LXIV

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"Quindi rimarrai ad Hogwarts per Natale?" chiedeva Harry, che stava percorrendo la strada per la lezione di cura delle creature magiche con Hermione. Ron se ne stava qualche passo più avanti, scambiando un paio di parole con Dean e Neville.

"Si. Non avrebbe senso tornare a casa" disse il più freddamente possibile, cercando di scacciare il gelato ricordo dei suoi genitori. Non era il momento, lo sapeva. Aveva tutta la vita per farsi stravolgere dalle conseguenze delle sue azioni, e l'ultimo anno ad Hogwarts non era l'attimo giusto.

"Beh, potresti venire con noi alla Tana. Quale migliore occasione per riappacificarti con Ron?" 

"Ron ha bisogno dei suoi spazi, e sarebbe egoista da parte mia pretendere che mi perdoni, soprattutto approfittandomi del Natale a casa sua." 

"E allora vieni per me e Ginny, ci mancheresti molto. Anche lei me lo chiede sempre" domandava speranzoso l'amico.

"No, Harry. Mi sentirei fuori luogo" confessò lei, immaginando come sarebbe andata.

"Ma non puoi startene da sola ad Hogwarts!" si lamentò il ragazzo.

"Non sarò da sola, ho... un amico" disse, abbassando lo sguardo. Aveva parlato con Theo qualche ora prima a colazione, che le aveva detto che nemmeno lui avrebbe lasciato il castello. Molti studenti sarebbero tornati per le vacanze, quindi Hogwarts non sarebbe stata molto affollata. Un'ottima occasione per studiare per i M.A.G.O. senza distrazioni.

Non aveva idea di cosa avrebbe fatto Malfoy, ma si convinse che non le importava affatto. In fondo, non avrebbe avuto senso per lui lasciare sua madre da sola per Natale, quindi c'erano delle buone probabilità che se ne andasse fuori dalle scatole.

"E chi è? Tutti i nostri amici tornano per le feste."

"Nott è nella mia stessa situazione, diciamo..."

"Lui non può tornare perché i suoi sono ad Azkaban, tu perché... Beh perché i tuoi genitori sono babbani. È una situazione un po' diversa."

"Non è una cosa che ha scelto lui, come non ho scelto io di nascere da genitori babbani. Quindi, se non ti dispiace, smettila di dire scemenze" pronunciava, varcando il cancello dell'area riservata alle lezioni, salutando il professor Hagrid con la mano.

"E va bene" rise di gusto Harry, divertito dalla scelta di linguaggio della sua amica, e da come la mestrina che c'era in lei faceva lentamente ritorno. 

"Oggi ci studiamo gli Unicorni. Sono innocui e puri, quindi non fategli del male" iniziò la sua premessa, presentando poi un magnifico esemplare dalla peluria candida.

"Malfoy, è questa l'ora che arrivi?" chiese Hagrid, cercando di replicare il tono burbero che aveva sentito assumere dalla professoressa McGranitt, ovviamente invano. Non suonava mai minaccioso, pur essendo per metà un gigante.

Draco sembrò rispondere con una sorta di cenno incomprensibile, prima di avvicinarsi al resto degli studenti raccolti intorno all'animale. 

Guardò Hermione, certo, la squadrò dalla testa ai piedi, il solito ghigno, il viso più pallido e stanco del solito. Gli occhi lucidi e scavati, i capelli disordinati. 

Hermione pensò che fosse strano, non l'aveva visto così trasandato molto spesso. Doveva essere successo qualcosa. La curiosità la distoglieva continuamente dalla voce di Hagrid, che diventava ovattata ogni qualvolta cercasse di tendere le sue orecchie abbastanza da sentire di cosa Draco parlasse con i suoi compagni.

Non poteva trattenere il suo piccolo interesse, e si voltò più di una volta. Sapeva che Malfoy poteva accorgersene, ma non le importava. Era talmente incuriosita dal suo comportamento, che non poteva fare altrimenti.

Interminor // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora