La mattina successiva, nessuno dei due si presentò al loro punto di incontro, e se ne resero conto non appena si scorsero arrivare in sala grande da direzioni diverse.
Esattamente come la sera prima, avevano preferito evitarsi, troppo spaventati da sé stessi per affrontare ciò che era successo, troppo orgogliosi per cercarsi.
Hermione lo guardò per pochi istanti, sperando che lui non se ne accorgesse, entrando poi rapidamente in sala per evitare di trovarselo faccia a faccia, magari in compagnia dei suoi amichetti, e di dover fingere che nulla fosse successo.
Sedette al tavolo di Grifondoro, lontana dal suo vecchio posto, sperando che anche i suoi vecchi amici rimanessero lì dove dovevano stare. Ma uno di loro si alzò, prendendo il piatto in mano, e fece quei pochi passi che li dividevano, sedendosi di fronte a lei.
"Ciao" le sorrise.
"Harry? Che ci fai qui?" si lasciò scappare lei.
"Non posso mangiare con una mia amica?" rispose Potter, mentre lei sorrideva colpita dal suo altruismo che, esattamente come quando erano piccoli, lo caratterizzava per la maggior parte.
"Cos'hanno detto gli altri?"
"Gli altri chi?"
"Ginny e Ron."
"Ron non ha detto nulla. Immagino riesca a capire."
Hermione non chiese ulteriormente di Ginny, dato che ricordò che le cose non andavano bene tra loro ultimamente.
E in quell'istante, non appena sollevò lo sguardo annoiata, lo vide passare accanto al suo tavolo, diretto verso l'estremità di quello dei Serpeverde, seguito da Pansy e Blaise. Lui la guardava già da tempo, forse cercando di capire cosa le passasse per la mente.
"Hermione?" Harry richiamò l'attenzione dell'amica.
"Sì, scusa" disse subito lei, vergognandosi per come la presenza di Malfoy l'avesse inebetita.
Harry si voltò, cercando di capire cosa fosse così importante da catturare l'attenzione di lei: "Cos'è successo?" chiese quindi, abbinando le sue parole a uno sguardo apprensivo.
Hermione rispose con un espressione interrogativa, scuotendo rapidamente la testa, come a chiedergli di cosa stesse parlando. Eppure sapeva bene a cosa si riferiva, ma non avrebbe saputo cosa dirgli. Cercava di prendere tempo, aprendo ogni cassetto della sua brillante psiche in cerca di una risposta credibile.
"Con Malfoy. Perché non sei con lui questa mattina?"
"Così. Mica siamo obbligati a stare sempre insieme" disse semplicemente. Certo Hermione, nessun obbligo, nessuna ansia.
"Mh" Harry alzò dubbiosamente un sopracciglio, decidendo però di lasciar perdere, come lei aveva fatto con Ginny.
"Che cos'hai alla prima ora?" cambiò discorso, prima di masticare l'ultimo boccone della sua ricca colazione.
"Incantesimi" rispose Hermione, abbassando la tazza piena di caffellatte dalle sue labbra.
Harry scoppiò a ridere.
"Che c'è?" chiese l'amica.
"Quando imparerai a bere senza farti spuntare i baffi?" disse faticosamente, tra le risate.
Hermione sorrise un po' imbarazzata, mentre con il dorso della mano asciugava il caffè rimasto avvinghiato all'estremità del suo labbro superiore.
"Tu invece che lezione hai?" fu lei a riprendere il discorso maestro.
"Uhm, anche io" disse Harry distrattamente, alzandosi in piedi. "Ti muovi?" la esortò poi.
"Ho finito!" rise spensieratamente, sollevata all'idea di star passando di nuovo del tempo con Harry.
Trascorsero la mattinata assieme, prima a lezione di incantesimi, incontrandosi di nuovo alla terza ora per cura delle creature magiche.
Per tutto il tempo si era sentita i fugaci occhi di Malfoy addosso, ma ogni volta che ricambiava, lui sembrava totalmente assorto in altre attività. La stava davvero ignorando? O era forse troppo bravo a celare il suo interesse?
E fu così per il resto della giornata: Hermione pranzò con Harry, lanciando svariate occhiate tra i tavoli: Ginny mangiava con il fratello, e nessuno dei due sembrava cedere lo sguardo in loro direzione. Draco invece, era stranamente seduto di spalle: solitamente si sedeva rivolto verso il tavolo dei Grifondoro, accanto a Pansy, di fronte a Blaise e Goyle, ma quel giorno sembrava essersi scambiato con Zabini. Fu proprio lui a notare che Hermione stava guardando in loro direzione, e le sembrò addirittura che le stesse sorridendo, mentre lo sguardo della Parkinson era inequivocabile, come sempre.
Lasciò scorrere i suoi occhi verso sinistra, individuando Theodore. Lui sembrò accorgersi che qualcuno lo stava scrutando e guardò verso di lei. Hermione non distaccò lo sguardo, ma lo addolcì in un sorriso, agitando la sua mano per salutarlo. Lui rise scuotendo la testa, per poi copiare i suoi movimenti. Hermione mise il broncio, contrariata per come aveva riso di lei, causandogli ulteriori risate. Alla fine, nemmeno lei riuscì a trattenersi, ridendo di come fosse ridicola la loro conversazione a distanza.
"Hai finito di fare la scema?" chiese Harry, che l'aveva guardata per tutto il tempo.
"Oh!" esclamò portando una mano alla bocca: "Pensavo stessi mangiando!" rise arricciando il naso.
"Che stavi facendo?" si incuriosì lui.
"Parlavo con... un amico" disse, esitando.
"Un amico in quel tavolo? Chi è?" rise Harry, ben consapevole che alle sue spalle ci fosse un nido di serpi.
"Theodore Nott" confessò lei, sforzandosi di sorridergli, leggermente spaventava dalla sua reazione.
"Mamma mia, Hermione!" esclamò lui. "Tutto bene?" chiese, buttandola però sul ridere.
"Non è così arrogante come sembra, è una brava persona..." rispose, sorridendo al dolce ricordo di come aveva cercato di non farla sentire sola, soprattutto durante il suo esordio tra il gruppo di Malfoy.
"Oppure un manipolatore seriale..." disse il suo amico.
"Perché dici questo?" domandò lei, chiedendosi sinceramente come fosse possibile provare astio nei confronti di una persona così solare e gentile.
"Lo conosco un po'" alzò le spalle lui.
"Il mondo del quidditch non è attendibile. Perfino tu diventi uno stronzo quando sei sulla scopa" rise lei.
"Anche questo è vero" la seguì lui, sorridente. "Però è sempre stato... furbo" tornò serio.
"La furbizia non è mica un difetto" osservò Hermione.
"Sai che cosa intendo..." piegò leggermente la testa Harry, come a guardarla meglio.
Hermione sapeva bene cosa intendeva, ma non poteva non tener conto dell'astio che, inevitabilmente, doveva aleggiare tra i due, in quanto entrambi capitani delle proprie squadre, eterne rivali. Decise però di non parlarne più, anche perché conosceva bene il suo amico, e sapeva bene che lo avrebbe negato, sostenendo che tra loro non ci fosse altro che 'un po' di sana competizione', come diceva ogni volta che veniva paragonato a qualcuno che, in fondo, non gli stava troppo simpatico.
"Ti muovi?" si alzò in piedi, cercando di imitare il gesto e l'espressione che aveva avuto Harry quella stessa mattina.
"Non mi somigli per niente" rise lui, capendo a pieno l'intento di Hermione.
"Sono la tua versione migliore" strizzò l'occhio lei, scherzosamente, mentre entrambi uscivano dalla sala grande, andando verso il cortile per chiacchierare ancora.
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Interminor // Dramione
FanfictionSi stava dirigendo verso la sala grande, e decise di seguirlo fin dove fosse necessario per cercare di rimediare al disastro che aveva scatenato. Stava per raggiungerlo, quando lo vide prendere posto accanto ai suoi compagni, al tavolo dei serpeverd...