21-Give her another chance

12.9K 405 40
                                    

Entrai nel locale stracolmo di gente e mi guardai attorno per qualche secondo. Raggiunsi il bar, camminando in modo seducente sui miei tacchi alti. Avevo deciso che avrei cancellato ogni pensiero e ubriacarmi mi parve un ottimo modo per raggiungere il mio obiettivo.

Alzai un braccio e richiamai il barman, che dopo pochissimi istanti mi si posizionò davanti, ordinai due Cosmopolitan e li bevvi rapidamente, avvertendo il liquido aspro graffiarmi la gola. Presto il barman mi porse un angelo azzurro, io lo fissai confusa, in quanto non ero stata io ad ordinarlo.

«È offerto.» Puntualizzò.

«Da chi?» Mi guardai intorno e incontrai lo sguardo di un ragazzo che mi stava osservando con interesse.

«Mi ha chiesto di non svelare la sua identità.» Alzò le spalle e si allontanò, tornando a lavoro.

Immaginai fosse del ragazzo che mi stava fissando, il quale era molto carino, tuttavia, non avendo la totale certezza, mi limitai a lanciargli un sorrisetto provocatorio, bevendo il cocktail.

Non appena terminai, mi schiarii la voce e mi lanciai in pista, muovendo i fianchi a ritmo di musica. Anche il ragazzo che mi aveva guardata si alzò dallo sgabello e iniziò a ballare. Ci dedicammo qualche occhiata ma non accadde nulla di più.

Continuai a ballare fino a quando delle mani non si aggrapparono ai miei fianchi. Mi voltai sorridendo, eppure, smisi quando, invece di trovare il tizio di poco prima, scorsi il volto di Dylan. Cercai di allontanarmi, ma riacciuffò i miei polsi e mi spinse contro il suo petto. Poggiai le mani sui suoi addominali, riprendendo l'equilibrio. I suoi muscoli erano ben definiti, riuscivo a sentirne i contorni nonostante la camicia nera che indossava.

«Che ci fai qui, non dovresti essere con tua sorella?» Chiesi, mentre usavo un tono di disprezzo sulla parola "sorella", ottenendo da parte sua un'occhiata truce.

«Sai... ha il brutto vizio di affezionarsi alle persone e di rimanerci male quando le perde...» Lo fermai subito, non volevo ascoltare le sue parole.

«Non m'interessa, deve dimenticarsi di tutto, come ho fatto io.» Scrollai le spalle fingendomi indifferente e liberandomi dalla sua stretta.

Camminai verso il bancone e ordinai altri due bicchierini di vodka liscia. Feci scivolare il liquido lungo la gola e subito sentii la testa più leggera. Ero brilla, non ubriaca, ma sapevo che presto avrei raggiunto il culmine.

Mi voltai con l'intento di ordinare altro alcool, ma il viso corrucciato di Dylan mi fece alzare gli occhi al cielo.

«Molto maturo, davvero! Ubriacarsi per dimenticare i problemi, che spettacolo! È sempre così che fai? Scappi dalla realtà, facendo finta che non sia successo nulla? Questo metodo potrà anche funzionare per una sera, però ricordati che, domani mattina, la vita ti riderà in faccia.» Parlò serio e io buttai giù un altro shottino, solamente per farlo innervosire.

«Oh, avanti, sei proprio tu a farmi la predica? Ti devo ricordare della notte all'hotel?» Sollevai le sopracciglia con aria di sfida, trafiggendolo con le mie parole acide.

Mi alzai dallo sgabello e mi avvicinai al suo volto. Mi sedetti a cavalcioni sulle sue gambe, lasciando che il vestito scoprisse le mie cosce, e lo fissai.

«Qual è il vero motivo per cui sei qui, Dylan?» Gli accarezzai l'addome, mentre lui fissava le mie labbra con desiderio.

«Dalle un'altra possibilità!» Sussurrò a un tratto.

«Non l'ho mai concessa a nessuno, perché per lei dovrebbe essere diverso?» Chiesi anch'io in un leggero sussurro.

«Perché se davvero non ti fosse importato niente di lei, ora non saresti qui, a ubriacarti in una discoteca di New York; in questo istante saresti nella tua villa, insieme ai tuoi fratelli, a ridere e scherzare...» Asserì calmo, sapendo che aveva ragione e che, anche volendo, non avrei potuto contraddirlo, giacché mi stava sbattendo in faccia la realtà dei fatti.

Con te non ho pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora