punto più sensibile, mandandomi in estasi.

«C-ci sono.» Sospirai rumorosamente.

«Vieni, vieni per me, Alexandra.» M'invitò e io lo feci.

Gemetti e mi lasciai andare. Poco dopo uscì e si accasciò sul mio corpo venendo nel preservativo, che aveva messo poco prima.

Quella volta era stata diversa: avevo cercato di escludere i sentimenti, mostrando il lato più selvaggio di me, quello devoto al sesso e contrario all'amore, tuttavia, nonostante mi fossi convinta di aver escluso ogni emozione diversa dalla lussuria, i brividi sul corpo, dove le sue dita mi avevano sfiorata, erano rimasti impressi nella mia mente.

Sospirai chiudendo per qualche secondo gli occhi e, dopo essermi coperta con il lenzuolo di seta, mi voltai dandogli le spalle. Borbottò qualcosa che non riuscii a comprendere e, pochi istanti dopo, la mia schiena entrò in contatto con il suo petto caldo. Tentai di scostarmi, però m'impedì di farlo, cominciando ad accarezzarmi il ventre.

Sconfitta, mi lasciai cullare dal sonno.

«Spero che tu possa perdonarmi davvero, magari, in un tempo non troppo lontano.» Lo sentii sussurrare, prima di addormentarmi definitivamente.

****

Quando riaprii gli occhi, era ormai sera. Lanciai uno sguardo distratto alle stelle che c'erano sul soffitto e mi guardai attorno, ancora frastornata. Sentii lo scrosciare dell'acqua proveniente dal mio bagno in camera e curiosa, dopo essermi avvolta nella mia vestaglia da notte, mi avvicinai.

«Ivanov?» Pronuncia con voce roca.

«Entra.» Rispose subito.

Aprii la porta e sbirciai al suo interno, rimanendo sbigottita per la visione che mi si presentò davanti. La spaziosa vasca da bagno era gremita di petali di rose rosse, che coloravano l'acqua con sfumature aranciate, le candele sistemate ai bordi, invece, disperdevano nell'aria un intenso odore di frutti di bosco, donavano all'ambiente un'atmosfera più intima e piacevole.

Con te non ho pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora