XCII

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"È il momento che tu risponda alla mia domanda. Ho la bacchetta in mano quindi non so nemmeno io cosa potrei farti" l'avvertì, stanca dei suoi continui silenzi. Lo faceva apposta, si divertiva a farla delirare, e lei gli dava corda, ma era impossibile controllarsi di fronte a tanta insolenza.

"Non c'è niente, Hermione, che cazzo! Mi diverte come tu pretenda anche una risposta a questa domanda di merda!"

"E allora perché non me l'hai detto subito, ieri quando abbiamo discusso?"

"Per farti capire che sei matta, cazzo! Non è possibile che tu sia gelosa di Pansy Parkinson!"

"Non sono gelosa!" urlò Hermione "E comunque sei tu che ci sei stato insieme, quindi permetti che almeno due domande me le faccia!"

"Stai veramente tirando fuori la nostra vecchia storia? Se non ci sto più insieme ci sarà un cazzo di motivo!"

"Ma non è solo lei, è questa paura costante che tu possa fare come hai già fatto in passato!"

"Di cosa parli?"

"Che mi usi come hai usato altre ragazze" sembrò calmarsi lei per qualche momento, prima di ricordare il motivo per cui stavano discutendo e continuare: "Non hai pensato prima di dirmi che volevi solo... scoparmi?! Non hai pensato che posso anche essere interessante, brillante o divertente?!"

"Ci ho pensato fin troppo" disse piano, quasi come stesse parlando solo per sé.

"Come scusa?"

"Sì che ci ho pensato, cazzo! Mi tratti come se fossi un depravato che abusa di te, ma non è così! Anche tu eri d'accordo, anzi, hai iniziato tu!"

"Io?! Sei tu che mi hai baciata sulla torre!"

"Ancora con la storia di chi ha baciato per primo, quanti anni hai, cinque? Che cazzo ti cambia?" chiese avvicinandosi.

"Pensi che possa cambiare qualcosa chi ha baciato chi? Non cambia uno stra cazzo!" continuò.

"Mettiamo che mi abbia baciato prima tu: pensi che non ti avrei risposto? Che non sarebbe successo quello che è successo in ogni caso?! E ora metti che ti abbia baciato io: avrei continuato comunque, non era una cosa arrestabile!"

Hermione taceva, persa nelle sue parole e nei suoi occhi arrabbiati, accecata dalla sua stessa rabbia, ma spenta dal dolore che provava sentendolo così lontano.

"E poi che problema ci sarebbe, anche se l'avessi fatto tu, ad ammetterlo?! Sì, cazzo, ti ho baciato io, e lo rifarei. Anzi guarda:" disse, stampandole un bacio veloce sulle labbra.

"È una stronzata. Poteva farlo chiunque, è ciò che ci ha spinti a tornare l'uno sulle labbra dell'altro che conta. Pensi che sia difficile dare un bacio del cazzo? Non lo è, vedi:" chiese, ripetendo il gesto.

Hermione lo guardava ammaliata, sorpresa dal gesto, dalle sue parole, e dal tocco durato troppo poco.

"Chiunque poteva baciarti quella notte, Hermione. Ma tu, avresti risposto con tanto ardore?" le chiese poi abbassando la voce, attorcigliando un ciuffo dei suoi capelli ricci tra le dita. Poca la distanza tra i loro visi.

Hermione pensava che avrebbe fatto un monologo. Una filippica infinita, urlandogli quanto fosse stronzo, quanto poco lo volesse accanto, e tutte le cose peggiori che pensava di lui. Invece si era semplicemente ammutolita quando lui aveva iniziato a parlare. E parlandole di quel primo bacio rubato alla torre di astronomia, l'aveva incantata come nelle più belle favole che si raccontano prima di andare a dormire.

Lui non principe, lei non principessa. Non andavano bene l'uno per l'altra, ma andavano addirittura peggio per chiunque altro.

E col soffice desiderio a pungerle il collo, Hermione si rese conto di essere stanca di nutrirsi del solo ricordo delle sue labbra, e se le prese in un bacio caotico.

Interminor // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora