XVII

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Dopo una notte per la maggior parte insonne, Hermione si lasciò svegliare dal suo gatto, anche se con particolare anticipo rispetto al suo solito.

Si recò in bagno, e alla vista della sua stessa immagine riflessa allo specchio pianse. Un pianto arrabbiato, furioso. Cosa aveva fatto di male per meritarsi questo? Da quando era tornata ad Hogwarts non aveva fatto altro che soffrire, e a nessuno era importato, se non ad Harry, che comunque da quella sera era sparito, senza preoccuparsi di come potesse stare.

Non si era mai sentita più smarrita di così. Al pensiero di dover lasciare Ron senza un motivo valido le veniva da vomitare, si vergognava di sé stessa.

Come poteva guardarsi allo specchio senza sentirsi un'inetta? Per quello che aveva fatto con Harry sì, ma anche per aver preferito scendere a patti con Malfoy pur di non affrontare i suoi errori. Pur di non deludere Ron, Ginny, e persino Harry.

Non si era mai sentita più ridicola.

(...)

"Hai ricevuto il mio gufo?" chiese Hermione che, seduta sulle scale esterne della torre, si stringeva nel suo cappotto mentre il vento autunnale le scompigliava i capelli.

"Sì, diciamo che grazie ad Errol mi sono svegliato giusto in tempo: ha sbattuto sulla finestra e ha fatto un sacco di rumore." le sorrise Ron. "Cos'hai?" si preoccupò subito dopo aver notato le sue profonde occhiaie e gli occhi lucidi e spenti della sua ragazza.

"Ron, non possiamo più stare insieme." sputò velocemente lei, alzandosi altrettanto repentinamente in piedi. Si era convinta che adottare la filosofia del 'via il dente, via il dolore' fosse la cosa migliore in quella situazione disastrosa.

"Ma cosa dici?" chiese lui. "Pensavo avessimo risolto! Se è per qualcosa che ho fatto, ti giuro che non-" provò a dire lui.

"Non possiamo stare insieme perché io non provo più nulla per te." disse, scoppiando in lacrime.

"Non ti credo." rispose lui, mentre la sua espressione si inaspriva sempre di più, facendo sentire Hermione ancora più in colpa.

"Non è vero." aggiunse, mentre i suoi occhi si bagnavano. "Dimmi che non è vero." disse poi, a bassa voce.

"È vero." replicò lei, con un filo di voce.

Una lacrima corse rapida lungo il viso di Ron. Sembrava quasi riflettere il rosso dei suoi capelli. Lui l'asciugò subito.

"Ron, io..." disse lei, avvicinandosi, mentre scuoteva la testa disperata. Non si era mai sentita peggio. Sapere di ferire in quel modo la persona che più l'aveva amata in tutta la sua vita la faceva sentire un mostro.

Cercò di toccare il suo braccio, ma lui lo ritrasse subito, andandosene. Salì le scale, due gradini alla volta, senza neanche guardarla.

Hermione si lasciò cadere sullo stesso gradino in cui l'aveva aspettato, piangendo ancora per ciò che aveva fatto.

Rimase lì, da sola, per una buona mezz'ora, finché non sentì una mano toccarle la spalla.

Quando si voltò e vide Malfoy, si allontanò dal suo tocco.

"Che cosa vuoi? Avevamo detto alle nove, prima del corridoio principale. Vattene via." disse lei, asciugando le lacrime.

"Volevo solo assicurarmi che l'avessi fatto e poi ti ho vista... così." disse lui, guardando a terra.

"E allora? Non è la prima volta che sto così a causa tua, che ti importa?" Domandò lei, gli occhi ormai straziati dal pianto e la testa dolorante.

"Dai vieni con me, sono quasi le nove." cambiò discorso lui, porgendole la mano.

Lei si alzò in piedi, e incrociò le braccia dandogli le spalle.

"Granger... Per favore." la esortò nuovamente.

Lei prese un respiro profondo, prima di voltarsi e fare ciò che doveva.

Afferrò la sua mano, e lo guardò. Rimasero lì per qualche istante, a guardarsi negli occhi, prima che lui girasse la testa per iniziare a salire le scale.

Lei lo seguì, senza lasciare la sua mano.

Interminor // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora