XII

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*Premessa: sono ben consapevole del fatto che le partite di quidditch non abbiano una durata ben precisa ma proseguano a oltranza nel caso in cui fosse necessario. Ma in questo capitolo mi sono permessa di modificare le regole al solo fine di sfatare il mito della lotta all'ultimo sangue tra Grifondoro e Serpeverde, spero non me ne vogliate. In fondo, da orgogliosa Serpeverde riconosco che Grifondoro sia una bella casa, e una degna avversaria. Detto questo, buona lettura!! :))))))

Gli studenti di Grifondoro urlavano a squarciagola inneggiando cori ora per Harry, ora per Ron, ora per Dean.

La partita era purtroppo, per antica rivalità, particolarmente accanita, mentre i due cercatori si sfidavano in una gara di velocità alla ricerca del boccino d'oro.

Era stato Harry ad avvistarlo, e l'avrebbe anche acciuffato, se un bolide non l'avesse quasi colpito.

I cacciatori si battevano come in una lotta all'ultimo sangue, e le squadre, ognuna degna avversaria dell'altra, si sfidavano in un circolo vizioso di punti acquisiti che li conduceva continuamente alla parità.

E proprio mentre Malfoy afferrò il boccino, il tempo della partita giunse al termine, determinando la parità tra le due squadre, e una bella delusione per Draco, che andava continuamente in cerca delle più stupide dimostrazioni al fine di redimersi nei confronti dei molti compagni che ancora lo credevano un oscuro servitore del male.

Hermione aveva seguito la partita serenamente: dall'alto della tribuna, si sentiva esclusa da quel gioco che aveva invece coinvolto i suoi nemici-amici, permettendole di respirare per qualche tempo, lontana dalle inevitabili pressioni che la tormentavano nello stare con loro.

Come sempre, li attese all'uscita dello spogliatoio. Ron la raggiunse sorridente, abbracciandola, seguito da Ginny, che invece stava sistemando i capelli arruffati di Harry. Per un istante le sembrò che tutto potesse tornare come prima se avesse voluto.

Per un istante, sì, perché poco dopo, Draco spuntò nuovamente.

"Hai visto Weasley? Niente sotterfugi."

"Mi fa piacere." rispose il rosso, alzando gli occhi al cielo. Hermione cercò di spostarsi senza attirare l'attenzione.

"Dove vai Granger? Non hai sentito cosa abbiamo detto? Qui si fa tutto alla luce del sole!" pronunciò di nuovo Malfoy, facendole l'occhiolino.

Quel gesto sfrontato fece sì che lei si innervosisse visibilmente, inspirando ed espirando profondamente al fine di trattenere il suo istinto di rompergli nuovamente il naso.

"La lasci stare?" si mise in mezzo Ron.

"Scusa Weasley, hai ragione. Nutro un profondo rispetto per te, non mi permetterei mai di toccare la tua fidanzatina... E poi, sono sicuro che nemmeno lei me lo permetterebbe, è una ragazza leale. Giusto Granger?" chiese, spostando la testa verso di lei, che finse un sorriso, per poi aggiungere: "Giusto, Malfoy."

"E allora siamo a posto. Buona giornata." concluse Draco, sorridendo.

"Quasi quasi preferivo il suo vecchio umorismo... Ora non si capisce nemmeno se sia serio o mi prenda in giro." commentò Ron.

"Già..." aggiunse Hermione, che tirò un sospiro di sollievo.

Giunse velocemente l'ora di cena, che i ragazzi consumarono assieme ai compagni della loro casa. Hermione avrebbe voluto parlare con Harry più volte durante la giornata, ma non ci era mai riuscita: avevano sempre avuto Ginny o Ron tra i piedi, e, in più, si sentiva in imbarazzo nei suoi confronti.

Ma doveva per forza raccontargli quello che era successo con Draco, aveva bisogno del suo amico. Perché nonostante tutto, lui era sempre Harry, e lei era la solita Hermione. Voleva che le cose restassero com'erano, almeno tra loro. Lui era l'amico a cui teneva di più al mondo, non poteva perderlo per uno stupido errore.

