capitolo trenta

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Tancredi

È da più di un'ora che fisso il foglio bianco.
Vorrei poter disegnare qualcosa.
Renderlo colorato.
Lasciare che la matita lo inguacchi.
Imprimere di colore grigio questa pagina.
Dare spazio a qualcosa.
Fare qualcosa di creativo.
Eppure non ho idee.
Ma niente.
Proprio nulla.
Più lo guardo e più non so cosa disegnare.
Vorrei fare qualcosa di diverso dal solito.
Non le facce buffe che continuo a fare.
Non maglie.
Non scarpe che poi vorrei creare.
Ma qualcosa di nuovo.
Però non so.
Cioè una vaga idea c'è, ma sembrerebbe banale.
Poggio la punta della matita sul foglio, attendendo che un'illuminazione mi venga.
Chiudo gli occhi.
Penso ad un viso.
Dolce dai tratti infantili.
Pelle liscia.
Due sopracciglia perfette.
Disegnate ad opera d'arte.
Due occhi imperlati di quel castano scuro, tendente al colore della nutella.
Sopra di essi, un paio di occhiali tondi dorati.
Un esile naso a patatina.
La bocca sottile e rosea.
I capelli di cui non capisci davvero il loro vero colore. Sulla radice sono castani scuri, poi diventano rossicci e sulle punte un castano - biondo.
Sono stupendi, a dirla tutta.
Lei lo è.
È stupenda.
Ed è proprio questo che disegno.
Il suo volto.
Non so cosa ne uscirà fuori.
Forse una enorme cagata, perchè il suo viso è perfetto ed io lo rovinerei soltanto.
Ma ci tento.
Faccio partire canzoni a caso che mi mettono vibes e la matita inizia a disegnare ciò che la mia mente ha prodotto.
Ogni minimo tratto.
Ogni piccolo particolare.
Disegno anche il piccolissimo neo che ha vicino il naso.
Non trascuro nulla.
Se voglio renderlo bello, deve essere perfetto come l'originale.
Giro il foglio.
Mi alzo in piedi.
Mi allontano dalla scrivania e scruto da lontano.
Riguardo.
Aggiungo particolari.
Richiudo gli occhi.
Osservo nella mia testa nuovamente il suo viso.
Guardo attentamente il disegno.
Cancello.
Faccio linee.
Ripeto queste fasi più o meno per due ore.
Aggiungo punti luce e punti di ombra.
Decido di lasciarlo in bianco e nero.
Mi focalizzo sull'immagine nella mia mente.
Osservo il mio disegno.
Forse non mi piace.
Non è proprio il risultato a cui aspiravo.
Non mi convince per niente.
Lo avevo detto che avrebbe fatto schifo.
Totalmente.
Lo strappo dal quaderno e butto il foglio così com'è senza appallottorarlo nel cestino di camera.
Forse è meglio che oggi non disegno.
Mi sento demoralizzato da solo.
Non so disegnare nulla.
Solo stupide facce e cose così, ma la vera essenza dell'arte no.
Non sarò mai bravo come Picasso, Monet, Wharol o tutti quegli artisti.
Loro la mano ce l'avevano davvero nel creare vere e proprie opere d'arte.
Le mie in confronto alle loro sono zero.
Fanno schifo.
Mi siedo sul bordo del letto e mi stringo la testa tra le mani.
Sono... Sono un buono a nulla.
Me lo hanno sempre detto.
Ed io non volevo crederci.
Adesso capisco.
Voglio urlare.
Correre sotto la pioggia.
Bagnarmi.
Sentirmi inutile con essa.
Cazzo!
La stanza inizia a starmi stretta.
Ho bisogno di correre.
Adesso.
Lascio il cellulare sulla scrivania.
Infilo una felpa pesante, anche se fuori non è che faccia molto freddo.
Siamo a fine gennaio, ma stranamente non c'è tutto questo gran freddo.
Scendo le scale, apro la porta senza badare a nessuno.
Raggiungo il cancello della villa ed esco.
Nel frattempo già la pioggia mi ha bagnato.
Le gocce fredde si posano sulla mia felpa e poi man mano trapanano sulla pelle.
Questa è la sensazione che volevo sentire.
Questa la chiamo libertà.
Mi sento bene.
Ma un pò triste.
Chiudo gli occhi, sollevo la testa verso il cielo e l'acqua scorre pure sul mio viso.
Se fino a poco fa su di esso avevo qualche lacrima, bé adesso sono mischiate con la pioggia.
Sorrido come un imbecille quando addirittura sento la sua voce che mi chiama.
«Tancredi» riesco a sentirla così bene, so perfettamente immaginarmela.
Che perfetto idiota che sono.
«Hai intenzione di ammalarti?» adesso è diventata mia madre? Perchè devo immaginarmi che mi dice questo?
Perchè non posso immaginarmi che mi sussurri ben altro? Del tipo... Non lo so. Tutto ma tranne farmi la predica.
Non ne ho bisogno adesso.
«Possiamo rientrare in casa? Inizio a bagnarmi anche io»
«Non potresti uscire dalla mia testa e non comportarti come una madre?» quasi urlo.
«Perchè dovrei uscire dalla tua testa? Non capisco. Cioè io sono qui, dietro di te con l'ombrello e tu- Non so nemmeno io cosa tu stia facendo» ammette.
Aspetta.
Quindi non la sto immaginando?
È vera?
Apro gli occhi e mi volto con calma.
E poi la vedo.
Vicino al cancello con un ombrello color crema e nero con degli aeroplani disegnati sopra.
Ma quando è venuta? Cioè si è fatta un tratto di autostrada a piedi fin qui?
«Non capisco. Come sei arrivata qui?» chiedo.
«Bé Diego mi ha incontrato per strada, mentre correvo tra un balcone e l'altro per arrivare al più presto possibile a casa. Lui mi ha quasi seguita e quando stavo per entrare nel mio portone, mi ha chiesto se avessi bisogno di un passaggio. Praticamente quando ero già arrivata. Poi ho detto che sarei salita a lasciare lo zaino e prendere l'ombrello, perchè mi aveva chiesto se volessi venire a trovarvi. Ho accettato, quindi eccomi»
«Credo di aver capito il motivo» dico tra me e me.
«Cosa?»
«No, nulla. Parlavo da solo»
«Oh. Ti va se rientriamo?»
«Perchè? Lascia quell'oggetto e vieni qui. Vieni a divertirti sotto la pioggia»
«Ma poi ti verrà la febbre e poi la gente penserà subito che hai il virus»
«E chissene frega di quello che penseranno. Io nel frattempo mi diverto» e alle ultime mie parole, lascia l'ombrello a terra.
Cammina verso di me con le braccia incrociate e le gocce la bagnano.
I suoi capelli si inzuppano completamente di acqua come i suoi vestiti.
A metà percorso, si ferma, solleva la testa e tira fuori la lingua assaporando la pioggia.
È tenera.
Tanto.
Le vado incontro.
La tiro verso il mio petto.
Le sue braccia mi circondano i fianchi.
Le mie finiscono dietro la sua nuca.
E la stringo.
La abbraccio.
Sento il suo profumo alla vaniglia misto all'odore di pioggia.
È semplicemente perfetto.

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E niente, devo dire che mi piace un sacco questo capitolo, come anche quello successivo che sto scrivendo.
Mi piace soprattutto la scena della pioggia e mi è piaciuto tanto scriverla, dato che è una cosa che vorrei davvero fare con delle mie amiche.

Una domanda così a caso per chi segue Zayn: avete sentito la nuova song? Io la adoro, come d'altronde tutte le sue o quelle degli altri quattro.

Contre les portes de la nuit // sightancDove le storie prendono vita. Scoprilo ora