«Stavo cercando te.» Mi rispose barcollando.
Aggrottai le sopracciglia e lo osservai con attenzione, senza far caso a quello che avrebbe potuto pensare in quell'istante. Indossava un completo elegante un po' sgualcito: la camicia gli fasciava alla perfezione le spalle larghe, i primi due bottoni erano stati lasciati aperti, mentre il pantalone, a sigaretta nero, gli copriva le gambe toniche.
«Sei ubriaco?» Domandai perplessa, quando lo vidi inciampare sui suoi stessi passi.
«E a te che importa? Perché cazzo non sei venuta alla gara? Ho dovuto sfidare dei maledetti imbecilli!» Cambiò totalmente tono di voce, usando un timbro duro e fermo.
«Ho avuto da fare.» Mentii. «Ci rifaremo la prossima volta.» Annunciai subito dopo, sorridendo fintamente.
Si avvicinò e afferrò il mio polso, per poi spingermi, con uno strattone, verso di lui.
«Non ho tempo da perdere con una ragazzina!» Sussurrò vicino al mio orecchio, stringendo la presa.
Serrai la mascella e tentai, con la poca pazienza che avevo ancora in corpo, di allontanarlo da me.
«Lasciami.» Sibilai tra i denti.
Sembrò accorgersi, solo in quell'istante, della presa ferrea che aveva sul mio polso, infatti, fece subito come gli avevo ordinato, allontanandosi per ristabilire la distanza.
Rimase in silenzio e successivamente scosse il capo. Tentò di andare via, ma vacillò e cadde per terra. Anche se scocciata dalla situazione, mi affrettai ad avvicinarmi e, lo aiutai a rimettersi in piedi, prestando attenzione al braccio ferito.
«Quanto diavolo hai bevuto?» Borbottai, squadrandolo e sorreggendolo al contempo.
«Lo ammetto, forse ho esagerato.» Biascicò con gli occhi socchiusi.
«Come sei venuto qui?» Chiesi guardandomi intorno, in cerca della sua macchina o della sua moto.
«Con la mia macchina, è laggiù.» Indicò un punto poco più in là rispetto a noi, e io annuii quando notai la sua Mercedes, parcheggiata in modo poco consono lungo la strada sterrata.
«Andiamo, ti accompagno a casa, non sei nelle condizioni adatte per metterti alla guida.» Sospirai.
«Ti preoccupi per me?» Ghignò soddisfatto.
«Sto cercando di essere una persona matura per la prima volta nella mia vita, quindi ti chiederei cortesemente di tacere.» Dissi, camminando verso la sua auto.
Arrestai il passo non appena raggiunsi lo sportello, infilai una mano nella tasca del suo pantalone per prendere le chiavi.
«Se volevi toccare avresti potuto dirmelo sin da quella sera in discoteca.»
Sbuffai pesantemente, astenendomi dal tirargli un pugno dritto in faccia. «Sali, prima che cambi idea.» Asserii duramente.
Si accomodò sul sedile e io, dopo aver fatto il giro, mi sedetti alla sua sinistra. «Dove ti accompagno?» Chiesi, osservandolo per qualche istante.
«Mi accontenterò di un hotel qualsiasi.» Comunicò passandosi una mano tra i capelli.
«Non hai una casa?» Sollevai le sopracciglia, con un sorrisetto fastidioso dipinto sul viso.
«Perché non ti fai gli affari tuoi?» Domandò.
«Sono in procinto di accompagnarti in un hotel, dopo che sei venuto a cercarmi e mi hai urlato contro senza un apparente motivo. Ci terrei a precisare, inoltre, che non provo alcun tipo di simpatia nei tuoi confronti, quindi mi devi delle spiegazioni.» Ghignai, sapendo di avere la vittoria in pugno.
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Con te non ho paura
ChickLit{Completa} Alexandra Morrison è acida, testarda e diffidente nei confronti del mondo esterno. Figlia del boss mafioso più potente d'America, con un passato difficile alle spalle, colma di sensi di colpa che, pian piano, la stanno facendo affogare. ...