Mentre si struggeva sul da farsi, seguiva Ron in cortile. Le aveva chiesto di uscire a prendere un po' d'aria dopo cena e, anche se non le andava di stare da sola con lui, non poteva declinare l'invito, nel caso in cui non avesse voluto che lui si insospettisse e scoprisse tutto quanto.

Il suo ragazzo si sedette sul bordo della fontana guardando la luna e le stelle, ed Hermione ovviamente, che, anche se profondamente turbata, era molto bella.

Ron non era il solo a guardarla quella sera: un solitario Draco Malfoy li osservava dal buio del suo nascondiglio, provando una sorta di inspiegabile invidia nei confronti del suo coetaneo.

Come a volersi provare di non avere nessun sentimento nei confronti di quella stramba situazione, uscì dal suo angolo nascosto per dirigersi verso la coppia.

"Che cosa vuoi ora, Malfoy?" chiese Ron.

"Nulla, ti volevo solo parlare."

Hermione si spaventò, ancora una volta, e cercò il suo sguardo: quando lo incontrò, gli indirizzò un cipiglio interrogativo e contrariato, al quale Draco rispose con una precisazione: "Da solo."

"Assolutamente no!" si mise in mezzo lei.

"E dai, Hermione, non c'è bisogno che tu mi protegga... Credo riuscirei a difendermi nel caso avesse voglia di infastidirmi anche questa sera." rise Ron.

"No, il fatto è che... non ha nulla da dirti!" insistette lei, cercando di aggrapparsi ad ogni speranza possibile, mentre il panico si faceva sinuosamente strada nel suo animo.

"Cosa intendi dire?" chiese lui.

"Già... cosa intendi dire Granger?" sorrideva odiosamente Draco, divertito dalla sua reazione, e curioso di conoscere la scusa che avrebbe inventato.

"Intendo dire che... È una trappola. Vuole farti una fattura stendente! L'ho sentito parlare con i suoi tirapiedi poco fa." Pronunciò la prima scemenza che le venne in mente, rimproverandosi da sola poco dopo: da dove le era venuta un'idea tanto idiota? Eppure era da considerarsi una ragazza brillante...

Ron rise: "Davvero Malfoy? Una fattura... stendente?! Non la sentivo dal primo anno, ma se vuoi ancora giocare a farmi questi stupidi scherzi accomodati pure... Non aspettarti che subisca passivamente, però." disse, estraendo la bacchetta.

"Ma cosa fai?" rise Malfoy. "Non voglio farti nessuna fattura. Forse Granger ha frainteso... oppure ha inventato tutto, non sarebbe la prima volta."

"Cosa stai dicendo?" chiese Ron.

Hermione rimase in silenzio, priva di parole, cercando di guardare Draco in malo modo, sperando disperatamente che bastasse a convincerlo a coprirla.

"Nulla." disse Draco.

"E allora cosa vuoi?" chiese nuovamente Ron, infastidito, ma curioso allo stesso tempo.

"Vuole rompere le scatole, come sempre. Andiamo Ronald." Disse Hermione, afferrando il suo ragazzo per il braccio.

Mentre lo trascinava verso l'ingresso della scuola, il suo sguardo incontrò quello di Draco, e un brivido le percorse la schiena. Quanto avrebbe voluto aggredirlo, sapeva essere talmente odioso!

Lui le sorrise, alzando le sopracciglia in segno di sfida. Hermione cercò di ignorarlo, entrando a scuola trascinandosi dietro Ron, che, ignaro di tutta la situazione, la seguiva divertito.

Hermione si coricò velocemente. Ultimamente, il mondo dei sogni era l'unico in cui non aveva, o quasi, tormenti. Alcuni dei suoi incubi erano comunque più gradevoli dell'opprimente senso di colpa che in quei giorni la tormentava.

Interminor // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora