CAPITOLO 6

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Capitolo 6

Maddy

Ero finalmente arrivata, Alyssa mi aveva accompagnata alla Agency Devis, prima però eravamo passate in appartamento per cambiarmi, avevo messo un paiodi jeans e una maglia che metteva in evidenza il seno. Non mi ero truccata,semplicemente perché non ne avevo voglia.«Mi raccomando, chiamami appena finisci che vengo a prenderti» mi disseAlyssa prima che scendessi dalla macchina. 

«Aly tranquilla torno all'appartamento in pullman» le dissi io. Mi scocciavafarle fare su e giù ogni volta. 

«Non se ne parla, ci vediamo dopo!» mi disse, non voleva che replicassi l'avevocapito. Mi arresi.«Sei la migliore, quando avrò la macchina mi sdebiterò» la salutai scendendodall'auto. Lo stabile dove si trova la Agency Devis era enorme e con grandivetrate. Entrai e presi l'ascensore per arrivare all'ultimo piano, ho il terrore degli ascensori ma dieci piani di scale non li avrei fatti nemmeno se mi avesseropagata. Arrivata al piano desiderato mi avviai verso la postazione di Carola cheormai conoscevo bene. 

«Madison tesoro! Che piacere vederti!» mi disse venendomi ad abbracciare.Carola è una donna alta, bionda e sempre vestita di tutto punto, d'altra pare illavoro glielo impone. Portava sempre dei tacchi vertiginosi, non so come facessea non cadere, anche se in realtà la maggior parte del tempo stava seduta alla suapostazione. A occhio e croce ha dieci anni più di me ed è di una bellezza disarmante. 

«Carola quanto tempo, come stai ti vedo bene!» le dissi ricambiando l'abbraccio. Lei si allontanò di qualche passo per farsi vedere meglio. 

«Sono in forma è!» disse in tono scherzoso facendo una giravolta su se stessa.É veramente simpatica, mi chiedevo sempre come facesse ad avere quel fisico daurlo dopo aver avuto una bambina, detto tra noi avrei pagato oro per essere comelei. 

«Allora Madison il capo deve ancora arrivare e le persone che devono partecipare alla riunione sono in ritardo a causa del traffico. Dunque facciamo così adesso ti lascio con le truccatrici che ti sistemano un po'...» mi disse con il suosolito fare frettoloso. Pensai che stavamo partendo proprio con il "piede giusto",erano tutti in ritardo, io ero arrivata forse troppo presto, sapevo già che sarebbestato tutto un gran disastro. Tra me e me pensai anche che forse quelle personeche dovevo incontrare non fossero così importanti. Ritrovata la lucidità ripesai alsuo discorso, mi concentrai sull'ultima cosa che aveva detto... "Sistemarmi?! Maperché...." imprecai mentalmente. 

«Ma è proprio necessario?» chiesi in fretta, non ero per niente contenta di quella cosa. Carola mi guardò per un secondo. 

«Si tesoro, non perché tu stia male così, anzi sei bellissima, ma devi fare colposulle persone che arriveranno per avere il lavoro» si affrettò a dire. La guardaiinclinando la testa di lato... Certo come avevo fatto a non pensarci, dovevo farecolpo su delle persone misteriose e pure ritardatarie, la domanda che mi frullavaper la testa però era sempre quella "Chi erano quelle persone?". Nessuno miaveva detto i nomi, non mi sembrò normale come situazione. 

«Ma si può sapere chi sono queste persone?» chiesi curiosa nella speranza diricevere qualche informazione in più. 

«Ho la bocca sigillata, non posso dirti niente, mi dispiace» disse Carola avviandosi alla sua postazione.Pochi minuti dopo mi ritrovai in una sala trucco, con due ragazze molto carineche cercarono di sistemarmi al meglio. Non collaborai più di tanto, penso che miodiarono in quel momento, ma non mi andava proprio di truccarmi eccessivamente, per cosa poi, bah...

Caleb

Io e Red stavamo correndo a più non posso con la macchina, la riunione allaAgency Devis sarebbe iniziata alle 16.00 ed erano già le 16.40... "Cazzo" imprecai nella mia mente, Jaxon era sicuramente già arrivato, mi avrebbe fatto unatesta grande come una casa a causa del ritardo e non avrebbe avuto tutti i torti,ma non era colpa nostra se avevamo trovato traffico. Red guidava tranquillo,ammiravo la sua capacità di mantenere la calma, io invece ero parecchio agitato,un po' per il ritardo, un po' per quella cazzo di riunione, non avevo un buonpresentimento, e quando non avevo un buon presentimento... lasciamo perdere. 

«Ma non c'era una strada più corta per arrivare all'agenzia?» chiesi a Red, cheera super concentrato sulla strada. 

«No Cal, questa è l'unica alternativa. Stai calmo, sei tu la star in fin dei conti ele star si fanno sempre attendere» mi disse in tono scherzoso, non mi piacevano quelle battute del cazzo così mi incupii. 

«Va al diavolo Red» dissi incazzato, in realtà non ce l'avevo con lui, ma contutta la situazione.«Dai Cal stavo solo scherzando... Ancora di cattivo umore?» mi chiese lui, nonaveva un sorriso sulla faccia bensì un espressione compiaciuta, pensai che sefacevo pena a lui dovevo essere proprio preso male. 

«No, sono solo... teso. Non sono molto convinto di questa trovata di Jaxon...tu che ne pensi amico?» chiesi nel tono più calmo che possedevo, in fin dei contilui non aveva nessuna colpa, anzi forse era l'unico che mi stava vicino in quellasituazione di merda. 

«Devo dirti ciò che penso veramente, oppure ciò che vuoi sentirti dire tu?»chiese senza rispondermi.Ma che domande del cazzo gli venivano in mente, mi passai una mano sul ciuffodi capelli. 

«Ma che cavolo di domande fai... senti lascia perdere ok?!» mi rabbuiai. Facciofatica a mantenere la calma, ho un carattere di merda, non sapevo gestire leemozioni e nemmeno dimostrare i mie sentimenti, con Red e Mark mi era piùsemplice , ma con le altre persone indossavo una maschera che non avrei volutoportarmi appresso per sempre, volevo solamente qualcuno con cui potermi aprireliberamente, senza paura di un giudizio negativo. Purtroppo però molte personemi stavano accanto solo per la mia fama, basti pensare che non avevo mai trovatouna ragazza che mi guardasse per ciò che ero veramente. La mia vita era diventata da anni un circolo vizioso da cui non vedevo via di fuga. Red ignorò la miarichiesta e mi rispose con tono sincero. 

«Senti, in tutta sincerità amico, io credo che l'idea di Jaxon sia un'idea di merda,non è un servizio fotografico che sistemerà i tuoi problemi» disse semplicemente.Aveva ragione, cazzo se aveva ragione, sapeva come la pensavo e io la vedevocome lui. 

«Già è proprio questo il mio dubbio... sai che ti dico non voglio pensarci troppo, andrà come deve andare, fine della storia» cercai di tagliare corto, non volevofarmi pensieri ancora prima di capire che cosa mi aspettasse in realtà. Red perònon perse tempo e mi fece una domanda che io non avevo avuto il coraggio diformulare ad alta voce. 

«E se la ragazza che ti propongono per il servizio non ti piace?» chiese guardandomi, in quel preciso momento squillò il telefono. "Salvato in corner" pensai.Guardai il display, era Jaxon, risposi subito consapevole di ciò che mi avrebbedetto. 

«Pronto, che cosa c'è Jaxon?» chiesi tranquillo, mi parve di sentire un ringhiodall'altro capo del telefono a quel punto mi zittii. 

«Che cosa c'è? Hai pure il coraggio di chiedere che cosa c'è?! È un ora che tistiamo aspettando, dove diavolo ti sei cacciato?» mi chiese rabbioso, era proprioarrabbiato e come biasimarlo, un'ora di ritardo non era accettabile per nessuno,tanto meno per me. 

«Datti una calmata Jaxon, abbiamo appena parcheggiato, c'era traffico» riattaccai il telefono, era una giornata pessima e ci si metteva pure lui. "Di male inpeggio" pensai. 

«Era incazzato?» chiese Red con un mezzo sorriso, io invece avevo perso il miodi sorriso molto tempo prima. Lo dicevo sempre, avrebbe potuto cascargli ancheil mondo addosso e lui non si sarebbe spostato, lo invidiavo. 

«Non gli conviene parlarmi con quel tono, posso sostituirlo quando voglio quella testa di cazzo» dissi in tono convinto. 

«È uno dei migliori nel suo campo...» disse Red di rimando alla mia affermazione, aveva ragione, su quello non c'era dubbio, era il migliore, anche se non loavrei mai ammesso ad alta voce davanti a Jaxon. 

«Lo so, lasciamo perdere» tagliai corto. Parcheggiammo la macchina e salimmo alla Agency Devis.Più salivamo i piani con l'ascensore più il mio umore peggiorava. Avevo decisoche sarei stato uno stronzo, qualsiasi ragazza mi sarei trovato davanti, non dovevofar trapelare le emozioni, dovevo indossare la maschera, tutti lì dentro avrebberovisto il solito Caleb Graham, quella fu la mia ultima decisione.


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