"Hermione!" la voce di Harry la fece balzare giù dal letto.
"Hermione, apri la porta cavolo!!"
Stordita, la ragazza si diresse verso l'ingresso della sua stanza, coprendosi con una pesante vestaglia invernale.
"Sono le sei, che ci fai qui?" chiese aprendo la porta: "Oh!".
Il viso dell'amico chiaramente segnato sulla destra.
"Harry, ti prego dimmi che non è quello che penso..." pregò a voce alta, cercando la bacchetta per fargli un incantesimo curativo.
"Sì invece, è stata Ginny. Nott ha spifferato tutto."
"Non scherzare..."
"Magari lo stessi facendo" disse, sedendosi con calma sul suo letto: "È finita Hermione."
Lei prese posto al suo fianco sconsolata. Tirò su col naso, aveva pianto per metà della sua nottata per via della tremenda sensazione che le avevano lasciato le parole di Theo, e tentò di convincersi che avrebbe almeno provato a non crollare di nuovo.
Rimasero in silenzio, lei lasciò che la sua testa si appoggiasse alla spalla dell'amico.
"Non è significato niente, vero Hermione?" chiese lui.
"Certo che no, Harry."
"Ormai è successo, volevo solo esserne sicuro prima di affrontare tutto quello che ne conseguirà."
Hermione tirò su col naso un'altra volta, senza spostare la sua testa.
"Non fa niente. Prima o poi sarebbe dovuto succedere" disse con la voce tremante.
Lui fece scivolare la testa sul lato, sopra quella di Hermione. Rimasero lì, l'uno a fianco all'altra per una manciata di minuti, godendosi la loro beata calma. Sapevano che quel silenzio fatato non sarebbe durato a lungo.
Entrambi spaventati dal futuro, si alzarono in piedi per andare a colazione.
(...)
Diversamente da come Hermione aveva previsto, Hogwarts non sembrò curarsi di lei, o di Harry.
Ginevra se ne stava al tavolo dei Grifondoro, da sola. Sembrava assolutamente distrutta, e si teneva su la testa con la mano destra, mentre giocava con il suo yogurt col cucchiaio.
Hermione non pensò nemmeno per un secondo di avvicinarsi. Voleva disperatamente parlarle, bramava il suo perdono più di ogni altra cosa, ma sarebbe stato egoista da parte sua arrecarle ulteriore dolore.
Mangiò in silenzio, pregando che fosse tutto un sogno. Il ricatto di Draco sembrava un'allegra scampagnata in confronto.
Era già perfettamente cosciente dell'ampio numero di persone che avrebbe ferito, o almeno deluso quando la storia sarebbe stata di dominio pubblico, ma nulla la corrodeva di più di sapere che i suoi due migliori amici avevano scoperto tutto. Non osava nemmeno immaginare come avrebbe potuto reagire Ronald, e sapeva perfettamente che Harry avrebbe perso il suo amico, proprio come Hermione aveva perso Ginny.
Consumata da sé stessa, si rintanò in camera, lanciando un potente incantesimo muffliato che impedisse a chiunque di sentirla piangere, e si barricò in camera sua, sperando che nessuno provasse a disturbarla.
(...)
Vide a stento Harry nei giorni successivi, e lui era dello stesso avviso. Aveva preferito mantenere un basso profilo, e non aveva voglia di vedere nessuno.
Non si sorprese quando, qualche giorno dopo, la sua porta rivelò un Draco Malfoy mezzo sorridente.
"Che fine avevi fatto?" le chiese entrando.
"Draco ti prego..." si lamentò portandosi una mano alla testa dolorante.
"Che ti è successo?" rise guardando il suo viso distrutto dal rimorso.
"Possiamo parlarne un'altra volta?" domandò ai limiti della disperazione.
"No, certo che no. Senti, non sono venuto qui per una seduta psicologica, quindi se non hai voglia di raccontarmi cosa provi durante il ciclo mestruale, posso anche andarmene..." commentò, facendo un passo verso la porta.
Si aspettava che Hermione lo fermasse con un qualsiasi tipo di insulto, ma non fu così. La ragazza si voltò dall'altra parte, lasciandosi cadere sul letto, sprofondando la faccia contro il cuscino, senza nemmeno curarsi che l'ospite indesiderato lasciasse a tutti gli effetti la sua stanza.
"Hey, seriamente cazzo, che ti succede?" le domandò sedendosi accanto a lei, che se ne stava sdraiata a pancia in giù, nascondendosi nel soffice amico.
Hermione sospirò pesantemente. Non aveva voglia di parlarne con nessuno, figuriamoci con lui! Era l'ultima persona al mondo con cui avrebbe voluto avere un qualsiasi tipo di discussione, dunque il livello di volontà di affrontare proprio QUELLA discussione era pari a zero.
Ma sapeva che la voce si sarebbe diffusa, e avrebbe dovuto farlo comunque, di lì a poco, quando si sarebbe presentato alla sua porta con le orecchie fumanti d'ira per lei per non aver impedito a Nott di dire a tutti che l'aveva ricattata e che, in fondo, era rimasto il solito lestofante.
"Nott ha scoperto la storia dell'inganno."
"Cosa?"
"Sa tutto. Che sono andata a letto con Harry, che tu l'hai scoperto e mi hai ricattata, e che poi mi hai lasciata andare, ma io sono caduta nella tua trappola comunque."
"Che cosa dici Hermione?"
"L'ha detto a Ginny. Lei ha lasciato Harry, e credo che lo dirà presto a Ron. E lui si infurierà come un matto, quindi non ci vorrà molto prima che lo scopra tutta la scuola" pronunciò sconsolata, senza mai sollevare il viso dal suo nascondiglio.
"E tu?"
"Io cosa?"
"Tu come stai?"
"Io?" chiese Hermione confusa, alzandosi per guardarlo negli occhi.
"Sì."
"Non mi vedi? Sto malissimo" sforzò una falsa risata. Draco tacque.
"Tu invece?" chiese poi la ragazza. Questa volta fu lui a guardare sorpreso i suoi occhi gonfi.
"Non lo so. Potrebbe venire fuori un casino serio" confessò.
"Per questo mi chiedo come mai tu sia estremamente calmo."
"Non lo sono."
"Pensavo ti saresti arrabbiato con me."
"Da quanto lo sa Nott?"
"Due giorni."
"Avresti dovuto dirmelo."
"Così potevi minacciare anche lui e peggiorare la situazione? Ma dai."
"Avrei potuto aiutarti."
"Non c'è più nulla da fare Draco, è tutto finito. Non ha senso stare qui a rimuginare sui se e sui ma, perché ormai è successo, e non si può tornare indietro a cambiare le cose."
Il ragazzo non rispose. La guardò per qualche momento, e si alzò. Sparì dietro la porta, ed Hermione lasciò cadere la testa all'indietro, addormentandosi per quanto era esausta.
STAI LEGGENDO
Interminor // Dramione
FanfictionSi stava dirigendo verso la sala grande, e decise di seguirlo fin dove fosse necessario per cercare di rimediare al disastro che aveva scatenato. Stava per raggiungerlo, quando lo vide prendere posto accanto ai suoi compagni, al tavolo dei serpeverd...