Capitolo 16

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Jade - 1.15pm

"Hey che hai scoperto?"
"Era la madre di Dean Belotta e.. non sa nulla di ciò che è successo a Dean"
Appoggio la testa al sedile dell'auto, spostando lo sguardo sull'abitazione della donna.
"Hm.. capisco, per cosa ti ha chiamata allora?"
"Il figlio raccoglieva documenti sul giro d'armi, mi era stato molto utile quella volta, probabilmente lo sarà ancora"
"Bene, porta tutto in centrale che gli diamo un'occhiata insieme"
"Hm.. Dennis.."
"Dimmi"
"Non potremmo mettere qualcuno a sorveglianza della casa? Voglio dire.. se mi hanno seguita.. ho probabilmente messo a rischio la sua vita venendo qui"
"Jade.. lo sai che non possiamo.."
"Certo.. lo sai cos'è che mi preoccupa particolarmente di questa indagine?"
"No.. non lo so Jade"
"Il fatto che non so da che parte stiamo.. Chi o cosa stiamo rappresentando? Difendiamo il bene o il male?"
"Questo non dovrebbe essere un tuo problema"
"Beh lo è diventato dal momento che sono una persona e non una marionetta da spostare a destra e sinistra"
Chiudo la chiamata, gettando il telefono sul sedile del passeggero.
Metto in moto l'auto e seguendo la strada raggiungo un luogo che non visitavo da tempo.
Parcheggiata l'auto, mi avvicino al cancello e superarlo è un po' come spogliarsi di tutti i problemi e preoccupazioni.
Lo scricchiolio della ghiaia sotto i piedi mi ha sempre rilassata, diventando l'unico rumore in un luogo così silenzioso.
Le gambe ricordano ancora la strada e con poco arrivo a destinazione.
Posso sentire solo il vento accarezzarmi il viso, scostarmi i capelli, come a darmi il ben tornata.
"Ciao mamma.."
Osservo la sua lapide, la perfetta calligrafia con cui son stati scritti il suo nome, cognome e le date di nascita e morte.
Chissà forse qualcuno passando si sarà chiesto il perché questa donna abbia vissuto solo 35 anni.. avranno ipotizzato una malattia, un incidente.
Non mi ricordo il momento in cui ho smesso di sentirmi morire per la sua assenza, so solo che quando torno qui tutto riaffiora e la sua mancanza pesa sul mio cuore come mai.
"Vorrei poter sentire la tua voce.. vorrei mi potessi dire cosa fare.."
La mia voce si rompe. Gli occhi si inumidiscono e la gola si stringe attorno al nodo.
Vorrei ci fosse un modo per riaverla indietro, un modo per poter scegliere di salvarla, di tenerla stretta a me, impedendo che mi venga strappata dalle braccia.
Ma non c'è.. non c'è.. dopo quasi vent'anni i pensieri mi giocano ancora strani scherzi.
Ti sento vicina mamma, in qualche assurdo e bizzarro modo avverto il tuo calore, lo porto sempre con me.
Chiudo gli occhi, trattenendo le lacrime e controllando il respiro.
Sono diventata brava col tempo.

Perrie - 2.30pm

Sentiamo squillare il telefono e l'uomo puntando l'arma alla donna, la obbliga a rispondere.
"Pronto?.. Mh.. Si, d'accordo.. riferisco.."
Abbassa la cornetta, rivolgendosi al rapinatore.
"I paramedici sono qui fuori"
"Bene, voi tre in piedi! Steve e Joe andate dietro al bancone, mentre voi alla porta quando lo dico io vi allontanate e una volta che i paramedici saranno entrati tornerete subito davanti l'entrata, chiaro?!"
Annuiscono terrorizzati.
Tutti ai loro posti, dà il consenso agli ostaggi di spostarsi e aperta la porta i primi tre escono.
"Dentro! Veloci!"
I tre paramedici con cautela entrano, andando subito dal ferito.
"Chiudete! Su, tutti avanti l'entrata!"
Qualche grida, passi veloci, mentre i rapinatori agitano le armi in direzione degli ostaggi.
La situazione rallenta quando i paramedici iniziano a operare sull'uomo.
Il mio sguardo oscilla tra loro e i rapinatori.
"Allora agente.."
Il più piccolo dei rapinatori si siede a terra accanto a me.
"..non vedo la tipica divisa da poliziotto, è sicura di esserlo?"
"Beh.. non la indosso più da quando sono diventata detective"
"Oh quindi lei è detective"
"Lo siamo entrambi"
"Sa detective anch'io vorrei diventare un agente"
Mordo la parete interna della guancia, spostando un attimo lo sguardo a terra.
"Sei Joe o Steve?"
"Hm.. sono Joe"
"Ascolta Joe.. non puoi entrare nelle forze dell'ordine se hai precedenti di tipo penale.."
"Oh ma io non ne ho o meglio.. non ne avrò se non verremo presi"
"Joe perché farti coinvolgere in una rapina se volevi diventare agente?"
"Beh non tutti possiamo permetterci gli studi.."
"Joe che cazzo fai?!"
Il ragazzo si alza nell'immediato, mentre Josh, suppongo il capo, gli va incontro mollandogli un colpo in pieno volto.
"Non devi parlare con loro, chiaro?!"
"Si.. si, scusa.."
Allontanandosi, si volta un paio di volte.
"Lo abbiamo stabilizzato, dobbiamo portarlo in ospedale.."
"Non se ne parla, lo opererete qui"
"Josh come ti salta in mente?"
Mi alzo lentamente, mostrando le mani.
"A terra!"
"Josh aspetta.. sono appena usciti tre ostaggi e te ne prendi altri tre?!"
"Ti ho detto di metterti a terra!"
"Ti stai mettendo in una brutta posizione, falli uscire"
Si avvicina velocemente, di prepotenza e appena lo ho alla giusta distanza, afferro la sua arma, costringendolo a voltarsi, portando un braccio al collo e puntando l'arma al suo fianco destro.
I due uomini alzano le pistole su di me.
"Joe ascoltami.. dobbiamo finirla qui chiaro? Hai ancora una speranza, non la buttare via, ti prometto che ti aiuterò, per qualsiasi cosa potrai contare su di me.."
"Oh ancora quella storia dell'agente.. mettitelo in testa che non farai mai parte della polizia!"
"Non è vero Joe! Ascolta me! Non te ne starei neanche parlando se non fosse così, puoi ancora cambiare vita, ti prego ascoltami.."
Il rapinatore alla mia destra cambia direzione, sparando in direzione degli ostaggi.
"No!"
Il cuore cessa un attimo di battere, mentre il silenzio cala nella stanza.
Vedo la ragazza, allungarsi a terra e il sangue espandersi a macchia d'olio.
"Bene.. ora, se ci prenderanno, verremo tutti accusati penalmente, tu non farai il poliziotto e tutti vissero tutti felici e contenti"
Josh in modo maldestro si riprende l'arma, puntandomela addosso, mentre io non riesco a spostare gli occhi da quella ragazza..
Era venuta accompagnata dal ragazzo, il quale ora si troverà là fuori, sperando di vederla uscire da qui sana e salva.
Vengo spintonata verso il retro del locale.
Entriamo in uno sgabuzzino stretto e poco illuminato.
"Ora resterete qui a chiacchierare dei vostri sogni di gloria"
Sentiamo sbattere la porta e poi venir chiusa a chiave.
Mi lascio scivolare a terra, fissando un punto imprecisato sulla parete opposta, mentre Joe resta in piedi in direzione della porta.

Is it me? - Jerrie ThirlwardsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora