La settimana trascorse fugace, tra piccoli sorrisi di circostanza con Ron, qualche battuta di Harry, e il riavvicinarsi di Ginny.
Vide Theo qualche volta, e si divertì molto. Per un attimo pensò perfino che avrebbe potuto invitarlo ad uscire con i suoi ritrovati amici, ma poi ricordò che tra lui ed Harry non scorreva buon sangue, e preferì lasciar perdere.
Harry le aveva raccontato che le cose con Ginny andavano molto meglio, e che il modo migliore per superare i loro problemi era tentare dimenticare gli errori che aveva commesso.
Il turbinio d'ansia che l'afferrava ogni qualvolta incrociasse le sue tenere iridi con quelle bluastre di Malfoy, era a dir poco indomabile. Sembrava così assente, ma anche arrabbiato.
Aveva paura che si vendicasse raccontando a tutti la verità, o che stesse ideando un qualche piano per distruggerla.
In realtà, era solo stanco. Se ne stava seduto al suo tavolo, vedendo quanto la Granger si stesse divertendo senza di lui, rendendosi conto sempre di più che le parole di Ginevra Weasley erano vere: era tutta colpa sua se fino a quel giorno se ne era stata da sola in un angolo con gli occhi gonfi, se non si era più avvicinata a nessuno, se aveva riso di rado.
Aveva mollato la lotta che faceva tutte le sere con il suo inconscio, arrendendosi all'idea che fosse lui il problema. Le convinzioni che si inculcava tutte le volte erano diventate di carta, bruciata senza pietà dal fuoco della sua cattiveria, che lo aveva indotto a farle tutte quelle cose orribili.
E allora perché l'aveva baciato? Per ben tre volte? Forse era sotto un qualche inconscio incantesimo di sottomissione, ma nonostante tutto, non poteva smettere di pensarla.
Si sentiva in colpa per quello che le aveva fatto, ma sapeva che, se avesse potuto tornare indietro, probabilmente lo avrebbe fatto di nuovo. Non tanto perché aveva funzionato, perché in effetti era stato il tentativo più inutile esistente di convincere i suoi compagni che fosse cambiato, ma piuttosto perché aveva smesso di pensare ai suoi problemi.
E mentre lei si riprendeva in mano la vita che le aveva portato via, lui gettava quello che era rimasto della sua, bevendo tutte le sue contraddizioni fino a farsele andare di traverso, allontanando quella foresta di serpenti che gli strisciava attorno come ne fosse il re.
Non gli importava assolutamente di nulla, e niente riusciva ad accendere le sue emozioni, se non la risata della Granger, un tavolo lontano dal suo, che non faceva altro che gettare carne sul fuoco della sua rabbia.
Come facevano quegli stupidi sfigati a farla ridere in quel modo? Lui non ci aveva nemmeno mai provato, ma non avrebbe riso comunque, per non dargli la soddisfazione.
Tanto era talmente scema che rideva solo per cose che non facevano ridere affatto, dunque le sue battute perfette non l'avrebbero minimamente sfiorata.
E così, i rimorsi gli si infiltravano sotto la pelle ogni volta che la vedeva. Perché aveva lasciato che andasse? E perché l'aveva costretta ad essere infelice? Non c'era soluzione al suo dilemma, perché in entrambi i casi avrebbe perso.
Odiava perdere, ma sapeva che sarebbe successo, o forse aveva già perso, il giorno in cui aveva rimesso piede ad Hogwarts. Tutte quelle voci bisbiglianti, quegli sguardi di odio e spavento, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di spostare l'attenzione su altro.
Perfino mettersi con la Granger.
"Draco?" lo chiamò Pansy, bussando alla sua porta.
"Eh?" rispose svogliato. Non capiva perché avesse ancora voglia di girargli intorno, dopo le cattiverie che le aveva detto. La Granger non l'avrebbe mai fatto, lei aveva carattere. Un carattere di merda certo, ma almeno sapeva restare ferma sulle sue idee, e non sarebbe mai strisciata ai suoi piedi chiedendo perdono come faceva Pansy.
"Mi metteresti questa spilla sui capelli?" chiese, porgendogli il prezioso ornamento, tendo uniti due ciuffi dei suoi capelli corvini dietro la testa con la mano libera.
"Non te la puoi mettere da sola?" sbuffò lui.
"Non ci riesco."
Draco la guardò confuso, ma non aveva voglia di fare questioni con lei, dunque le appuntò la spilla in un pesante sospiro, come richiesto.
"Grazie" sorrise voltandosi verso di lui.
Non se ne andava, rimaneva lì, seduta sul suo letto e guardando i suoi occhi arrabbiati. Lui non distolse lo sguardo, anche se confuso dal suo atteggiamento. Lei gli si lanciò addosso, affondando le braccia attorno alle sue spalle.
Lui accolse il gesto. Non gli importava assolutamente nulla di lei, ma se era talmente stupida da tornare da lui dopo tutte le offese che le aveva urlato, erano affari suoi.
Pansy gli salì sulle gambe, mettendosi a cavalcioni sopra di lui, senza mai arrestare il gioco tra le loro labbra.
"Ti sono mancata?" chiese, mentre strusciava il suo sedere alla ricerca della sua erezione.
"Mhm" rispondeva lui, toccandoglielo per accompagnare il movimento.
"Ti piace quello che ti faccio?" domandava ancora, guardandolo negli occhi.
"Mhm" diceva ancora. Trovava insopportabile la sua voce. La preferiva quando se ne stava zitta.
"Più di quella povera mezzo sangue?"
"Sei proprio ossessionata da lei, cazzo" si lamentò lui, spingendola via.
"Io?! Semmai sei tu quello ossessionato" urlò, andandosene subito dalla sua stanza. Probabilmente voleva sfuggire a un altro fiume di accuse.
Draco si lasciò cadere sul suo stesso letto, guardando il soffitto affrescato alla ricerca di qualcosa che distogliesse la sua attenzione da quello che era appena successo.
Aveva baciato Pansy, molte volte, e non era mai stato così... insignificante.
Ci aveva sempre messo poco a spogliarla, ma quel giorno le sue mani non vagano incontrollate lungo le sue curve. Si era sforzato di toccarla, ma non gli aveva dato assolutamente alcun piacere.
Raccolse tutto il suo tedio, caricandoselo sulle spalle, per poi andare in bagno a sistemarsi i capelli che Pansy gli aveva scompigliato.
Afferrò la sua scatoletta di gel, riordinandoli come faceva sempre prima di andare in sala comune.
Sciacquò le labbra colme di quell'odioso lucida labbra appariscente, appiccicoso e melenso, proprio come lei.
Incontrò Blaise, e decisero di saltare la cena a Hogwarts e andare direttamente ai Manici di Scopa.
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Interminor // Dramione
Hayran KurguSi stava dirigendo verso la sala grande, e decise di seguirlo fin dove fosse necessario per cercare di rimediare al disastro che aveva scatenato. Stava per raggiungerlo, quando lo vide prendere posto accanto ai suoi compagni, al tavolo dei serpeverd...