40-Confused and angry

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Chiusi gli occhi aspettando che il proiettile mi colpisse, tuttavia li riaprii quando sentii la voce roca di mio padre.

Lo sparo era partito dalla sua pistola e non da quella che Dylan impugnava, quindi ero salva, almeno per il momento.

«Non ho ucciso io tua moglie, Jason, e posso dimostrarlo.» Asserì Adam, riponendo la pistola nella fondina. Lanciò uno sguardo di puro odio a Dylan, il quale, nel frattempo, aveva abbassato l'arma, esalando un sospiro.

«Guarda chi è arrivato, il tuo paparino!» Esclamò Jason, sorridendo sghembo, per poi rivolgersi nuovamente a mio padre. «Non ho bisogno delle tue menzogne. Ammetti quello che hai fatto e, in silenzio, guarda tua figlia morire per un tuo errore.» Ghignò, però i suoi occhi lucidi lo tradirono.

«Non devo pagare per qualcosa che non ho fatto. Avrei voluto che la vendetta avvenisse per mano mia, non avrei mai ingaggiato un sicario, inoltre, non avrei colpito lei ma te.» Ripeté.

«Le tue sono stronzate. Come faccio a crederti?» Domandò il Signor Ivanov, arrabbiato.

«Quel giorno c'è stato il funerale di mia moglie, non avrei sprecato un giorno di tale importanza per uccidere Julie.» La sua voce fu rude e seria, eppure, nei suoi occhi riconobbi quel luccichio di tristezza che colorava i suoi occhi quando si parlava di mia madre.

«Non sono un'idiota, non ti credo.» Asserì Jason.

Era chiaro che, nonostante cercasse di nascondere i suoi sentimenti, soffrisse per la perdita subita.

Un giorno sarà così anche per me? Se mai dovessi amare tanto una persona, finirei come mio padre o come Jason, così... debole? Mi chiesi, però, scossi subito la testa, scacciando quell'idea.

«Mi conosci da tanti anni, sapevi quanto amassi Stephanie. Se avessi voluto uccidere Julie, avrei scelto un altro momento e, soprattutto, mi sarei presentato con delle prove schiaccianti. I miei sospetti sono sempre stati rivolti a te, ma sei bravo a nascondere i tuoi movimenti.» Sbottò brusco e, con le sue parole, un'altra bugia venne svelata.

Adam ci aveva detto che i responsabili dell'omicidio di mia madre ero morti nelle sue mani, dopo aver subito atroci sofferenze, eppure, aveva appena ammesso indirettamente che la persona, verso la quale aveva dei dubbi, era viva e illesa.

«Nonostante il nostro litigio, riguardo al matrimonio, non ho fatto del male a Stephanie, ecco perché non hai mai trovato delle prove per questo.» Spiegò Jason. «Lei ha impedito l'unione delle nostre due famiglie, però, per te ho sempre provato rispetto e ti assicuro, nel nome della famiglia Ivanov, che non l'ho uccisa io.» Il padre di Dylan, si portò una mano sul cuore, giurando, mentre Adam lo fissava con una nota di diffidenza.

Nel mentre, gli uomini che mi tenevano in piedi allentarono la presa e io caddi in ginocchio, creando un tonfo.

«Alexandra!» Strillò Katherine in contemporanea con mio padre.

La bionda, dopo aver tirato un calcio all'uomo che l'aveva trattenuta, mi corse incontro e mi si affiancò. Io rimasi con la testa chinata verso il basso, incapace di muovere, a causa del dolore sordo che avvertivo in ogni zona del mio copro.

«Ti aiuto io, tesoro.» La sua voce era carica di preoccupazione e apprezzai davvero i suoi gesti, poiché dimostravano quanto tenesse a me. Tentò di sollevarmi, però incontrò difficoltà. «Dylan, cazzo, dammi una mano!» Aggiunse.

Il bruno lanciò uno sguardo a suo padre e, dopo aver ricevuto un cenno di assenso, si chinò per sollevarmi.

Mi scostai rapidamente, nascondendo una smorfia di dolore, e inscenai una risata senza umorismo, guardandolo negli occhi.

«Ora vuoi aiutarmi? Non credi sia troppo tardi?»

Con molto sforzo, riuscii a sollevarmi, trovando in Kate sostegno.

«Dobbiamo andare in ospedale, tu non stai per nulla bene.» Piagnucolò, facendomi alzare gli occhi al cielo.

«Non serve, Katherine, consulterò il mio medico di famiglia.» Cercai di sorriderle, con scarsi risultati. Scostai la mano da quella di mio padre, che mi aveva raggiunta per aiutarmi.

«Alexan-»

Lo bloccai.

«No! Non voglio ascoltare nulla. Ho bisogno di tornare a casa.» Sussurrai tra i denti.

«D'accordo.» Sospirò. «Fuori di qui c'è una macchina con i miei uomini, ordina loro di portarti alla villa, questi signori e io abbia tanto di cui parlare.» Guardò Jason e Dylan, che si erano avvicinati l'uno all'altro.

«Certo che no, questa faccenda riguarda anche me, dunque, per quanto provi ribrezzo verso l'uomo che, forse, ha ucciso mia madre, mi vedo costretta a invitarvi a villa Morrison, per chiarire la situazione, e, magari, decidere chi ammazzare per primo.» L'ultima parte della frase la dissi più a me stessa, eppure Katherine che ancora era al mio fianco, mi lanciò uno sguardo dispiaciuto e rabbioso.

Però, al contrario di quanto mi aspettassi, quella rabbia che provava non era rivolta verso me, bensì verso i suoi famigliari. La capivo perfettamente, entrambe volevamo ascoltare la verità.

Presto, dunque, ci trovammo nel salone di villa Morrison, dove, ad attenderci, c'era Ralf, il quale, alla vista dei due ospiti, spalancò gli occhi e s'irrigidì.

«Perché diavolo ci sono questi bastardi in casa nostra, Jason?» Sbottò il braccio destro di mio padre, riferendosi, ovviamente, agli uomini che si erano accomodati sul nostro divano.

«Sai Ralf, non mi sei mai piaciuto.» Lo schernì Jason. «Dobbiamo discutere di cose che non ti riguardano, quindi fuori da qui!» Aggiunse.

«Ti ricordo che questa è casa mia, non sei tu a dover decidere chi può restare.» Chiarì mio padre, poi proseguì. «Ma preferirei che tu andassi via, Ralf. Se dovesse accadere qualcosa, saprò dove trovarti.»

«Cazzo, Adam, ora permetti all'uomo che ha ammazzato tua moglie di farti il lavaggio del cervello?» Sbraitò.

Il suo comportamento era abbastanza strano, sembrava più nervoso di mio padre e mi insospettii.

«Come osi, razza di pezzente! Devo ricordarti chi eri prima di diventare un mafioso?» Jason si alzò in piedi e io corrugai le sopracciglia.

«Ora basta. Ralf, fuori da questa stanza, mentre tu, Jason, accomodati.» Adam mantenne la calma.

«Fai quello che vuoi Adam.» Borbottò infine, mentre s'incamminava verso la porta.

«Allora.» Incominciò mio padre.

Bene, è arrivato il momento decisivo. Pensai.


Holaaa todos! Ecco a voi il nuovo capitolo. Siamo sempre più vicini alla verità, cosa ne pensate? Nel capitolo si è parlato di un matrimonio, state ben attenti a questo particolare, per molti insignificante. Io non vi dico altro, altrimenti spoilero troppo.

Come promesso, ho pubblicato, solo ragazze, datemi il tempo di scrivere😹
Non vorrei risultare antipatica, però anch'io ho una vota sociale, e giustamente d'estate esco, quindi una volta raggiunto l'ovvietivo, datemi un po' di tempo. 🙃🙃❤

Io vi saluto, un bacione,
XX Ilaria.🥴❤
Aggiorno una volta raggiunte 42 stelline e 25 commenti

Con te non ho pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora