XVIII

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Gli occhi degli studenti di Hogwarts fissavano intensamente le mani intrecciate di Draco Malfoy e Hermione Granger, intenti ad attraversare il corridoio principale del piano inferiore ovest, diretti verso la sala grande.

Hermione teneva lo sguardo fisso sui suoi stessi piedi, mentre avanzava colma di imbarazzo per tutte quelle attenzioni indesiderate. Draco cercava di darsi un tono, e appariva arrogantemente fiero e sicuro di sé stesso, come sempre. Ma Hermione! Per chiunque posasse gli occhi su di lei era evidente che non si sentiva a suo agio e che si stava sforzando, cercando di sfuggire a quegli sguardi impudichi, irrispettosi, tutt'altro che discreti.

Spogliata delle proprie sicurezze, superò il corridoio, senza mai lasciare la mano di lui, mentre tutti i suoi compagni si spostavano sul lato del corridoio, permettendo alla strana coppia di passare, mormorando pettegolezzi o sprezzanti commenti di sorpresa; fu in quel momento che incrociò lo sguardo di Ron, che riconobbe essere pieno di delusione e disappunto. Sentì una fitta dentro di sé, come se si fosse lacerata ancora una volta: era conscia del dolore che gli aveva e che tutt'ora gli stava causando, e si odiava per questo.

Non smetteva di pensare a quali strane idee si sarebbero fatti tutti i suoi amici, o tutte le persone che conosceva, anche solo di vista, i suoi professori, o addirittura i fantasmi del castello. Non si era mai vergognata tanto.

Draco si fermò al centro del corridoio, e lei fece lo stesso. Lui si volse verso di lei e mormorò al suo orecchio: "Buona giornata Granger."

Rimase ferma per qualche istante, in preda all'imbarazzo, sentendosi le occhiate di tutti i presenti addosso, che non tentavano nemmeno di fare i loro commenti in modo discreto.

Varcò la soglia della sala grande e prese posto al tavolo della sua casa, in silenzio. Con la sua uscita di scena, o meglio, dal corridoio, anche gli sguardi e le battutine si fecero meno palesi, ed Hermione si tranquillizzò, tanto da riuscire a sentire le sue guance raffreddarsi, come se il suo imbarazzo si fosse sciolto.

"Ciao." una voce parecchio nota le fece alzare la testa.

"Ginny.." Tentò di sorridere la ragazza. La sua amica era in piedi davanti a lei, dal lato opposto del tavolo, le braccia incrociate si abbinavano perfettamente alla piega del suo volto corrugato, come a rendere a pieno il suo disappunto.

"Cosa succede?" rispose la rossa.

"Di cosa parli?" finse di essere sorpresa, mentre il rimorso delle sue azioni logorava quel poco di integrità che le era rimasto.

"Questa storia di Draco. È vero?" le chiese la sua amica, con un tono quasi preoccupato.

"Quale storia? Non posso uscire con lui?" cercò di essere il più disinvolta possibile, come se fosse normale che lei frequentasse un... Beh, uno come lui.

Ginny si sporse leggermente sul tavolo, verso di lei, cercandola con lo sguardo, ma senza trovare risposta.

"Non ti riconosco più." disse, prima di voltarsi verso l'uscita. "Se avrai voglia di parlare, sai dove trovarmi." aggiunse, prima di abbandonare la sala, conscia del fatto che Hermione non l'avrebbe mai cercata, né tantomeno le avrebbe spiegato perché avesse deciso di frequentare la sua stessa nemesi da un giorno all'altro.

Hermione si sfregò il volto con le mani, quasi a cercare di risvegliarsi da un incubo, che purtroppo non le lasciava alcuna via di scampo. Si era incastrata in un maledetto vicolo cieco, da cui sarebbe stato difficile uscire, e lo sapeva bene.

Le prime due ore furono un inferno, dato che tutti i presenti non facevano altro che guardarla e commentare alle sue spalle. Quei bisbiglii erano molto peggio di offese urlate in faccia.

Teneva la testa bassa e qualche libro in mano mentre raggiungeva la sala grande all'orario di pranzo, dove avrebbe dovuto incontrare Draco per mangiare con lui.

Appena arrivò, gran parte degli studenti si voltarono verso di lei. Purtroppo, Harry, Ron e Ginny erano già al tavolo dei Grifondoro. Quanto avrebbe voluto sedersi con loro!

Con suo triste disappunto, dovette passare in fianco alla fronte corrugata di Harry, la testa bassa di Ron, e lo sguardo accusatorio di Ginny per raggiungere Malfoy, che appena la vide le sorrise: "Eccola qui. Ciao." disse.

"Ciao." rispose lei, seria.

"Che fai, non ti siedi?" chiese lui, guardando i suoi amici, visibilmente interessato a studiare le loro reazioni, probabilmente per cogliere il loro pensiero a riguardo. Hermione notò questo suo gesto, capendo che molte cose erano cambiate in lui, ma non la sua macabra ossessione di fare bella figura davanti agli altri.

Fece come le disse, sedendosi accanto a lui, alla fine del tavolo.

"Perché la tua amica non mangia Draco?" chiese Pansy Parkinson in malo modo.

Lui non rispose, ma si avvicinò all'orecchio di Hermione: "Per favore, non farci caso. Farà di tutto per infastidirti, tu non la ascoltare."

Hermione non rispose. Non diede nemmeno un cenno di aver effettivamente sentito ciò che lui le aveva detto.

Fissò il tavolo vuoto davanti a lei per tutto il tempo, fino al suono della campanella, che fece alzare tutti i suoi compagni. Dopo qualche istante, li seguì, e incrociò lo sguardo di Theodore Nott, che, abbastanza lontano al tavolo dei serpeverde, la scrutava quasi come volesse leggere i suoi pensieri.

Hermione distolse lo sguardo per prendere i suoi libri e recarsi in biblioteca, sapendo che lì i bisbiglii erano vietati, e nessuno le avrebbe dato fastidio.

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