Capitolo 42

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Perrie

Corro all'interno del palazzo, chiamando subito l'ascensore, senza neanche dare il tempo a Richard di seguirmi.
Premo i pulsanti in preda al panico, all'agitazione, in modo irrazionale.
Le porte si chiudono giusto un attimo dopo che Rick si sia infilato nel mezzo.
Finalmente raggiungiamo il suo piano e subito avanzo a passi svelti, vedendo il signor Roger avanti la porta spalancata dell'appartamento di Jade.
"Mi dispiace.. non ho potuto fare nulla.."
Entro senza neanche prestargli attenzione.
"No! No cazzo, no!"
Mi avvicino alla parete, raccogliendo in modo agitato i pochi fogli sparsi qua e là, probabilmente andati ignorati nella confusione.
Mi blocco nel mezzo della stanza, sentendo un certo calore salirmi dal petto, mentre il cuore sembra aver rallentato, scandendo un battito dopo l'altro e un ronzio nelle orecchie mi isola dal resto del mondo.
Un senso di impotenza fa tremare le mie gambe e lentamente mi accascio a terra.
Non può essere successo.
"Perrie.."
Un paio di singhiozzi percuotono il mio petto, mentre fisso i pezzi di carta accartocciati tra le mie mani e una lacrima scorre sulla mia guancia.
Stringo i denti.
"Perrie.."
Le mie labbra sono socchiuse, nel tentativo di prendere quanta più aria possibile, senza riuscirci.
Stringo un pungo e debolmente batto dei colpi sulla mia coscia scuotendo il capo.
"Hanno tutto.."
Tento di asciugarmi le lacrime, respirando con forza, per poi alzarmi cercando l'equilibrio sulle mie gambe e dirigendomi verso l'uscita.
".. ora non hanno più bisogno di lei.. ed è tutta colpa mia"
Lascio tra le mani di Richard i pezzi di carta e continuo a camminare, sorpasso Roger e vado verso l'ascensore.
"Perrie dove vai?"
"Ho.. Ho bisogno d'aria"
Le porte dell'ascensore si chiudono e premo il pulsante dell'ultimo piano.
Una volta uscita, finisco di percorrere un ultimo paio di scale, fino alla porta in metallo.
Abbasso la maniglia e finalmente mi ritrovo dove volevo.
Faccio qualche passo.
Il sole trafigge i miei occhi, già offuscati dalle lacrime lì ferme che aspettano di bagnarmi il viso.
Raggiungo il cordone di protezione e sporgendomi guardo alle auto e ai pedoni così infinitamente piccoli da quassù.
La mia mente va in blackout.
La luce si è spenta e non trovo più una via d'uscita da questo buio tunnel.
Mi accascio a terra, dando le spalle al cemento e tirando le ginocchia al mio petto.
Guardo alle mie mani mentre l'una accarezza l'altra, ricordando quelle volte in cui era solita baciarle e portarle su di lei, sul suo volto per farsi coccolare.
I ricordi riaffiorano ogni minuto che passa, ogni singola cosa che vedo mi dice qualcosa di lei.
'Perrie..'
Il suo viso diventa così vivido nella mia mente, mi guarda e sorride.
Le mie labbra prendono una piacevole piega all'insù.
'Perrie..'
Mi rimane difficile distinguere la realtà dell'immaginazione, finché i miei occhi non si chiudono e tutto torna nero, tutto torna all'incubo che sto vivendo notte e giorno.

"Dove sono?"
Sollevo immediatamente il busto, sedendomi sul divano in questo salotto che puzza di chiuso.
Le finestre sono semi oscurate da fogli di giornale, facendo entrare solo una fioca luce giallognola.
Mi guardo attorno, notando le cataste di libri, cartelle e riviste.
"Ben svegliata detective"
Mi volto alle mie spalle vedendo un uomo avvicinarsi con un piatto e una tazza di caffè nelle mani.
Porto una mano sull'arma di servizio che con grande disappunto non trovo inserita nella sua fondina.
"Gliel'ho dovuta togliere detective.."
Lascia il tutto sul tavolino ai miei piedi, sotto il mio attento sguardo.
Si allontana, andando verso l'armadio in legno scuro appoggiato alla parete.
Apre un cassetto ed estrae quella che mi sembra essere la mia pistola.
"Ecco qua.."
Me la porge e una volta presa, controllo subito se vi siano ancora tutte le pallottole.
".. questioni di sicurezza, niente di personale"
Mi sorride come ad attendere che io la inserisca nuovamente al suo posto e così con cautela metto la sicura e la infilo nella fondina.
Lo guardo attentamente e per un attimo la mia mente mi ricorda qualcuno ma non può essere.. il cuore gioca brutti scherzi.
"Le vado a prendere un po' d'acqua detective poi parliamo, lei nel frattempo mangi, ho motivo di credere che non lo faccia da un po'"
Si allontana e così inizio a guardarmi attorno più attentamente, per cercare di capire dove mi trovi.
Cerco nelle tasche il telefono e una volta trovato, noto che stranamente non ci siano chiamate perse o messaggi da parte di Richard.
Blocco lo schermo, alzandomi e cercando qualcosa che mi spieghi cosa sta succedendo.
Sfoglio qualche cartella, trovando ritagli di pagine di giornale, foto..
"È curiosa di qualcosa detective?"
Mi volto, trovandolo col bicchiere d'acqua in mano.
"Beh.. non può essere altrimenti, non trova?"
Annuisce, andando ad appoggiare il bicchiere sul tavolino.
"Allora mi chieda quel che vuole sapere"
Resta in piedi, mettendo le mani nelle tasche.
"Chi è lei? Dov'è il detective Benson? Dove mi trovo e perché.. perché ci sono dei giornali attaccati alle finestre?"
"Partendo dalle cose facili.. per i giornali, sa.. ultimamente la prudenza non è mai troppa, non crede?"
Serro la mascella. Quelle parole le conosco fin troppo bene.
"Per quanto riguarda Richard, mi ha detto di dirle di chiamarlo quando si sarebbe sentita pronta a farlo.. e dove si trova, beh.. a casa mia ovviamente"
"E lei chi è?"
"Io sono Paul.. Paul Hoffman, credo che il cognome non le sia nuovo"
Proprio come pensavo.
"Sei il fratello di Trevor"
"Si"
Prendo un bel respiro, allontanando una sedia dal tavolo e sedendomi per ritrovare la calma.
"Come.. Come siamo arrivati qui?"
"Richard ti ha trovata priva di sensi sul tetto della palazzina dove si trova l'appartamento di Jade e in qualche modo mi ha chiamato, ricordi come ci sei finita?"
"Avevo bisogno d'aria.."
"Hm-Hmm.. sai detective, in un'indagine del genere bisogna mantenersi in forze.. mangiare, bere e dormire.. sacrificare uno dei tre significa sacrificare l'intero caso"
"E lei cosa ne vuole sapere?"
Mi guarda, sospira e sorride.
"Mi dia anche del tu e mangi detective, poi chiami il detective Benson"
Prende il piatto e lo porta al tavolo di fianco a me.
"Te dove vai?"
"Da nessuna parte, aspetto che tu mi porga le altre domande"
Annuisco, prendendo la forchetta e iniziando a mangiare.
"Conosci la detective Thirlwall?"
"Si, è stata anche qui a trovarmi tempo fa"
Finisco velocemente di mandar giù, tornando subito su di lui.
"Sai dove si trova?"
"Hm.. no ma gira voce sia scomparsa"
"Sai chi l'ha presa?"
"No"
Annuisco continuando a mangiare.
"Quando e perchè Jade è venuta qui da te?"
"Poco dopo la morte di Trevor, aveva bisogno di risposte che io non potevo darle"
Mi fermo un attimo.
"Non l'ho detto prima ma.. mi dispiace per tuo fratello.."
"Già.. so quanto fosse.. legato a te, spero lo sappia anche tu"
Annuisco, quando sentiamo bussare alla porta d'ingresso.
Paul si avvicina e senza far troppo rumore guarda dallo spioncino.
Apre la porta un attimo dopo e Richard si precipita nel salotto.
"Hey ben tornata"
"Ben tornata? Quanto.. quanto ho dormito?"
I due si guardano.
"Ti ho portata qui ieri pomeriggio, dopo essermi ricordato di un post-it di Jade con su scritto 'Aiuto' e un numero di telefono, ho chiamato e.."
".. e ho risposto io"
"Esatto"
"Io sono qui da ieri pomeriggio? Che.. Che ore sono.."
"Due del pomeriggio detective"
"Cosa? Mi avete lasciata dormire tutto questo tempo? Richard?!"
Mi volto furiosa verso di lui.
"Perrie.. eri sfinita quando ti ho trovata, non sarebbe servito a nulla farti continuare"
"Lei non aveva un'intera giornata! Lei.. potrebbe.. potrebbe essere troppo tardi ora"
Mi vado a sedere sul divano, sentendo un senso di intorpedimento espandersi lungo il mio corpo.
"A che punto sei arrivato?"
"Me ne manca uno, stasera vado e controllo.."
Sollevo lo sguardo sui due, mentre Rick appoggia un blocchetto di fogli sul tavolo, tracciandoci dei segni con la penna sopra.
"Cosa..?"
"Se non dovesse essere lì.."
"Lei ci sarà, non può essere altrimenti"
"Di cosa state parlando?"
"Sempre che non sia tardi.."
"Paul.. per favore, lo sai.. finché non vedo il suo cadavere non ci crederò"
"Io non ci spererei ancora più di tanto.."
Raggiungo il tavolo, strappando dalle mani di Richard il foglio, catturando così finalmente la sua attenzione.
"Perrie.."
"Di cosa diamine state parlando? Dove sei stato?"
Il mio sguardo si sposta sui pezzi di carta che tengo in mano e mi restano stranamente familiari.
"Queste sono le.."
"Le proprietà del signor Brown.. avevi detto che volevi seguire questa pista e così ho pensato che mentre ti riposavi, potevo continuare io.."
Le scorro con gli occhi, arrivando a una delle ultime, cerchiata con l'evidenziatore.
"Quella è l'ultima rimasta, ho fiducia che Jade si trovi lì.."
"Beh.. grazie Rick.."
"Non mi farei troppe false speranze fossi in voi"
"Paul.. questi commenti non ci servono ora.."
"No.. ha ragione.."
Richard torna su di me con un'espressione appena un po' stupita in volto.
".. faremmo meglio a prepararci al peggio.. purtroppo esistono diversi possibili epiloghi a questa storia.."
Mi guarda e assottigliando le labbra, annuisce. Sa quanto sia difficile per me ammettere che potrei veramente perderla questa volta.
"Prepariamoci per stasera, se è veramente il posto giusto, non sarà facile entrare"
"D'accordo capitano"
"Paul vieni con noi?"
"No.. mi dispiace, funziono meglio dalla panchina"
"Capisco.. beh.. a lavoro"
Sorridono ed entrambi vanno a concentrarsi sui loro rispettivi compiti.
Mi siedo nuovamente al tavolo e per un attimo un angolo delle mie labbra prende una piega verso l'alto.
Le cose sembrano iniziare a girare bene, sento che questa è la strada giusta e il momento in cui riavrò nuovamente Jade tra le mie braccia sembra essere sempre più vicino.
Spero solo questo non si riveli nel brutto sogno dal quale stavolta non riuscirò a scappare.

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Bello aver partorito un altro capitolo eh
Perdonatemi per l'attesa, non ho scuse🥲

Is it me? - Jerrie ThirlwardsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora