46th -"He was only falling in love"-

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-Ci sentiamo dopo?- James sperava in una risposta, mentre guardava il castano scendere dall'auto, una volta arrivati a casa sua. Inutile dire che fu inutile.
Eren scese dalla vettura, chiuse lo sportello e si diresse alla porta di casa, per poi entrare.

James mise in moto nuovamente, prendendo nello stesso momento il cellulare.
Guardava la strada mentre lo poggiava sulla coscia, dopo aver fatto partire la chiamata.
Dall'altro capo del telefono si sentì la voce del biondino, che a quanto pare stava cenando.
-Jay.-
-Fatti trovare di sotto tra cinque minuti, ti passo a prendere.-
-Eh? Perché?-
-Ti porto da Eren. Te lo spiego in macchina.-
-Si può sapere cosa succede?-
-Credo abbiano troncato.-
Non diede il tempo al ragazzo di chiedere altro, che il moro staccò la chiamata.

Mentre loro chiacchieravano, Eren era arrivato al suo monolocale.

(music )

Aveva il cappotto fradicio, come il resto. Aveva lasciato tutto vicino la porta, compreso lo zaino.
I libri e i quaderni zuppi in quel momento erano l'ultima delle sue preoccupazioni.
Si era steso a letto senza nemmeno togliere i vestiti bagnati.
Stringeva il cuscino come ne andasse della sua vita, tremando dal freddo.
Se ne stava accucciolato su di un lato, stringeva il cuscino e guardava la finestra.
Pioveva ancora.
Il cielo era coperto da nuvole scure, che non davano alcuna possibilità alla luna di mostrarsi.
In quel momento, ripensò a Levi.
E in quel momento, riprese a piangere. Però stavolta poteva singhiozzare o urlare quanto gli pareva. Non c'era nessuno ad ascoltarlo.
Stringeva il cuscino talmente forte da fargli male le dita, e teneva il viso nascosto nel tessuto per attutire le grida, quasi rischiando di soffocare. Non che le lacrime o i singhiozzi gli lasciassero molta aria.

[...]

Armin non lasciò nemmeno l'auto fermarsi del tutto che saltò fuori e corse verso la porta.
James parcheggiò alla meglio e gli andò dietro.
-Come entr-hai le chiavi.- guardò il ragazzo aprire la porta.
-Sai no, certe mattine lo devo sradicare dal letto.- entrarono nel palazzo e salirono di corsa le scale.
Entrarono nel monolocale del ragazzo, finendo coi piedi in una pozza d'acqua proveniente da cappotto, scarpe e zaino zuppi di fianco alla porta.
Videro Eren a letto, ancora rannicchiato verso la finestra col cuscino tra le braccia, però non piangeva.
Armin si avvicinò e notò che dormiva.
-Si sarà addormentato dalla stanchezza?- il moro si avvicinò.
Armin si sedette su un bordo del letto, cercando di evitare la parte bagnata dai vestiti di Eren.
-Ha gli occhi gonfi e le guance segnate dalle lacrime...- parlava a bassa voce, mentre scostava i capelli ancora umidi dalla fronte di Eren.
-Non lo vedevo così da quando arrivò qui in America dopo la morte di sua madre.- aveva la voce tremante.

Era sicuro ormai. Dovevano aver rotto.
Si sentiva in colpa. Era stato lui a convincerlo a provarci con l'uomo.
Era stato lui a fidarsi di Levi.
Era stato stupido ad abbassare la guardia così facilmente.
Seguiva ogni passo di Eren, e aveva smesso solo perché sembrava felice finalmente.

-Era distrutto.- James accarezzò la testa al castano.
-Perché deve continuare a vivere in questo modo?-
James spostò lo sguardo sul biondino.
Armin era in lacrime, che continuava a guardare l'amico dormire.
-Non ha fatto nulla. Non se lo merita.-
-Armin...-
-Si stava solo innamorando.- Armin si piegò e poggiò la testa sulla spalla del castano.


autrice
Angst ✨

Bye Bibis ✨💜

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