XXIV

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"Ciao Granger" disse Draco, afferrando una sedia della biblioteca e sedendocisi al contrario.

"Che vuoi?" sussurrò lei, consapevole che quello non era il luogo adatto per avere una conversazione con lui

"Nulla, solo passare un po' di tempo con la mia ragazza."

Hermione alzò un sopracciglio: sentirgli dire certe cose, anche se per finta, le sembrava alquanto strano, ai limiti dell'impossibile: "Sono impegnata" disse infine, alzando gli occhi al cielo, infastidita dal suo solito, intrattabile temperamento.

"Sì, infatti: vedo che stai studiando questo bellissimo libro sulle abitudini alimentari dei purvincoli... Ah, quante meravigliose sorprese ci riserva la natura ogni giorno!" disse lui, fingendo mediocremente interesse, mentre le strappava il libro dalle mani per leggerne la copertina.

Lei corrugò la fronte, e inclinò la testa: "Smettila." pronunciò scuotendo la testa in modo quasi esausto.

"Shhhh!" si lamentò Madama Pince.

"Un momento! Non vede che sto parlando con la mia ragazza?" rispose Malfoy, ad alta voce.

Hermione sgranò gli occhi, mentre arrossiva imbarazzata: aveva appena disturbato l'intera biblioteca, inclusa la sua direttrice, per dire quella scemenza?! Faceva esattamente parte della categoria di frequentatori di biblioteca che più odiava in assoluto. Perché mai si era sentito autorizzato ad infastidire tutte quelle persone per una simile frivolezza?

"Allora andate fuori immediatamente, se dovete parlare. Dove pensate di essere, al pub? Qui c'è gente che studia."

"Lo sappiamo bene, Madama Pince, sono assolutamente desolat-" provò a scusarsi Hermione.

"Certamente, stavamo proprio andando!" la interruppe Malfoy, afferrandole la mano per trascinarla fuori, sotto lo sguardo contrariato di tutti i presenti e quello quasi scioccato della bibliotecaria.

"Che cosa ti prende?" si alterò Hermione appena fuori dall'aula, strappando la sua stessa mano via dalla sua.

"Te l'ho già detto, volevo passare del tempo con te" rispose lui, senza perdere il suo solito enigmatico sorriso.

Hermione si interrogò, per la prima volta, sulla veridicità di quel suo ormai caratteristico tratto: sorrideva veramente o solo per finta? Per tutto quel tempo, non le era mai nemmeno passato per la mente che potesse essere sincero, ma in quel preciso istante, le sembrò che potesse essere così. 

Forse perché disabituata a vedere dei veri sorrisi, o forse perché davvero qualcosa era cambiato nei suoi occhi impassibili, giunse alla conclusione che fosse almeno probabile che fosse sincero.

Si interruppe non appena lui alzò il sopracciglio, come fosse in attesa di una risposta: ed ecco che tutte le speranze e le supposizioni della ragazza caddero a terra, insieme alla sua concentrazione riguardo la faccenda: davvero stava sperando che lui le stesse sorridendo?

Si rimproverò, promettendosi di non pensare mai più una cosa simile, mentre bofonchiava qualcosa per rispondere alla sua provocazione: "Mmmh, ora dimmi la verità, non c'è nessuno da ingannare qui".

"La maggior parte della scuola è in cortile a guardare il torneo di Gobbiglie. Vieni con me?"

"Credi davvero che interromperò i miei studi in preparazione dei M.A.G.O. per guardare quel barbarico giochino da cortile?!" disse lei, nuovamente confusa dai suoi piani.

"Ancora una volta, Granger, dimentichi quali sono i ruoli dell'accordo: penso che i tuoi purvincoli possano aspettare un paio d'ore" le disse lui, avvicinandosi.

Lei lo guardò negli occhi, pensando a quanto fosse ingannevole la calma con cui pronunciava quelle parole, e quanto ancora provasse odio nei confronti del ragazzo che le aveva rovinato la vita.

E Malfoy, quasi capendolo, piegò leggermente l'angolo della bocca, trovando divertenti i suoi piccoli tentativi di ribellione. La lasciava giocare, consapevole del fatto che lei conoscesse bene le conseguenze delle sue azioni: il voto era detto 'infrangibile' per un motivo.

Non c'era pericolo che lei non fosse a conoscenza delle conseguenze che le sue azioni scellerate avrebbero causato. In realtà non sapeva nemmeno perché continuava a ritrarsi ai suoi ordini, dato che era sicuramente conscia che alla fine li avrebbe eseguiti, e sapeva che lui lo sapeva. Forse la disturbava dargliela vinta con troppa facilità, quindi quel suo continuo farlo aspettare per esaudire le sue richieste le sembrava l'unico modo per stuzzicarlo.

Non era nel suo sangue la sottomissione priva di reazione. Pur sapendo che quei giochetti non sarebbero serviti a nulla, le permettevano di mantenere intatta la sua dignità, almeno ai suoi stessi occhi. Ogni volta che vedeva l'espressione infastidita e crucciata di Malfoy, si sentiva un po' meglio, come avesse ottenuto una piccola vittoria.

Una piccola, inutile vittoria in una guerra persa in partenza.

Eppure non riusciva proprio ad abbandonarsi completamente al suo volere, era come se sentisse la necessità di farlo consumare almeno un pochino dalla sua stessa impazienza: sapeva bene quanto lo irritassero l'attesa e la disobbedienza, il fatto che qualcuno non abbassasse la testa al suo passaggio. Negava di essere ancora così superbo, ma in fondo lo era.

Proprio per questa ragione, si avvicinò a lui: "Sai chi aspetterà, invece? Un ragazzo che non sa accontentarsi di niente, che vuole sempre di più, e a cui non conviene costringere la sua ragazza a rinunciare ad un'attività dilettevole per una molto noiosa".

"Credi che i tuoi giochi di parole possano dissuadermi dai miei obiettivi? Il solo intelletto non ti porta molta lontano" rispose Draco, sempre più divertito a guardarla arrampicarsi sugli specchi, come un piccolo insetto intrappolato in un bicchiere.

"Hai ragione. A te la scelta: posso venire con te, ma non credo riuscirei a contenere il mio disappunto riguardo la faccenda, soprattutto con i tuoi amici... Oppure mi lasci in pace fino alla prossima volta che vorrai 'passare del tempo con me', sperando che ciò preveda qualcosa di più interessante di un'insulsa partita di palline di vetro" disse freddamente, senza staccargli gli occhi di dosso.

Lui, per un attimo, non seppe cosa rispondere, e tacque. Non abbassò mai gli occhi, ma continuò a guardarla dall'alto in basso.

Hermione approfittò di quegli attimi di silenzio per tornare in biblioteca.

Lui non la seguì. Gli sembrò assurdo non averlo fatto mentre andava da solo in cortile, ma in fondo le aveva permesso di rientrare solo perché non gli importava che andasse con lui.

Trovava divertente i suoi stupidi tentativi di sottrarsi ai suoi obblighi. Tutti i suoi rifiuti avrebbero reso il momento della vittoria ancora più arguto.


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