52-Blackjack

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Mi accomodai al tavolo del Blackjack, ancora vuoto, e lanciai uno sguardo al croupier.

Era piuttosto giovane, aveva all'incirca la mia età. I capelli lunghi erano legati in un codino ben sistemato, mentre gli occhiali tondi scendevano goffamente sul suo naso spigoloso. La pelle chiara era messa in risalto dalle guance e dalle labbra rosee, gli occhi scuri erano contornati da folte ciglia. Aveva una corporatura media e la sua fisicità era stretta in un completo elegante, costituito da gilet, papillon rosso, camicia bianca e dal classico pantalone nero, lo stesso che indossavano i suoi colleghi.

Il ragazzo aveva in mano otto mazzi da cinquantadue carte che, a un certo punto, iniziò a mischiare; quando ebbe finito, mi guardò e, con un gesto della mano, m'invitò a tagliare.

Da quel momento in poi, la mia mente si estraniò dal mondo esterno e si concentrò sulle carte. Come avevo pianificato, avrei usato il metodo del conteggio, una tecnica che permette ai giocatori di Blackjack di conoscere il momento favorevole per una buona giocata. Del conteggio erano importanti i valori delle carte: ogni carta dal due al sette vale un +1, le carte nove e otto sono nulle, quindi prive di valore, e ogni asso, figura o carta dieci vale -1.

Il mio scopo era di mandare rotto il banco e attirare l'attenzione di Mr. Murray.

Durante il gioco occupai tre caselle per volta, entrai in partita e, tra split, raddoppi e carta o resta, dopo la prima ora, avevo già raccolto cinquemila sterline di chips.

A inizio partita avevo cambiato soltanto duemila sterline e con l'arrivo di altra gente, capii presto, che con quella somma di denaro, non sarei mai riuscita ad attirare l'attenzione del proprietario, così cambiai strategia, iniziando a puntare cinquecento sterline su ogni casella.

Dopo meno di dieci minuti, il facoltoso Murray era alle mie spalle, intento a osservare le mie mosse.

«È davvero molto brava.» Buttò un occhio all'anulare e, quando si accorse dell'assenza di un anello, proseguì. «Miss.» Disse l'uomo. Lo osservai, fingendomi grata per quel complimento e gli rivolsi un sorriso timido.

«La ringrazio, tuttavia penso che la mia sia solo fortuna.» Rivelai, mordendomi il labbro e catturando la sua attenzione.

«Spero che, alla fine di questa partita, possa offrirle un drink, Miss.» Si avvicinò al mio orecchio, sussurrando le parole con voce seducente.

«Con piacere, Mr...?» Aggrottai le sopracciglia, voltando leggermente il capo.

«Alexander Murray, molto lieto.» Sorrise poggiando una mano sulla mia spalla nuda.

«Io son-.»

Fui interrotta dalla voce mascolina di uno dei responsabili, che richiamava la mia preda.

«Dovete scusarmi, sono da lei tra poco.»

Annuii alle sue parole e gli feci un cenno.

Dunque, la mia preda, accompagnata dall'uomo che lo aveva nominato, si diresse verso la roulette due, dove uno sceicco stava giocando troppo pesante.

Io, nel frattempo, avevo accumulato all'incirca ottomila sterline di chips, quindi capii che era arrivato il momento di andare in bancarotta.

Iniziai a puntare cinquecento su quattro caselle, cioè circa duemila sterline a colpo; errori spropositati ma intenzionali.

In meno di dieci minuti, quindi, mi ritrovai senza una sola chips.

Cambiai radicalmente espressione, fingendomi destabilizzata e disperata a causa della somma di denaro che avevo perso. Iniziai a sussurrare frasi sconnesse e finsi di asciugarmi un po' di sudore. Mi sventolai le mani davanti al viso, assicurandomi che Alexander interpretasse i miei gesti e, quando, con la coda dell'occhio, lo vidi osservarmi attentamente, abbandonai la partita, ritirandomi dal gioco.

Con te non ho pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora