LVIII

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Il gufo di Draco entrò in camera di Hermione con il suo solito fare borioso, ma lei non si indispettì affatto: era troppo curiosa di aprire il biglietto che aveva lasciato sul suo letto per lamentarsi.

Ciao Granger, spero che non ti sia dimenticata di avere un appuntamento in sospeso con me. Passo alle nove. Mi raccomando, niente Nott questa volta.

Hermione rise di gusto, pensando che era riuscito addirittura a scherzare sopra il loro litigio. L'ultima (e unica) volta che avevano avuto un... appuntamento? Così l'aveva chiamato, avevano litigato di brutto! 

Cielo, doveva essere una cosa seria! Niente indicazioni su come vestirsi, niente indizi, niente di niente! L'unica cosa che sapeva è che aveva scritto appuntamento, quindi non poteva essere una cosa troppo informale... Conoscendo il personaggio, che si metteva giacca e cravatta per andare al pub, probabilmente avrebbe dovuto indossare qualcosa di elegante.

Aprì il suo armadio, cercando la cosa più carina che aveva. I suoi vestiti erano o troppo esagerati, o troppo brutti, e si lanciò sul letto delusa, dopo averli provati tutti. 

Gliene era rimasto solo uno, ma sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di metterlo. Era un semplice tubino nero, ma era talmente stretto che la faceva sembrare una specie di insaccato, dato che stringeva le sue curve all'inverosimile.

Non appena l'orologio a pendolo le disse che era ufficialmente in ritardo lo indossò rapidamente, presa dal panico, e mentre cercava disperatamente di tirarsi su la zip, qualcuno bussò alla porta. Pensò che fosse Harry, quindi la aprì subito. Di fronte a lei un ragazzo incamiciato, con una bella cravatta blu come i suoi pantaloni, e i capelli perfettamente gelificati.

"Malfoy? Che ci fai qui?" chiese, stupita, vergognandosi per come si era fatta trovare. Lui era così... attraente, mentre lei sembrava uscita da un circo.

"Cos'é... questo?" chiese indicando il vestito, sgranando gli occhi.

Lei tacque, non sapeva cosa dire e voleva sparire per l'imbarazzo. Perfino lui lo trovava ridicolo. Stava per dirgli che non voleva nemmeno metterlo, ma lui parlò per primo: "Ero stanco di aspettarti giù, sono le nove e un quarto. Sono venuto a controllare che stessi bene..." disse con un'espressione da scemo, alludendo a quello che gli aveva detto Hermione su Nott quella stessa mattina.

"Non sapevo cosa mettermi" confessò, guardando i suoi piedi nudi.

"Oh, credo che tu abbia trovato il vestito perfetto" ridacchiò, guardandola.

"Nemmeno a me piace, ok?! Non c'è bisogno di umiliarmi così" lo guardò nervosa. Era sempre così indelicato.

"Guarda che non sto scherzando" scosse la testa confuso.

Hermione prese un respiro profondo, sperando che non la stesse prendendo in giro di nuovo.

"A me non piace, mi sento ridicola. E poi non riesco a chiuderlo" abbassò nuovamente lo sguardo.

"Metterai questo. Girati."

Tutta quella determinazione faceva barcollare l'impavida sicurezza di Hermione. Draco era maledettamente bello e affascinante, e lo sapeva. Sfruttava quelle qualità a suo vantaggio, intrappolando le sue prede in una rete di piccole e sporadiche lusinghe, talmente rare da indurle a desiderarle ardentemente, da arrivare perfino a cercare di acciuffare la sua attenzione.

Hermione non disse nulla, si voltò, spostando i capelli di lato, rivelando la schiena nuda fino a poco sopra i fianchi.

Draco dovette impegnarsi per non soffocarsi nel suo stesso respiro, non appena notò come l'abito fasciava divinamente il suo sedere. Posò la mano sul suo fianco sinistro, e fece scivolare lentamente la zip sulla sua schiena, prendendosi più tempo del necessario, mentre si avvicinava il più possibile al suo collo per poter inalare quel suo incanto divino.

Hermione si lasciò aiutare senza battere ciglio, troppo impegnata a cercare di non fare brutte figure.

"Perfetto" sussurrò al suo orecchio. 

"Non sono ancora pronta" disse Hermione non appena si voltò.

"Che palle, metti un paio di scarpe e andiamo" si lamentò lui, che se ne stava ancora sulla porta.

"Hai visto i miei capelli? E non mi sono nemmeno truccata" commentò lei contrariata da sé stessa.

"I capelli vanno benissimo, e in quanto al trucco... chissene frega. Metti le scarpe" disse lui.

Hermione sospirò in un minuscolo sorriso, e fece quello che Draco le aveva detto.

"Dove andiamo?" chiese un po' imbarazzata, dopo aver preso la sua borsa e chiuso la porta.

"Di certo non nella sala comune dei Grifondoro" rise lui, ricordandole che si era intrufolato clandestinamente, e che non poteva seguirla giù per le scale, passando dalla sala comune come niente fosse.

"Giusto" disse lei, invertendo la marcia per seguirlo nei tortuosi passaggi che prendeva. 

"Fai questa strada ogni volta che ti presenti fuori dalla mia porta?" gli chiese.

"Già."

"Dai, dimmi dove andiamo" era la terza volta che glielo chiedeva, e lui non le aveva detto nulla.

"La pianti di fare domande?" si voltò lui all'improvviso, e lei ci andò a sbattere. Era troppo impegnata a guardare in basso per controllare dove metteva i piedi, dato che le scarpe che indossava non erano perfettamente adatte a percorsi tortuosi come quello. 

Non appena lo urtò, perse l'equilibrio. Sarebbe caduta all'indietro, se il ragazzo non l'avesse prontamente afferrata, e tirata nuovamente a sé, facendole riacquistare l'equilibrio; "Hai visto cosa succede quando insisti così?" rise, poco distante dal suo viso.

Lei non rispose, e abbassò lo sguardo sulle sue mani, che la tenevano ancora per le braccia, come potesse cadere da un momento all'altro.

"E comunque, non ci sono molte alternative ad Hogsmeade. A meno che tu non preferisca andare al pub Testa di Porco, resta solo un posto in cui andare" pronunciò mentre avanzava.

Hermione si sentiva un po' a disagio. Non avevano mai passato del tempo da soli, erano sempre attorniati da qualcuno per poter fare la loro scenetta, e nonostante si fossero baciati, il tutto finiva non appena tornavano alle loro 'vite normali'.

"Eccoci" disse, prima di aprire una piccola botola che li fece spuntare direttamente nella cantina del pub.

"Ma come fai con quelle scarpe?" rise guardando i movimenti impacciati con cui Hermione tentava di uscire dalla botola.

"Vieni qui" rise, porgendole la mano. Lei lo guardò dubbiosa, ma la afferrò senza pensarci troppo, e fu fuori da quell'odioso passaggio in pochi secondi.

Lui la guardava ancora, e lei finse di sistemarsi i capelli, nervosa nel sentirsi i suoi occhi addosso.

"Andiamo di sopra, cerchiamo un tavolo" disse poi, lasciandola salire le scale per primo. Un gesto sicuramente galante, anche se, in cuor suo, sapeva di averlo fatto per poter ammirare indisturbato il suo fondoschiena ancora una volta.

Trovarono il tavolo in poco tempo, in uno dei quattro angoli del pub. Draco sedeva di fronte a lei, dando le spalle al resto della sala, mentre Hermione si trovava sulla panca appoggiata alla finestra.

"Cosa vi porto ragazzi?" chiese madame Rosmerta, con un bel fiatone. Doveva aver corso tra un tavolo e l'altro per tutta la sera.

"Due burrobirre" disse Draco, guardando Hermione come a cercare un'approvazione nei suoi occhi. Lei gli fece un piccolo sorriso, e lui non riuscì a contenere il suo.

Hermione gli aveva sorriso di nuovo.


Interminor // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora