Nonostante la stanchezza quella sera, Draco aveva accettato l'invito degli amici. Li stava raggiungendo ai Tre Manici di Scopa, dato che i suoi studi avevano richiesto più tempo del solito.
"Draco!" una voce femminile lo fermò.
"Ciao Pansy" rispose semplicemente, riprendendo la marcia.
"Aspettami! Vai ad Hogsmeade?" chiese la ragazza.
"Sì."
"Vengo anche io, sono in ritardo."
Camminarono in silenzio per qualche metro, finché lei decise di tentare una conversazione: "Tu che facevi?".
"Studiavo."
"Che cosa?"
"Trasfigurazioni."
"Oh" disse lei, quasi delusa dalle sue risposte striminzite. Lui sembrò notarlo, e aggiunse: "Scommetto che tu sei in ritardo perché ti stavi truccando".
"Non sapevo cosa mettermi" rise l'amica. "Alla fine ho scelto la gonna, ti piace?" chiese, fermandosi per fare un giro su sé stessa.
"Mhm" annuì Draco, pensando che quella gonna fosse molto simile a quella che aveva indossato la Granger la sera in cui avevano litigato.
"Blaise mi ha detto che Granger non verrà. Ha forse paura di vedermi?" chiese Pansy, divertita dalla sua stessa idea.
"Non credo" scoppiò a ridere Draco, colpito dal patetico egocentrismo che la spingeva a credersi sempre chissà chi, quando non era nessuno.
"Io invece credo di sì. È troppo debole per affrontarmi di nuovo, starà ancora piangendo in cameretta per quello che è successo festa di Lumacorno" insisteva lei con la sua solita saccenza. Draco odiava quando si comportava in quel modo, ma ancora di più lo infastidiva il modo in cui dava della debole a una persona più forte di lei.
"Ti diverti a inventare puttanate?" chiese con calma, guardando dritto davanti a sé mentre camminava.
"Dov'è ora?" dimandò l'amica, alzando gli occhi al cielo.
"Non lo so, sarà in sala comune" rispose lui, facendo spallucce.
"Perché non l'hai invitata? Ti ha già stancato?"
"Mi dispiace per te, ma no" disse, sapendo che la sua era solo una speranza nascosta in una provocazione.
"Non me ne frega niente, sei mio amico. Era solo per sapere, conoscendoti non sarebbe una cosa troppo assurda" replicò ruotando di nuovo gli occhi verso l'alto, mentre pensava che aveva fatto lo stesso con lei. Avevano avuto una mezza storia l'anno prima, ma lui si era stancato dopo qualche tempo, frantumando tutte le speranze che l'amica innamorata si era costruita.
"Smettila di essere gelosa, non ne hai motivo" disse lui.
"Non sono gelosa. E perché non dovrei averne?"
"Perché sei mia amica, nessuno può cambiare questa cosa."
"A parte una puttanella mezzosangue" sussurrò lei, facendo una smorfia infastidita.
"Mi sembra che tu stia esagerando" rispose lui, che aveva sentito bene. Sapeva cosa pensava la sua amica della Granger, ma non gli importava nulla.
Pansy non contava niente, non aveva un'influenza sugli altri Serpeverde, né sui suoi coetanei ad Hogwarts. Era stata un'amica quando ne aveva avuto bisogno, ma si rendeva conto che i loro mondi si separavano ogni giorno di più. Aveva pensato che una storia con lei avrebbe potuto rendere felice suo padre: Pansy era purosangue, di buona famiglia, faceva parte delle Sacre Ventotto, e aveva i suoi stessi valori.
Ma dopo che Lucius venne arrestato, Draco iniziò a riscoprirsi ripugnato di fronte a tutto ciò che gli ricordava il periodo in cui era stato un mangiamorte: stava ancora lottando tra il morboso desiderio di compiacere i suoi genitori e quello di seguire il proprio istinto e non commettere di nuovo gli stessi errori.
Nonostante tutto, allontanarsi da Pansy era stata una delle prime cose che si era sentito di fare, per cercare di dimenticare il lato più oscuro della sua breve vita.
Purtroppo lei non l'aveva presa bene, probabilmente per la cotta che si era presa per lui e che aveva da ormai molti anni: ancora fermamente convinta dei valori che avevano smosso l'animo di Draco, non si capacitava di come l'amico avesse potuto preferire una nata-babbana a lei.
"Sei tu che esageri" decise di continuare la conversazione, pur conoscendo bene Draco e sapendo già che la cosa l'avrebbe infastidito: le sue manie di protagonismo lo rendevano spesso padrone delle conversazioni, e odiava quando qualcuno si mostrava insistente su un argomento che lo indisponeva.
"Fatti gli affari tuoi" cercò di mantenere la calma.
"No! Non starò zitta mentre butti via tutto quello per cui abbiamo lottato in questi anni. Da quando sei passato dalla parte dei deboli? Il Draco che conoscevo io non l'avrebbe mai fatto"
"Non sono passato da nessuna parte."
"Perché scoparti una mezzosangue non vuol dire rinnegare tutto quello in cui crediamo?!" urlò, fermandosi in mezzo al corridoio.
"Non c'è nessun noi. Parla per te" pronunciò senza neanche voltarsi per guardarla.
"Cosa stai dicendo?!"
"Sto dicendo, Pansy, che nessuno ha chiesto la tua opinione - le rispose, avvicinandosi al suo viso - Devi smetterla di pensare che le tue idee importino a qualcuno, perché non è così. Quindi impara a farti gli affari tuoi, e finiscila con questa storia della nostra lotta contro il mondo, perché è la tua. Io non ho bisogno della tua approvazione, dato non me ne frega niente di quello che pensa una stronza insignificante come te".
Riuscì a vedere i suoi occhi inumidirsi, mentre il labbro inferire tremava incontrollatamente: "Credi che otterrai qualcosa piangendo come se avessi due anni?" aggiunse spietatamente. Non capiva perché, ma in quel momento si stava sentendo davvero bene.
"Com'è che l'avevi chiamata, 'debole', dopo averla fatta piangere davanti a tutti? Ti ho risparmiato il pubblico, ma credo che tu abbia capito di esserlo molto più di lei" disse ancora, mentre le lacrime di Pansy avevano ormai lasciato i suoi occhi, e scorrevano liberamente sulle sue guance.
Draco la guardò un'ultima volta, compiaciuto nel vederla avvelenata dalla sua stessa medicina.
"Ah, dimenticavo: questo è il momento in cui dovresti correre via singhiozzando" le sussurrò all'orecchio, prima di lasciarla definitivamente.
Non si voltò, anzi, camminò ancora più spedito e sicuro di prima, quasi in preda all'eccitazione. Non era la prima volta che rispondeva male a uno dei suoi amici, ma era di sicuro la prima volta in cui lo faceva senza ritegno, andando contro a quello in cui aveva sempre creduto.
Per la prima volta, non provò alcun senso di colpa, ma si sentì libero: non si era vergognato di farle capire che il suo comportamento con la Granger era stato orribile, non si era vergognato di dirle che non gli importava niente di lei, e non si era vergognato di confessarle che non gli importava neanche più di quei ridicoli 'valori'.
Quegli stessi valori che l'avevano fatto vivere nella paura, nell'ombra, nel terrore. Se stare dalla parte dei deboli significava provare ciò che provava in quel momento, forse voleva starci interamente.
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Interminor // Dramione
FanficSi stava dirigendo verso la sala grande, e decise di seguirlo fin dove fosse necessario per cercare di rimediare al disastro che aveva scatenato. Stava per raggiungerlo, quando lo vide prendere posto accanto ai suoi compagni, al tavolo dei serpeverd...