48th -Emptiness-

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[IMPORTANTE: leggete l'angolo autrice, per favore]

Armin tornò dai ragazzi dopo essersi cambiato.
-Allora?- Dean si sporse di poco dal bancone.
-Gli ho fatto fare un bagno e indossare qualcosa che lo tenesse al caldo. Gli ho lasciato la colazione e spero mangi...
Non mi ha nemmeno guardato, o rivolto la parola.- Armin si sedette su uno sgabello.
Si passò le mani sul viso.
James si sedette accanto a lui e prese ad accarezzargli la schiena.
-È peggio di come stava dopo la morte della madre. Non l'ho mai visto così distrutto.-
-Immaginiamo, Arm.- Dean gli prese una mano che teneva poggiata sulla superficie.
-Non avrei dovuto lasciarlo solo. È anche colpa mia.-
-Armin, non pensarlo nemmeno.-
Il biondino rivolse lo sguardo al moro.
-Hai sempre fatto del tuo meglio per tenerlo lontano da qualsiasi cuore infranto. Lo hai sempre protetto ed eri sempre lì qualvolta ne avesse bisogno. Non provarci nemmeno a darti la colpa.-
Armin si poggiò sulla sua spalla e scoppiò in un pianto liberatorio.
James lo strinse forte al petto.
Dean fece il giro del bancone per raggiungerli.
-Non è solo. E non lo sei nemmeno tu.- gli accarezzava i capelli.
Armin alzò la testa giusto per guardarlo.
-Lo aiuteremo, tutti insieme. D'accordo?- Dean gli sorrise rassicurante.
Armin respirò a fondo e si asciugò il viso dalle lacrime.
-D'accordo.-

-Ehy, ragazzi.- la campanella sulla porta annunciò l'entrata di qualcuno, e a giudicarsi dalla voce era proprio il proprietario.
Da quando avevano iniziato l'università la mattina era più presente, per dare una mano.
-Dov'è la peste, sul retro?- Hannes si avvicinò sorridendo, fino a quando notò l'aria cupa.
-Ehy, cosa succede?-
-Signor Hannes, vede...- Armin si mise in piedi.
-Dov'è Eren?- sul viso dell'uomo si poteva intravedere l'ombra della preoccupazione.
-È a casa.- James si alzò sospirando.
-Perché?-
-A quanto pare...ha rotto con Levi.-
Hannes capì al volo il perché di quell'aria cupa che regnava in caffetteria quella mattina. E quella che poteva esserci in casa di Eren era tremila volte peggio.
-Ve l'ha detto lui?- l'uomo si fece serio.
-No, ma da come sta...-
-Oggi chiudiamo prima.- l'uomo tolse la giacca e si diresse verso il retro.
-Può farlo?- James lo guardò.
-Ovvio, sono io il proprietario.- scomparve sul retro, lasciando i ragazzi sorpresi.

[...]

(music )

Il cibo ormai era freddo, ancora sul tavolo. Non era stato affatto toccato.
La televisione dava un vecchio film in bianco e nero, di quelli romantici, ma non c'era nessuno a guardarlo.
Il castano se ne stava seduto sul proprio letto a guardare fuori la finestra la leggera pioggia che era iniziata a cadere.
Stava con la schiena al muro mentre stringeva il cuscino al petto.
Quella era l'unica cosa che lo rassicurava, anche se poco.

Da piccolo usava sedersi e portarsi le ginocchia al petto, poggiarci la testa e stringere le braccia attorno alle gambe ogni qualvolta si sentisse triste.
Quelle volte erano per lo più quando sentiva le grida dei suoi genitori al piano di sotto.

Non pianse quella mattina. Era troppo stanco anche per quello.
Aveva una sensazione strana, una che non aveva mai sentito.
Non si sentiva né triste, né arrabbiato. Non sentiva nulla. Vuoto.
Inizialmente pensò che fosse positivo. Non si sentiva più divorato dal dolore che lo attanagliava sin da piccolo, ma cambiò idea notando che insieme al dolore se n'era anche andata anche la sola forza di spostarsi dal letto al divano, o la voglia di volersi alzare o mangiare.
Non andava affatto bene, ma non poteva farci nulla.

autrice
Allora.
Siccome ho appena finito di scrivere l'ultimo capitolo di questa storia (sì, sto piangendo), ho deciso di pubblicarne due al giorno. Quindi ecco spiegato il doppio aggiornamento.

Mancano esattamente 16 capitoli per il termine di questa storia 🥺

Bye Bibis ✨💜

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