CAPITOLO 53

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CAPITOLO 53

Maddy

Vi è mai capitato di sentirvi in uno stato perenne di ansia? A me stava succedendo proprio in quei momenti. con Caleb in ospedale, in quelle condizioni non riuscivo a tranquillizzarmi e la cosa peggiore era non poterlo vedere. Dopo aver raccontato a mamma della conversazione avuta con Jaxon e averla pregata di farmi entrare in un qualche modo in ospedale, senza che nessuno mi vedesse, mi aveva lasciata in salotto ad aspettarla. "Fammi fare qualche telefonata" aveva detto semplicemente e se ne era andata in giardino. Non so quanto tempo passò al telefono ma io non mi mossi dalla posizione in cui ero, sembravo come pietrificata, o forse lo ero veramente, avevo le mani gelide nonostante non facesse freddo. Sembrava come se il sangue non mi scorresse più nelle vene. Le poche ore di sonno non avevano aiutato il mio stato fisico e mentale, avevo paura di guardarmi allo specchio, ero ridotta al minimo e lo capivo da come mi guardava mia madre. Anche se cercava di non darlo a vedere, era molto preoccupata per come stavo vivendo quella situazione, non mi chiedeva nemmeno più come stavo, forse per paura della mia risposta. Come stavo? Me la facevo anche io quella domanda, mi sentivo più morta che viva a dire il vero. Non avevo avuto più notizie riguardanti Caleb... Mark e Red erano rimasti all'ospedale ma nessuno dei due mi aveva chiamata per dirmi se avevano novità. Speravo che i genitori di Caleb fossero arrivati in ospedale, infondo solo loro potevano parlare con i medici, tante volte me li ero immaginati, mi chiedevo come fosse il loro aspetto ma dato che Caleb non parlava mai di loro non potevo nemmeno crearmi un'idea che si avvicinasse alla realtà. Mi chiesi se li avrei mai conosciuti.


Mia madre rientrò in salotto, mi guardò come se avesse cattive notizie, poi però, notando il mio sguardo preoccupato, sorrise. Tirai un respiro di sollievo, speravo che avesse buone notizie per me, speravo che avesse trovato il modo di aiutarmi. La guardai come a volerle dire "Dimmi qualcosa ti prego" e lei finalmente parlò. 

 «Ho parlato con Giusy e Tess, sono loro che hanno il turno di notte oggi» mi disse mettendosi il cellulare nella tasca dei pantaloni. Giusy e Tess sono due infermiere, colleghe di mamma. Mi conoscono da quando sono piccola. Alle sue parole pensai che forse la fortuna era dalla mia parte, almeno quella sera. 

«E che ti hanno detto?» chiesi titubante per paura di una risposta negativa. 

 «All'idea erano scettiche, inizialmente, ma le mie doti di persuasione sono state più forti» mi disse facendomi l'occhiolino. Non so come ma trovai la forza di sorridere, non ero mai stata così felice da quando era successo il disastro. Finalmente potevo vederlo con i miei occhi, parlargli e dirgli che lo amavo più di quanto amassi me stessa. 

«Dici sul serio?» chiesi incredula volendomi accertare del fatto che non stessi sognando o che tutto ciò stesse accadendo solo nella mia testa. 

 «Dico sul serio. C'è un'unica difficoltà però» continuò a spiegarmi. Alla parola "difficoltà" abbassai lo sguardo e sorrisi tra me. Quando c'era di mezzo Caleb e la nostra storia folle, era prevedibile che ci fossero delle difficoltà. 

 «Mi sarei stupita se non ci fosse stata» ammisi ad alta voce. Mia madre mi guardò con sguardo d'intesa, aveva capito a che cosa mi stavo riferendo e si sedette di fianco a me. 

 «Mi hanno avvisata che l'entrata dell'ospedale è sommersa da giornalisti, sono tutti in attesa di notizie» mi spiegò come se la cosa non fosse ovvia. Non mi stupì, era inevitabile che prima o poi la notizia sarebbe arrivata anche a loro dato che Caleb non era una persona comune o poco conosciuta. I giornalisti sapevano tutto su ciò che gli accadeva, l'unica cosa che non avevo mai capito è come facessero ad avere le notizie con così tanta rapidità. 

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