XLIII

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"Buongiorno" le sorrise lui, come tutte le mattine. Si incontravano ormai senza nemmeno darsi appuntamento, dato che era ovvio che sarebbero andati insieme a colazione, come tutte le mattine precedenti.

"Ciao" disse lei, quasi spaventata. Non aveva potuto fare a meno di guardare le sue mutandine abbandonate in cima al cesto della biancheria sporca in bagno, mentre si pettinava i capelli quella mattina. Le aveva guardate di nuovo mentre lavava i denti, e ancora appena uscita dalla doccia. Si era sentita sporca, nel vero senso della parola. Non avrebbe mai pensato di eccitarsi tanto di fronte a un ragazzo, né che quel ragazzo potesse essere proprio Malfoy.

La sua mente aveva subito censurato certi pensieri, per evitare di macchiare la sua già compromessa immagine innocente, decidendo di eliminare quel ricordo dalle sue memorie.

Peccato che, non appena lo vide, le sembrò di sentire ancora il suo profumo, in quella stanza buia, mentre i loro petti si sfioravano.

"Ci sei?" la risvegliò lui, passandole ripetutamente la mano davanti agli occhi.

"Scusa, non ti ho sentito."

"Ti ho chiesto la mano" disse semplicemente lui. Lei non rispose, rimanendo in silenzio mentre la guardava.

Erano passati ormai cinque giorni da quando gliel'aveva chiesta, e, anche se non sapeva se l'avesse fatto per fingere davanti agli altri o meno, arrossì come se gliela stesse porgendo per davvero.

Lui la strinse, guardandola in viso, mentre i suoi occhi si spostavano su quelli di lui, che quella mattina le sembravano più chiari del solito, quasi come stessero riflettendo la luce che penetrava dalle finestre gotiche della scuola.

Camminarono in silenzio fino alla sala grande, ed Hermione non notò nessuno commentare il loro passaggio quella mattina, forse perché nessuno lo fece, oppure perché era troppo impegnata a controllare le sue emozioni.

Sedettero uno accanto all'altra, come al solito, di fronte a Blaise e Pansy.

Zabini li guardò per tutto il tempo, scambiandosi qualche occhiatina con Goyle, seduto accanto al biondo. Mangiarono tutti in silenzio, e quando Hermione estrasse il suo orologio dalla tasca della divisa, si rese conto di dover scappare a lezione: quella mattina aveva un'importante compito di astrologia.

"Devo andare" disse velocemente, mentre afferrava il libro che si era già portata al tavolo, per evitare di tornare a prenderlo in camera.

"Allora?" chiese Goyle spintonando Draco con la spalla, non appena la chioma della grifondoro non fu più visibile.

"Che vuoi?" chiese l'amico appoggiando la forchetta infastidito.

"Sembri di buon umore oggi. Che è successo ieri sera, quando sei sgattaiolato fuori dalla nostra camera?" chiese Blaise, ridendo.

"Nulla."

I due amici si guardarono, alzando le sopracciglia. "Che c'è? Non mi credete?" aggiunse il biondo, innervosito. Non gli andava per nulla di vantarsi di essere stato con la Granger, non tanto per il fatto che non fosse vero, quanto per la paura di quello che avrebbero pensato i suoi amici di lui. Fino a quel momento non avevano visto nulla, nemmeno un bacio, ma come avrebbero reagito se avessero saputo che si era unito con una mezzosangue, nel vero senso della parola?

"Mi dispiace, ma no" disse Blaise, sfoggiando un sorriso a trentadue denti.

"Sono andato a fare una passeggiata" si sentì in dovere di giustificarsi ancora una volta.

I suoi amici si guardarono per l'ennesima volta, tentando di nascondere le risate.

Draco se ne accorse subito, e tirò un pugno sulla spalla di Gregory, che era il più vicino: "Siete due deficienti" aggiunse poi, ridendo.

(...)

Hermione camminava lungo il corridoio in direzione del cortile: doveva incontrare Theodore per discutere di un problema scolastico riguardante il quidditch.

"Sinceramente non me ne frega niente, fai tu" aveva detto più volte. Non le interessavano i problemi sul quidditch, e si era presentata solo perché non voleva scaricare tutto il peso della ricerca di una soluzione su di lui, ma quanto avrebbe voluto essere in biblioteca studiare rune antiche!

"Come ti permetti?" aveva risposto, mentre portava le mani al petto: Theo era un fiero cacciatore di serpeverde, nonché appassionato di quidditch, ed era quindi rimasto scioccato di fronte alle affermazioni di scherno della caposcuola riguardanti quel 'noioso gioco svolazzante'.

"Non puoi chiedere ai capitani delle squadre? Chi ne sa meglio di loro?"

"Si da il caso che io sia il capitano della squadra di serpeverde. Non ho bisogno dei pareri degli altri capitani" disse con fierezza, mentre Hermione storgeva il naso.

"Scusa. Pensavo che fosse..."

"Draco, lo so" la interruppe Nott. Hermione era convinta che fosse ancora lui, e ricordò la loro conversazione, la sera precedente: avrebbe dovuto essere caposcuola, prefetto, capitano della squadra di quidditch della sua casa... Aveva davvero perso tutto ciò che poteva dargli soddisfazione in quella scuola. Per la prima volta, si mise nei suoi panni, immaginando che tutti i suoi meriti, diplomi, punti e titoli le venissero portati via.

Realizzò in pochi momenti che c'era un motivo se Malfoy aveva dovuto rinunciare a tutte quelle cose, e quel motivo erano le sue nefaste azioni, che Hermione non si sarebbe nemmeno lontanamente sognata di compiere. Cambiò rapidamente discorso, dato che pensare a quelle cose l'aveva fatta sentire a disagio: "Secondo me se ti confrontassi con loro riusciresti a trovare una soluzione: se tutti e quattro faceste leva sulla questione con la McGranitt sareste sicuramente più credibili di me!"

"Non ne sono sicuro... la McGranitt ti adora Hermione!" rise l'amico.

"Non sarei convincente, dato che non so assolutamente nulla di questo campionato, non ho nemmeno capito bene quale sia il problema."

"Il problema è che-" provò a dire Nott.

"Non mi interessa Theo! Fammi una favore, parlane con gli altri. Ti aiuteranno sicuramente più di me" lo interruppe lei, quasi implorandolo di lasciarla fuori dalla questione.

"D'accordo, convocherò gli altri" sentenziò il suo amico, mentre lei sorrideva soddisfatta. "A patto che..." aggiunse infine, mentre l'espressione di Hermione mutava progressivamente da gioiosa a delusa: "Venga anche tu alla riunuione".

"Assolutamente no! Perché mi fai questo?" chiese disperatamente.

"È la tua punizione per aver sottovalutato l'importanza del quidditch. Lo faccio per te, Hermione, devi imparare dai tuoi errori."

"Ti odio" rispose lei, mentre lui scoppiava a ridere, sdraiandosi sulla panchina dove erano seduti per il divertimento.

Interminor // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora