CAPITOLO 55

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Capitolo 55

Maddy

I suoi occhi, il suo sguardo, mi penetrarono come fecero la prima volta che li vidi. Ci misi qualche minuto per capire che Caleb era finalmente sveglio, che stava guardando proprio me. Aveva stretto la mia mano, avevo aspettato quel momento per giorni e dopo tanto le mie preghiere erano state esaudite. In quel momento ero combattuta nel rimanere lì o alzarmi di corsa per chiamare qualcuno. Senza pensarci oltre mi alzai di scatto dalla sedia sotto lo sguardo confuso di Caleb e mi fiondai alla porta, la spalancai e urlai alle infermiere. 

«Venite, presto, si è svegliato» dissi con aria affannata. Le colleghe di mia madre si guardarono e poi corsero verso di me. 

«Tess va a chiamare il dottore» disse Giusy con tono categorico. Non sapevo come facessero a mantenere la calma in momenti del genere, io stavo per sentirmi male ma l'adrenalina era troppo alta dentro di me dunque riuscii a reggermi in piedi. 

«Maddy, Maddy» sentii la voce di Giusy chiamarmi e tornai alla realtà. Come al solito mi ero persa nel mio mondo. 

 «Stai bene?» mi chiese con aria preoccupata, Immaginai che la mia faccia non fosse delle migliori, troppe emozioni tutte insieme non erano facili da gestire. 

 «Si, sto bene, vai da lui» dissi dando la precedenza a Caleb, infondo era lui che aveva bisogno di cure, non io. 

 «Vai in sala d'attesa, ti tengo aggiornata» mi disse di fretta prima di chiudersi la porta alle spalle. Cercai di replicare ma non mi fu possibile. Ricordai che non potevo stare lì dove mi trovavo dunque diedi ascolto alle sue parole prima che il dottore di turno mi vedesse.


Con aria confusa mi diressi in sala d'attesa, la mia mente era annebbiata tanto che non mi accorsi che Richard, il padre di Caleb, stava ancora lì seduto dove l'avevo lasciato poco prima. Dopo aver realizzato che non ero da sola, mi sedetti nella sedia accanto alla sua, lui si voltò nella mia direzione e mi guardò preoccupato. Nessuno disse nulla. Richard si alzò in piedi in attesa che dicessi qualcosa, non so per quale motivo mi sentissi strana, fatto sta che non riuscii a dire nulla. I suoi occhi aperti, il suo sguardo confuso, la sua mano che finalmente aveva stretto la mia dopo tanto, quei fotogrammi mi stavano ancora passando per la testa. Caleb era sveglio, perché stavo reagendo in quel modo? Finalmente Richard si decise a parlare. Me lo ritrovai a pochi centimetri dalla faccia, si era piegato sulle ginocchia per vedere che cosa mi stesse prendendo. «Maddy che è successo?» la sua voce era lieve. Non l'avevo mai sentito parlare con quel tono quasi dolce. Trovai la forza di guardarlo negli occhi, non servì che dicessi nulla perché lui si tirò su di scatto e se ne andò dal corridoio. Mi sentii una stupida, perché non reagivo? Che mi stava succedendo? Sembrava che il mio corpo avesse smesso di funzionare, ero sotto shock. Cercai di fare dei respiri profondi per non cadere a terra o meglio per non collassare sulla sedia su cui stavo seduta, poi mi vennero in mente le parole che Mark mi aveva detto più volte al telefono, doveva sapere quello che stava succedendo. A fatica presi il cellulare e lo chiamai sperando che mi rispondesse, dopo vari squilli sentii la sua voce. 

 «Maddy che succede?» chiese prima che dicessi qualcosa, la sua voce mi sembrò assonnata, probabilmente lo avevo svegliato, ma in quel momento non mi importava. «Vieni in ospedale, subito e avvisa anche gli altri» dissi semplicemente cercando di non sembrare agitata come in realtà ero. Non doveva preoccuparsi, non volevo che pensasse che fosse successo qualcosa di grave, infatti prima che Mark si allarmasse aggiunsi il dettaglio più importante della questione. «Caleb si è svegliato» dissi. Dirlo ad alta voce mi fece strano, talmente strano che magicamente mi spuntò un sorriso sulle labbra. Mi accorsi solo dopo che Mark non parlò, guardai il display per vedere se era ancora in linea e mi accorsi che aveva chiuso la chiamata. Speravo che i miei amici mi raggiungessero in poco tempo. Guadai il display indecisa sul da farsi, non volevo starmene lì in sala d'attesa con le mani in mano, volevo sapere che cosa stava succedendo, volevo sapere se Caleb stava bene. Mi alzai in piedi, la sensazione di cedimento era svanita del tutto come se non ci fosse mai stata, allora mi diressi verso la stanza di Caleb sperando che il dottore chiudesse un occhio sul fatto che ero in ospedale fuori l'orario di visita. 

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