CAPITOLO 34

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CAPITOLO 34

Maddy

Dopo essermi decisa a salire in macchina con Caleb ci avviammo verso casasua. Durante il tragitto nessuno dei due parlò, il silenzio era devastante. Perchél'aveva fatto? Perché non mi aveva consultata prima? Perché...? Mille domandemi affollarono la mente come delle saette, non avevo capito il suo gesto, la suaimpulsività, l'unica cosa che sapevo è che aveva raccontato una bugia, di nuovo.Ero disposta a sopportare degli episodi così? Non ne ero certa, tutto quello cheavevo fatto era stato immobilizzarmi, non ero stata in grado di pronunciare unasingola parola davanti alla sua confessione inaspettata. Per certi versi mi sentivotradita, presa in giro, umiliata e usata da lui.


Dopo una ventina di minuti passati in totale silenzio, arrivammo alla sua villa.Era veramente enorme, probabilmente c'era qualcuno in casa perché le luci, diquel che sembrava un soggiorno, erano accese. Si poteva intravedere tutto perchéla facciata era composta da ampie vetrate e le tende non nascondevano del tutto ilcontenuto delle stanze. Notai varie telecamere, intuii che Caleb aveva un serviziodi sorveglianza ottimo, ma non chiesi e nemmeno dissi nulla. Prima di decidercia scendere ci vollero svariati minuti. Sentivo il suo sguardo addosso, io mi limitaia guardare fisso davanti a me, nessuno dei due si decideva a parlare. In torto eralui, non io. Che potevo dire? Ero troppo arrabbiata per esprimermi. 

«Credimi che non volevo farti del male» disse Caleb interrompendo il silenzioassordante che si era creato. Invece di guardarlo, fissai fuori dal finestrino, inostri amici sarebbero arrivati a breve.«Non so perché tu abbia fatto così, senza dirmi nulla... hai fatto di testa tuacome sempre» gli risposi in tono amaro. Avevamo detto che ci saremmo dettitutto, sempre. Invece lui aveva seguito la sua maledettissima testa, come quandoera stato a letto con Olivia. 

«Entriamo e ti spiegherò tutto, niente bugie sta volta» mi disse cercando diprendere la mia mano ma mi scansai, presi la borsa e uscii dalla sua auto costosa. 

«Non so se crederti» dissi sbattendo la portiera. Mi accorsi della presenza deglialtri quando sentii Alyssa parlare.  

«Wow questa casa è enorme» disse meravigliata. Anche Jade stava ammirandola magnificenza di quella villa, ma non fece commenti. 

«Non mi sembra il momento Aly» Jade si limitò a rimproverare Alyssa. Anchese mi ero accorta che Caleb si era piazzato vicino a me, feci finta che lui nonesistesse. Mark non disse una parola si limitò a guardare l'amico, probabilmentesapeva qualcosa che io non sapevo, ne ero certa. 

«Mi dispiace di avervi rovinato la serata... non ho idea di chi mi abbia fattoquesta soffiata» disse Caleb rivolgendosi a tutti noi. Si rivolse soprattutto alle mieamiche che gli sorrisero come a dirgli che non era colpa sua. Sapevo bene che aloro stava simpatico ma in quel momento cercarono di stare dalla mia parte. Infin dei conti però non era colpa di Caleb se era stato seguito fino all'università, lasua unica responsabilità era quella di aver detto una grandissima stronzata.«Io avrei qualche idea» disse Mark rivolgendosi al suo migliore amico. Machi poteva essere stato a fare una soffiata del genere? Poi pensai, ripensai e miricordai dell'agente di Caleb, Jaxon. Forse era lui, forse centrava proprio lui conla faccenda dei giornalisti. Venimmo interrotti da Red che aprì il portone di casa,stavamo parlando ad alta voce e ci aveva sentiti. Che ci faceva a quell'ora ancoraa casa di Caleb? Non sapevo rispondermi, probabilmente Caleb si era rifiutato diportarlo al Homecoming e lui l'aveva aspettato a casa, quella fu l'unica spiegazione che riuscii a darmi. Dalla sua faccia capii che aveva intuito che qualcosaera andato storto. 

«Non guardarmi così, sta volta io non c'entro» disse Caleb avvicinandosi allasua guardia del corpo che teneva ancora la porta aperta. Io non mi ero mossa diun passo, le mie scarpe erano incollate all'asfalto. 

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