Capitolo 43

201 15 12
                                    

Perrie - 8.20pm

"Hey.. come ti senti?"
Richard entra nella stanza, sentendo i passi pesanti e l'attrezzatura oscillare.
Si siede avanti a me, guardandomi. Prendo un bel respiro, abbassando il capo e tornando a stringere la cinghia intorno alla coscia destra.
"Fa che circoli ancora bene il sangue"
Sollevo nuovamente lo sguardo su di lui un po' perplessa, mentre lui accenna un sorriso, per poi indicare la fondina.
"Oh.. si certo, non ti preoccupare"
Finisco di controllare la pistola, inserendola poi al suo posto.
"Dobbiamo parlare Perrie"
"Dimmi"
Mi guarda dritto negli occhi, la sua espressione è seria, troppo seria.
"Se.. se dovesse succedermi qualcosa.. voglio che tu.."
"Non lo dire neanche, Richard.. non voglio ascoltarti.."
Mi alzo scocciata.
"Aspetta.."
Mi prende per un polso, facendomi tornare seduta.
".. no, no Rick..qualsiasi cosa sia, non la voglio sentire, come entreremo, ne usciremo.. non facciamo questa.. stupida cosa delle promesse.. non ce n'è bisogno"
"Perrie.."
"No.."
"Perrie ho bisogno di te.. solo di te che mi ascolti, okay?"
Chiudo gli occhi, annuendo dandogli così il permesso di parlare.
"Vorrei solo che dicessi a Melissa che amo lei e il bambino più di qualsiasi altra cosa e.. e vorrei che qualcuno.. qualcuno come te Perrie, parli al bambino di suo padre.. solo questo"
Scuoto il capo.
"Ho già sentito queste parole.. quel giorno in cui poggiavi i piedi su una mina antiuomo.."
Sposto lo sguardo su di lui.
"Sai quante probabilità ci sono che una mina antiuomo non esploda?"
Resto a guardarlo.
"Minime.. Minime Richard.. praticamente impossibile, eppure oggi sei qui.. quindi tu da quell'edificio ne uscirai nello stesso modo in cui ci sarai entrato, con le tue gambe"
Prende un bel respiro.
"Dimmi solo che hai sentito le mie parole"
Mordo l'interno della guancia in modo insistente, spostando prima lo sguardo a terra e poi nuovamente su di lui.

Raggiungo il tavolino, mentre apro gli strappi del giubbotto antiproiettile, sistemandolo per poi richiuderle.
Stringo il polso destro, facendo poi scivolare l'elastico e iniziando quindi a raccogliere i capelli.
Guardo tra le armi che ha portato Rick, prese non proprio legalmente in prestito dalla centrale. Si fa quel che si deve, non per forza coincide con quel che è giusto.
Scorro i fucili d'assalto, quando sento nuovamente i passi di Richard avvicinarsi.
"Che ne dici di un M16?"
"Hm.. rude.."
"Non hai molta scelta"
Ne prendo uno, provando la mira e controllando il caricatore.
"Preferisco un M4, più alla mia portata"
Qualche attimo di silenzio, poi mi passa accanto, prendendo l'M16 e tornando sul divano.
"Pronta?"
Annuisco.
Si avvicina e prendendomi da un lato, lascia un bacio tra i miei capelli, per poi allontanarsi e uscire dalla stanza.

1 ora più tardi

Giunti all'edificio in costruzione nella periferia del West Manhattan, restiamo appostati per controllare un'ultima volta la zona.
"Oggi c'era un via vai di persone"
Prendo il binocolo dalle mani di Rick, portandolo ai miei occhi e guardando all'entrata illuminata solo dalla luce del lampione.
"Non sembra esserci nessuno al momento"
"Mai dire mai"
Annuisco, assottigliando le labbra.
"Beh andiamo"

Scesi dall'auto e imbracciate le armi, raggiungiamo a passo svelto la porta d'ingresso, sigillata da una catena e dal lucchetto.
Resto di guardia, mentre Rick col calcio del fucile prova a romperlo.
Dopo un paio di colpi, il terzo va a buon fine, sentendo la catena in metallo scivolare a terra.
Allarga la porta, permettendo a entrambi di varcarla.
Percorriamo un lungo corridoio, mentre le luci a neon lampeggiano, lasciandoci di tanto in tanto al buio.
Arriviamo a una porta blu e pronti a irrompere, guardo un'ultima volta Rick che in risposta lentamente annuisce.
Abbasso la maniglia e così ci ritroviamo in una stanza più grande, dai soffitti alti e arrugginiti.
Perlustriamo l'area, trovando nient'altro se non fogli, pezzi di metallo e oggetti accatastati qua e là.
Entro in un ufficio, prestando la massima attenzione e cercando di controllare il respiro.
Giro intorno alla cattedra, iniziando ad aprire cassetti e sportelli, cercando qualcosa che mi dica che non ci siamo sbagliati.
Niente.
Mi volto e scorgo qualcosa nel cestino all'angolo.
Mi avvicino e chinandomi, afferro il contenuto, sentendo il fiato iniziare a mancare.

"Richard.."
Fisso i vestiti tra le mie mani tremolanti, mentre torno nella sala principale con passi incerti
"Questi erano suoi.. quelli.. quelli della sera in cui ci siamo lasciate e c'è.. c'è del sangue.."
Qualche attimo di silenzio, durante il quale inevitabilmente i pensieri più pessimistici prendono il controllo sulla mia mente.
Non ottenendo alcuna risposta, sollevo lo sguardo, vedendo a una decina di metri Richard col capo chino su una sedia e una volta vicina capisco il motivo del suo silenzio.
Un liquido rosso scuro e denso imbratta il pavimento e ogni superficie della sedia dal legno scheggiato, consumato e marcio. Mi inginocchio accanto alla sedia e noto le fascette in plastica tagliate, rimaste ancora attaccate ai braccioli e alle gambe anteriori della sedia. Hanno scavato dei solchi, probabilmente per il costante tentativo di divincolarsene.
Sento il cuore battere più lentamente, in un modo singolare, scandito, sembra come se il tempo si stesse dilatando.
Porto la manica della maglia sulle labbra, come a voler trattenere un grido. Vorrei urlare, vorrei solo urlare.
La mia fronte si corruga e trattengo il fiato, fissando tutto quel sangue, il suo.. come posso solo immaginare che sia ancora viva?
I muscoli del mio corpo si contraggono, nel tentativo di reggere, non scoppiare, non crollare ne qui ne ora.
Traballante mi alzo, tiro su col naso e mi volto verso Richard, senza però mettere a fuoco nulla avanti i miei occhi.
"Siamo arrivati tardi.."
Le parole escono dalle mie labbra così velocemente, come un sibilo, come a non voler ammettere la nostra colpa.
"Hey"
Mi prende per una spalla, scuotendomi appena.
"Ricordi? Finché non avrò il suo corpo in obitorio, non smetterò di cercarla.. sai chi ha detto queste parole?"
Assottiglio le labbra, portando lo sguardo sulla sedia alle sue spalle ma prontamente, costringe di nuovo la mia attenzione su di lui.
"Le hai dette tu.. con quale coraggio dirai a quella Perrie di aver mollato? Il suo corpo non è qui.. io ci spero ancora, fallo anche te"
Un qualcosa di metallico cade alle mie spalle e il rumore si espande per tutto l'edificio.
Richard rapidamente mi fa spostare dietro di lui, sollevando l'arma e perlustrando la zona.
"Ci sei?"
L'adrenalina in corpo mi permette di recuperare la lucidità necessaria.
"Si.."
"Bene, perché temo non siamo più soli"
Imbraccio il fucile e affianco Richard.
Dopo un breve sguardo di intesa, prendiamo strade separate, addentrandoci verso il fondo della grande sala.
Superiamo qualche scatolone, ferraglia accatastata e sporcizia, finché non svoltiamo l'angolo, trovando la porta socchiusa di un ufficio che non avevo notato prima.
Entriamo, assicurandoci non ci sia nessuno.
"Richard"
Mollo l'M4, accovacciandomi accanto al corpo sanguinante del detective Robert Dwyane, appoggiato alla parete.
"Chiama un'ambulanza!"
"Perrie metteremmo a rischio la vita di Jade.."
"È già a rischio! Chiama una fottuta ambulanza!"
Lo sento titubare ancora, mentre faccio pressione sulle ferite all'addome di Robert.
"Richard!"
Finalmente esce, andando a chiamare i soccorsi, mentre in modo un po' impacciato cerco di fermare l'emorragia.
"P-Perrie.."
Sollevo lo sguardo sui suoi occhi che paradossalmente mi sorridono, mentre il suo respiro è sempre più compromesso.
"Robert.. Cos'è successo?"
"Lo.. Lo s-sapevo ch.. che sa.. saresti a-arri.. arrivata.."
"Robert.. Jade è.. è viva?"
Una smorfia di dolore inasprisce i suoi lineamenti, già provati probabilmente dai molteplici colpi ricevuti in viso.
Trattengo il fiato, mentre i suoi occhi smettono di sorridere, chiudendosi ma scuotendolo un po' lo faccio tornare da me.
"Jade è viva?"
"No.. non.. lo.. lo so.."
Prendo un bel respiro.
"Sai dove l'hanno portata?"
I suoi occhi si chiudono nuovamente, sentendolo pian piano lasciarsi andare.
Gli prendo il viso con entrambe le mani, facendogli sollevare lo sguardo su di me con la forza.
"Robert dov'è?!"
I muscoli del suo collo di contraggono.
"I soccorsi stanno arrivando"
"R-Red.. H-Hook.."
Mi guarda e lentamente annuisce, come a volersi accertare che io abbia capito.
"Richard vieni qui"
Si accovaccia anche lui.
"Fai pressione.."
Si sistema al mio posto e subito sfilo le chiavi dell'auto dalla sua tasca, dirigendomi verso l'uscita.
"Perrie! Perrie non puoi andare da sola!"
"Resta con lui fino all'arrivo dell'ambulanza.."
Esco dall'ufficio sentendo le urla contrarie di Richard ma ormai sono fuori e di corsa mi dirigo verso l'auto.
Con una certa velocità mi allontano con direzione Red Hook, il porto.
Non mi viene in mente nulla, nessuna proprietà o edificio riconducibile all'indagine.
Sento tendersi ogni muscolo del mio corpo, finché non batto un pugno sul volante, facendo scaricare un po' di nervi.
"Accidenti.."
Non capisco cosa mi stia sfuggendo.. a meno che..
"Cazzo.. Trevor"

------------------------------------------------------------------

Mi dispiace perché dovrete aspettare un'altra vita.. sorry😅❤

Is it me? - Jerrie ThirlwardsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora