CAPITOLO 52

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CAPITOLO 52

Mark

Il mio migliore amico, quella persona che nel bene e nel male mi era stata sempre accanto, quella stessa persona che quando ci si metteva mi faceva girare le palle come nessuno sapeva fare. Caleb, quella testa calda ma con un gran cuore era in ospedale reduce da un incidente quasi mortale. Dopo la telefonata angosciata di Maddy ci eravamo precipitati tutti in ospedale senza preoccuparci di avvisare nessuno. In quel momento la mia testa, il mio corpo, il mio cuore stavano pensando solo a lui. La paura era stata tanta e l'attesa interminabile prima di avere sue notizie era stata ancora più terribile della notizia stessa. Red sembrava entrato in trans, non l'avevo mai visto così sconvolto e senza parole, non che io non lo fossi, lo ero, solo che avevo cercato di rimanere il più lucido possibile. Alyssa e Jade per tutto il tragitto verso l'ospedale erano state in silenzio come se avessero perso totalmente l'uso della parola. Eravamo tutti sconvolti, ma la cosa peggiore era stata vedere Maddy così disperata e fragile, quando arrivammo la trovammo seduta a terra, con le mani si reggeva la testa e il suo viso era rigato dalle lacrime che non smettevano più di scendere dai suoi occhi scuri. Mi si strinse il cuore nel vederla così. Sua madre, Kelly, ci aveva spiegato per filo e per segno com'era la situazione. Caleb era in coma farmacologico era stato sottoposto ad un intervento per ridurre il danno provocato dall'incidente, non era ancora fuori pericolo. La cosa peggiore della faccenda però era che l'ospedale aveva contattato i genitori di Caleb, che però non erano a Los Angeles, tra i piedi ci eravamo ritrovati Jaxon che non aveva fatto altro che alimentare l'ansia generale. Odiavo quell'uomo come non avevo mai odiato nessuno nella mia vita.


Dopo aver salutato Maddy che aveva preso la strana decisione di andare a casa, ero rimasto seduto sulle sedie del reparto in cui si trovava Caleb sotto l'occhio attento di due infermiere che spesso mi tiravano delle occhiate di sottecchi. Probabilmente volevano assicurarsi che non facessi qualche cazzata, tipo quella di fare irruzione nella stanza del mio amico, che stava poco distante da me, per vederlo. Dopo quella che mi sembrò un'eternità passata in silenzio e da solo, vidi entrare Red dalla porta a vetri. Tirai un sospiro di sollievo nel vederlo venire verso di me. «Amico, per fortuna sei qui» gli dissi guardandolo. Lui si sedette accanto a me e mi diede due colpi sulla schiena con fare rassicurante. 

 «Le ragazze sono andate a casa di Maddy» mi informò Red dopo qualche secondo di silenzio. Mi era rimasta la curiosità di capire che cosa si fossero detti Jaxon e Maddy prima che lei se ne andasse, avevo però capito che non era nulla di positivo, speravo che non fosse stato lui a dirle di andarsene, anche se sapevo bene che ne sarebbe stato capacissimo. 

 «Almeno loro riusciranno a riposare un po', io non riesco a chiudere occhio» dissi strofinandomi gli occhi che sentivo gonfi e pesanti. «La situazione sta diventando insostenibile. Hai per caso visto Jaxon?» mi chiese guardandosi intorno. Ma di Jaxon neanche l'ombra, aveva la brutta abitudine di comparire e scomparire quando gli faceva più comodo. 

 «No, o meglio, dopo che ha parlato con Maddy è sparito nel nulla, vorrei proprio sapere che si sono detti» dissi più a me stesso che a Red, che puntò i suoi occhi nei miei come se avesse capito la mia preoccupazione. 

 «Maddy sembrava sconvolta quando ha detto di volersene andare a casa, non mi sembrava per niente tranquilla» si limitò a dirmi. Red aveva espresso ad alta voce ciò che poco prima mi ero ripetuto nella testa. In quella faccenda c'era qualcosa che non quadrava, questo era certo. Decisi di non soffermarmi troppo sull'argomento, ci avrei pensato in un secondo momento. 

 «A dirla tutta, nessuno di noi riuscirà a stare tranquillo fino a che non avremmo notizie certe su Cal» dissi alzando gli occhi al cielo, nessuno si sbilanciava sul dirci qualcosa in più, qualcosa che non fosse ovvio come tutte le cose che ci venivano riferite. 

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