capitolo venticinque

271 19 2
                                    

Harmony

La sua voce riuscivo ben a differenziarla dalle altre.
A passo lento, mi avvicino ed entro in quella stanza che dovrebbe essere un soggiorno.
Abbastanza grande anche questo.
Una tv enorme poggiata su un mobiletto, vasi e quadri sparsi qua e là.
Un grande divano posto al centro della stanza con due poltrone ai lati.
Un tavolinetto al centro di essi.
I proprietari di questa casa sono comodamente seduti quattro sul divano e due sulle poltrone.
Mi danno tutti le spalle e non possono sapere della mia presenza.
Non so come poter richiamare la loro attenzione, sembrano abbastanza presi da un programma che trasmettono sullo schermo.
Sono così concentrati.
E poi tra loro scorgo la testa di Tancredi.
Il suo ciuffo castano ribelle all'angolo destro del divano.
Cauta, mi schiarisco la voce.
Gli occhi dei presenti si puntano sulla mia figura.
Tancredi si alza di scatto per venirmi incontro.
Guardo sbalordita il suo gesto fulmineo.
«Ehy, ti sei svegliata. Tutto bene?» annuisco in risposta.
Non voglio far preoccupare nessuno.
Era soltanto un mio attacco d'ansia, nulla di che.
Poggia la sua mano sulla mia guancia destra, in un tocco molto delicato. Come se potessi rompermi da un momento all'altro.
Il suo pollice carezza un angolo della guancia.
I suoi occhi sono puntati nei miei.
Non penso a nulla.
«Grazie» riesco solo a dire.
«Andiamo in camera, ti prendo un bicchiere d'acqua e...» inizia a parlare il ragazzo di fronte a me.
«Tranquillo, sto bene. Vorrei tornare a casa per non far preoccupare le mie coinquiline e poi hai fatto abbastanza» ammetto.
«Nulla che non avrebbe fatto qualcun altro. Ti ho vista così traballante mentre andavi diretta al salice. Ti ho chiamata più volte e pensavo ce l'avessi con me per averti fatto non so cosa. Appena poi ho scostato le foglie ti ho vista che cedevi lentamente a terra. È stata fortuna che ero lì, ero passato al mio vecchio appartamento per prendere le ultime cose e ho avuto paura a vederti in quello stato» la sua voce si incrina.
Si è davvero preoccupato per me e non doveva.
«Semplicemente grazie Tanc»
«Figurati»
«Posso avere dei popcorn?» sovrasta le nostre voci il ragazzo sulla poltrona di sinistra.
Se non ricordo male, dovrebbe essere Lele.
Sorrido al suo commento.
Difatti mi ricordo solo in quel momento che nella stanza, oltre a noi, ci stanno altre cinque persone, tutte intente ad osservare la scena.
Non siamo mica in un film, o per lo meno, io e Tancredi non siamo il film da guardare.
Ci allontaniamo di poco l'una dall'altro.
Il mio sguardo vaga alla ricerca di non so cosa, pur di non guardare le persone nella stanza.

Dopo aver salutato i ragazzi, salgo sull'auto e Tancredi mi accompagna a casa.
Mette in moto e sfreccia tra le strade dirette per Milano.
La loro villa dista a dieci minuti fuori dalla città.
Dallo specchietto dell'auto, vedo quella enorme villa, diventare man mano piccola fino a non essere più nella mia visuale.
Appena torno a casa devo mettermi a studiare, ho saltato ben due ore dal mio studio e non posso rimanere arretrata.
L'Università non va presa alla leggera dicendo "questo lo rimando a domani", altrimenti ti ritrovi al giorno prima degli esami a dover studiare un intero libro. Quindi preferisco studiare gradualmente, arrivando che le cose saranno una passeggiata, in un certo senso.
Poggio la testa sul finestrino e osservo esternamente.
Gli alberi che sembrano camminare sotto i miei occhi. Cioè in realtà è quello che ho sempre pensato da bambina, o almeno tutti da bambini lo avranno pensato.
Come anche il sole e la luna, che sembravano seguirmi ovunque andassi.
Certi ricordi ti rimangono impressi ed è la fantasia a renderli unici.
La fantasia è la chiave a tutto.
Se non ce l'hai, bè non puoi fare niente.
Di solito si dice che crescendo, la fantasia diminuisce o in altri casi svanisce del tutto.
Io credo che non svanisca mai, ma che è la gente a reprimerla, perchè vorrebbe far dimostrare che essa serva solo ai bambini. Agli adulti nella società sono stati educati che se hai fantasia, sei un bambino e non potrai mai parlare ed entrare nel mondo dei grandi. Solo se smetti di usarla, ti puoi definire un vero adulto.
Ma io non credo.
Non bisogna metterla a tacere, bisogna coltivarla giorno per giorno, perchè essa porta a grandi traguardi che la gente si limita.
Uno scrittore non è uno scrittore senza fantasia.
Un cantante non può scrivere canzoni se non ce l'ha.
Uno youtuber non può portare contenuti nuovi se non la usa.
Non si è nessuno, a parer mio, se non si ha fantasia.
Per l'appunto si vedono quelle persone, che non avendola, copiano ed imitano in tutto e per tutto gli altri.
È la fantasia a rendere uniche e rare le persone.

Vengo risvegliata dai miei pensieri quando una mano si poggia delicatamente leggermente sopra il mio ginocchio.
La fisso.
È un gesto dolce, per nulla fatto con altre intenzioni.
Porto il mio sguardo nella sua direzione: la sua attenzione è rivolta alla strada, però sul suo viso appare un sorriso, appena metto la mia mano sulla sua stringendola.
È davvero fantastico come amico.
Si è preoccupato per me e ne sono davvero riconoscente, anche se me la sarei cavata da sola. Ma lo ringrazio lo stesso.
«Tanc, grazia ancora. Sei davvero un grande amico» ammetto.
«Farei qualunque cosa per te, bimba» dice.

---

Ehy! So che dovevo pubblicarlo qualche giorno fa, ma mi ero bloccata a metà capitolo e non sapevo che strada farli prendere. Nel senso da far accadere poi dei fatti successivi e alla fine ho optato di farlo andare così.

E nulla, torno a guardare "Love e Anarchy", ma soprattutto devo smetterla di prendermi la fissa per tutti i ragazzi con gli occhi azzurri.

Contre les portes de la nuit // sightancDove le storie prendono vita. Scoprilo ora