CAPITOLO 4

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Capitolo 4

Maddy

Rientrai nel mio appartamento dopo la prima giornata all'università, ero stanchissima, dovevo ancora abituarmi a quei ritmi frenetici. Vivevo in un piccolobilocale vicino alla River State di Los Angeles; mamma aveva fatto dei sacrificienormi per prenderlo, prima abitavo molto lontano dal centro di LA e non avendo la macchina sarebbe stato abbastanza complicato andare all'università. Jadee Alyssa invece si erano trasferite con la famiglia, anche loro prima vivevanodove stavo io. Appena entrata a casa, buttai la borsa a terra e andai a prendere unbicchiere d'acqua. In quel momento squillò il telefono. 

«Pronto» dissi, dall'altro capo mi rispose una voce familiare. 

«Ciao Madison, come stai?». Era Carola, la segretaria della Agency Devis, l'agenzia per cui ogni tanto facevo dei servizi fotografici tanto per guadagnarequalche soldo e aiutare mamma con tutte le spese. 

«Carola che piacere sentirti, io sto bene, sono appena rientrata dall'università.Tu piuttosto come stai?» le chiesi mettendomi comoda sul piccolo divanetto. 

«Io bene, solita routine» mi disse, poi continuò. 

«Ascolta Madison ti ho chiamata perché ci sarebbe un lavoretto per te...» a quelle parole mi spuntò un sorriso che andava da una guancia all'altra. Mi servivanoproprio dei soldi, anche perché le bollette da pagare sarebbero arrivate a breve. 

«Davvero?! Dimmi, di cosa si tratta?» dissi ansiosa. 

«Cara non posso parlartene per telefono, nemmeno io so bene cosa voglionoche tu faccia. Credo si tratti sempre di un servizio fotografico comunque» disse."Wow... quanto mistero" pensai tra me e me, ero veramente curiosa di sapere diche servizio si trattasse, di solito me ne parlavano sempre per telefono. Decisi difarle la domanda più ovvia che mi venne in mente. 

«C'è bisogno che venga lì?» chiesi. 

«Si credo proprio di si» mi disse e poi aggiunse«Il capo ha già fissato una riunione che si terrà domani alle 16.00 qui alla Agency Devis» concluse. Ah dunque era già tutto organizzato, ma una riunione? Chestrano non era mai successo che mi facessero andare ad una riunione prima di unservizio, tanto meno con il capo che avevo visto due volte al massimo. 

«Sembra una cosa grossa... Va bene Carola non mancherò, ci vediamo domani!» dissi io con tono abbastanza confuso. 

«A domani cara» misi giù il telefono. Dovevo dire la novità alle mie amiche,scrissi nel nostro gruppo in chat, che si chiamava "MAGICO TRIO".

 Dovevo dire la novità alle mie amiche,scrissi nel nostro gruppo in chat, che si chiamava "MAGICO TRIO"

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Caleb

Il viaggio da New York a Los Angeles era stato frustrante, dopo tanto tempo erofinalmente a casa, c'era anche Jaxon per mia sfortuna. Neanche un giorno e mistava già addosso. Stavamo discutendo come sempre. 

«Ti avevo detto che non avrei rilasciato quell'intervista!» sbottai io ad un centimetro dalla sua faccia, non era un tipo facile da intimidire e questo mi fece fareun passo indietro. 

«Tu non puoi prendere certe decisioni da solo, sono il tuo agente e decido iocosa è giusto per te e cosa no» disse con un tono più alto del mio puntandomi undito al centro del petto. Ero stufo di sentirmi dire da altri cos'era meglio per me,avevo ventidue anni, le decisioni potevo prenderle anche da solo, invece no. Nonne potevo più. Nel frattempo mi persi nei miei pensieri e non risposi a Jaxon, chesi incazzò ancora di più.

«Hai capito oppure no? Se non ti metti in riga io ti pianto in asso» a quelleparole rabbrividii. Sapevo che se mi avesse mollato non avrei più fatto un film invita mia e non volevo di certo che accadesse. Fare l'attore era l'unica cosa che miriusciva bene senza fare il minimo sforzo. 

«Va bene si, ho capito!» dissi con il tono più calmo che possedevo e mi sedettisul divano ad angolo bianco. Jaxon rimase in piedi davanti a me, si era calmatoper fortuna. 

«Dobbiamo trovare una soluzione al problema Megan...» disse, insomma nonci voleva di certo un genio per arrivare a quella conclusione. Poi lui continuò aparlare e io lo lasciai finire senza interrompere. 

«Sta rovinando la tua reputazione e non possiamo permettere che accada» ilsuo discorso non faceva una piega. 

«Sono d'accordo, hai qualche idea?» chiesi. Sapevo già che aveva in mente qualcosa, glielo lessi negli occhi. 

«Pensavo di farti fare un servizio fotografico, Megan è su tutte le copertinedelle riviste, mentre tu sei passato in secondo piano» mi fece male sentire quelleparole ma era la pura verità e la dovevo accettare. 

«Farai un servizio con una ragazza poco conosciuta, questo farà parlare di te»concluse il mio agente. Sapevo già che quella era una pessima idea, prima cisarebbe stato il servizio e poi sicuramente mi sarebbe stato chiesto di fingere unarelazione con quella ragazza che nemmeno conoscevo, non volevo un'altra storiafinta, ne avevo abbastanza di quelle cavolate, perché per far parlare di me dovevoper forza avere una ragazza?! 

«Non ho intenzione di far finta di stare con un'altra ragazza che nemmeno conosco, abbiamo visto com'è andata a finire» dissi alzandomi in piedi, mi misi difronte a Jaxon. 

«Ti ho detto che devi farci un servizio, niente di più. Finirai in copertina e lagente ricomincerà a parlare di te» concluse lui in tono autoritario. Non so perchéma l'idea non mi piacque affatto, un servizio con una ragazza comune che nessuno conosceva, perché questo doveva far parlare di me? 

«Non mi sembra una grande idea, ma mi fido di te. Facciamolo!» dissi pococonvinto, sapevo di non avere alternative. 

«Perfetto domani andremo alla Agency Devis, ho fissato una riunione con ilcapo dell'agenzia alle 16.00. Mi raccomando puntuale» mi disse Jaxon, aveva giàorganizzato tutto, non potevo rifiutare. 

«A domani Jaxon!» tagliai corto io, lui se ne andò e finalmente rimasi solo coni miei pensieri.

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