LXXVI

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"Perché quella stronzata del 'ci siamo lasciati', prima?" gli chiese il suo amico più caro, mentre tornavano al castello. La Granger se n'era già andata da un pezzo, e Nott, per il suo bene, non aveva nemmeno osato alzare il culo dalla sua sedia. Perfino lui aveva capito che non era giornata, soprattutto da come non si erano staccati di dosso gli occhi agguerriti per tutto il tempo, mentre lui faceva quello stupido discorso di merda.

Aveva potuto sentire il sollievo di Pansy, a poche sedie di distanza, e se avesse potuto l'avrebbe pietrificata, o le avrebbe urlato in faccia che se l'era scopata la sera prima, e che non gli importava nulla di lei.

"Perché è la verità" rispose, guardando i suoi piedi muoversi dentro al passaggio.

"L'avevano capito tutti, serviva fare una scenata del genere?" rise Blaise.

"L'ho solo messo in chiaro" confessò lui.

"Ah, siamo a questo! Vi fate i dispetti pur di non ammettere che vi piacete" disse.

"Non dirlo mai più, o Cristo, ti rompo in due."

"Dai, sto solo scherzando. Mi sembri un po' più teso del solito oggi, fammi un sorriso!" urlava abbracciandolo tra i corridoi sotterranei, fregandosene di poter essere scoperto.

"Lasciami, sfigato" rise Draco, che decise che non aveva più voglia di arrabbiarsi, almeno per quella sera.

(...)

L'ultimo giorno dell'anno bussò alle porta della stanza di Hermione con insistente impeto.

"Arrivo..." bofonchiò levandosi dal suo morbido giaciglio. Si prese qualche secondo per pettinarsi i capelli, che come al solito si erano esageratamente arricciati durante la notte.

"Cosa... Che ci fate qui?!" chiese sorpresa, non appena scorse Ginny ed Harry alla sua porta.

"Non potevamo lasciarti sola! Abbiamo deciso: di trascorrere il Natale a casa e il Capodanno qui con te!" le rispose Ginny, sorridente.

"Non dovevate..." diceva mentre li invitava dentro la sua stanza.

"E Ron dov'è?"

"Ha preferito rimanere a casa" disse Harry.

"Sì, certo" comprese Hermione. Era molto felice che i suoi amici fossero tornati per lei, nonostante gli avesse ripetuto almeno un centinaio di volte che non avrebbero dovuto.

Si vestì il più velocemente possibile per scendere in sala grande a fare colazione.

Con un cenno salutò Theodore da lontano, e sedette con i suoi amici del cuore, ascoltando i loro racconti sulle vacanze natalizie alla Tana.

(...)

Hermione volle fare una passeggiata nel pomeriggio.

Aveva avuto tre giorni per starsene in camera da sola, a pentirsi di essere caduta negli inganni di Malfoy. Non sapeva cosa voleva che succedesse, ma di certo non che si ignorassero in quel modo.

Si ripeteva che era la cosa migliore di tutto, che aveva commesso uno sbaglio enorme e allontanarsi da lui sarebbe stata un'ottima soluzione, ma non era di certo la prima volta che si raccontava quella favola, e la lontananza non aveva fatto altro che farglielo bramare sempre di più.

"Granger?" qualcuno la chiamò. Si era ormai addentrata sulle sponde del lago meno frequentate, dove i purvincoli si mostravano senza paura. Non aveva potuto fare a meno di pensare a lui, e di come l'aveva presa in giro per il suo studio di quelle creature magiche.

"Non pensavo di trovarti qui, Zabini."

"Potrei dire lo stesso. Come va?"

"Bene" disse alzando le spalle. Lui la guardò annuendo, non sapeva cosa dire, ed Hermione non aveva voglia di affrontare l'ennesimo silenzio imbarazzante con un serpreverde, dunque aggiunse: "Harry e Ginny mi hanno fatto una sorpresa, e sono tornati al castello".

"Oh, bene... E così... Oggi è l'ultimo giorno dell'anno" spiccicò lui.

"Già..." sorrise lei, spostando lo sguardo sul lago concentrandosi al meglio per non arrossire.

"Cosa fai questa sera? Immagino starai con i tuoi amici" le disse.

"Certo, sono tornati per me" gli sorrise, immaginando quello che avrebbero fatto: si sarebbero trovati in camera sua per chiacchierare come ai vecchi tempi.

"Se vi va potreste raggiungerci alla festa" alzò le spalle Blaise.

"Sì, beh..." balbettò Hermione.

"Non sapevi della festa?" le domandò lui.

"No, no... Theo mi ha mandato un gufo qualche giorno fa, ma non credo sarei la benvenuta."

"E perché, scusa?" le chiese Zabini, divertito dal suo imbarazzo.

"Beh... Io e Draco non stiamo più insieme, quindi ho pensato che..."

"Non sei amica di Theo?"

"Sì..."

"Ecco! E poi io e te non saremo ancora amici, ma non mi sembra che ci siamo lanciati una qualche fattura stendente"

Hermione rise: "Per il momento".

"Certo, potrei estrarre la bacchetta e farti fuori anche ora, non lo scoprirebbe nessuno" la seguì Blaise.

"Il punto è che non ti devi sentire come se non ti volesse nessuno" le fece un piccolo sorriso "Ti assicuro che a nessuno fa differenza che tu.. Sì.. Che... Tu sia... Ecco..."

"Una nata-babbana?" chiese, trovando gentile il modo in cui era andato alla ricerca del termine meno offensivo.

"A nessuno importa più. E comunque a me non è mai importato" precisò, alzando le mani come se fosse un bambino colpevole di cinque anni, ed Hermione non potè fare a meno di sorridere.

"Lo so" disse ridendo, ricordando tutte le volte che lo aveva visto in compagnia di studenti nati-babbani negli anni precedenti. Aveva sempre pensato che fosse l'unica cosa che lo differenziasse da Draco, ma capiva sempre di più che non era così.

"Quindi verrai?"

"Non lo so... Non credo. L'ultima volta non è andata molto bene" ricordò imbarazzata.

"E invece è stato divertentissimo! Come compromesso, potresti bere solo acqua questa volta" sorrise.

"Io non..."

"Tranquilla, stavo solo scherzando. Se non ti va non ci devi mica venire per forza. Ma se per qualche motivo vi starete annoiando a morte venite alla Stanza delle Necessità dopo le dieci" le disse. "Ora vado... Buona passeggiata" si congedò, tornando al castello.

"Ciao" rispose lei voltandosi, seguendo la sua figura con lo sguardo per qualche minuto.

Interminor // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora