capitolo cinquantadue

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Harmony

Le mie dita fanno a gara nel giocare tra esse.
Mi sto leggermente rovinando le unghia.
Sto camminando da mezz'ora avanti e indietro per la stanza.
La testa che fissa i miei piedi.
I capelli li ho lasciati slegati e mi ricadono davanti.
Forse dovrei legarli perché fa caldo.
Scelta approvata.
Passo il codino raccogliendo tutte le ciocche di capelli.
Spero di non avere nulla fuori posto.
Mi guardo un'ultima volta allo specchio e sto bene.
Prendo un respiro profondo e, non mi piace la coda, è fatta male.
La sciolgo e riprovo altre cinque volte, finché alla fine lascio perdere e li lascio sciolti.
Dire che sono più in ansia per quello che succederà a breve rispetto ad un esame, è un eufemismo.
Devo smetterla.
«Harmony concentrati, devi solo parlarci e chiarire, nulla di più» dico al mio riflesso nello specchio, ma non basta.
Continuo ad avere più ansia, ogni volta che sento il ticchettio dell'orologio della mia camera.
Mi distendo sul letto e provo a fare esercizi di respirazione per calmarmi.
Sammy salta su e mi lecca il viso.
«Fortuna che ci sei tu» solo che adesso dovrò lavarmi nuovamente il viso, dato che ho un pò delle sue bave.
Non posso presentarmi in modo peccabile.
Fisso la parete dove giace l'orologio e segna le 17:20.
Spalanco gli occhi.
Com'è possibile che sono già le cinque e venti del pomeriggio? Fra dieci minuti devo essere lì.
Sobbalzo e per poco il cane non fa un volo.
«Scusami» gli dico, per poi uscire dalla stanza e andare in bagno a lavarmi il viso.
Controllo per la milionesima volta che sia tutto okay e ripasso dalla mia camera per prendere la borsa con il necessario.
Esco di casa e non trovo Matthew.
Pensavo che ci fosse stato e invece non lo trovo.
Non posso di certo aspettarlo e fare tardi.
Vado nel garage e trovo la mia bicicletta.
Controllo che abbia le ruote gonfie e che non ci siano ragnatele.
Fortunatamente è a posto.
Varco il cancello della villa e comincio a pedalare verso la città.
Spero di arrivare in orario, detesto essere in ritardo.
So che esiste il detto, che se vuoi farti desiderare da un ragazzo, devi tardare, ma non è nel mio caso. Non amo essere ritardataria a degli appuntamenti o eventi o qualunque cosa sia. Preferisco arrivare in anticipo o almeno puntuale.
Pedalo quasi velocemente evitando auto che spuntano dai vicoli così dal nulla.
Freno appena arrivo davanti all'ingresso e prendo dei grossi respiri.
Devo calmarmi.
Bevo qualche sorso d'acqua e poi scendo dalla bici, cercando con lo sguardo Zeno.
Spero che non se ne sia andato.
«Ehy» quasi mi spavento a sentire la voce alle mie spalle 
«Ehy» rispondo.
Lui mi scruta da capo a piedi mentre sorride.
Io non so come sentirmi.
Non sorrido, non so emettere alcuna emozione in questo momento, se non ansia.
«Scusami per il ritardo» prorompo.
«In realtà sono arrivato io di qualche minuto dopo di te, quindi mi scuso io» annuisco incerta sul da farsi.
«Facciamo due passi?» mi chiede indicando il parco dove ci siamo dati appuntamento.
«Sì»
Il luogo è semi deserto, mi pare ovvio che la gente preferisca essere a mare, piuttosto che in un parco sotto il sole.
Non mettevo piede in questo posto da più di un anno.
Mi guardo attorno quasi spaesata trovando se c'è qualcosa di nuovo, mentre trascino la bicicletta con me.
Non ho voglia di lasciarla in qualche parcheggio per esse, perché se nel caso la situazione ci sfuggirà di mano, la mia via di fuga ce l'avrò già a portata.
«Ti va di sederci lì?» punta il dito difronte al laghetto.
Ci mettiamo seduti sul prato con la villa sullo sfondo lontano e il laghetto di mezzo tra noi ed essa.
Nell'acqua qualche anatra nuota tranquilla, mentre dall'altro lato sul prato, dei bambini giocano.
Avvicino le ginocchia al petto e poggio sopra le braccia e su esse la testa.
Mi perdo ad osservare tutto ciò che ho davanti, senza guardare lui.
Mi sto sentendo semplicemente a disagio.
Fino ad ora non era mai successo con lui.
Restiamo in silenzio per parecchio tempo.
Non so se le lancette si siano fermate, ma sembra come se tutto attorno a noi abbia smesso di funzionare, così che il tempo passi lento.
«Riguardo a ciò che è successo, posso spiegarti» inizia.
Pensavo che entrambi stessimo evitando l'argomento.
Mi volto verso di lui per dargli la mia attenzione.
Lui mi dedica uno sguardo e poi lo punta difronte a sé.
«Cosa ti ha detto di preciso Gaston? A me non ha voluto dirmi nulla, perché mi ha evitato, ma so che è stato lui a parlartene, è stato l'unico a vedermi e poi se n'è accorta tua cugina» dice.
«Mi ha detto che ha visto Ester sulle tue gambe che ti baciava e che tu stavi ricambiando» ammetto.
«E sai che lui mi ha tirato un pugno?» continua a chiedere.
«Sì» dico.
«Bene. Allora sabato siamo andati in discoteca, ma credo che questo tu lo sappia, quindi non faccio troppi giri di parole e arrivo a quel momento» afferma mentre strofina le mani tra esse.
Rimango per un attimo rapita dalle sue mani.
Non è il momento di concentrarmi a questo.
«Avevo bevuto qualche drink, non so dirti con precisione quanti, ma di certo non dovevano essere più di cinque. Lo avevo fatto solo per divertirmi, perché non significa che se hai una ragazza non puoi bere. Cioè almeno una volta ogni tanto mi piace bere» e quindi? Non sto capendo tutto ciò. Siamo, eravamo fidanzati è ovvio che io non gli avrei mai impedito di bere, se mai gli avrei evitato di berne troppi, tutto qui.
Il punto è un altro.
«Ricordo che una tipa era venuta a chiedermi di ballare ed Ester le ha detto che fossi già impegnato. Quella se ne andò e rimasi solo con lei, mentre tutti gli altri erano chi a bere, chi a ballare e chi a cercare di rimorchiare» fortuna che non doveva dirmi tutto e invece sembra che stia girando attorno, solo per farmi perdere il filo.
Vorrei chiedergli di dirmi direttamente riguardo al bacio, ma voglio lasciare che sia lui ad arrivare.
«Avevo per un attimo chiuso gli occhi e sentì un peso sulle mie gambe. Le sue labbra erano andate a posarsi sul collo ed io sotto effetto dell'alcol la stavo lasciando fare, stavo immaginando te al suo posto. Le ho lasciato pure che mi baciasse sulle labbra continuando a pensare a te, ma dopo ho realizzato che fosse lei. Quando me ne sono accorto era troppo tardi, poiché Gaston mi aveva visto» finisce il discorso.
Ritorno con lo sguardo sul lago a metabolizzare il tutto.
Lui stava immaginando me, mentre aveva davvero lei che lo baciava.
«Pensi ancora a lei?» devo saperlo.
«Non come penso sempre a te» eppure non ha negato.
Non mi ha detto un semplice no, mi ha fatto capire che la pensa, anche se pensa al tempo stesso a me.
Non posso di certo vietarle a chi deve pensare o meno, ma non so che tipo di fidanzati erano stati, se fossero l'uno innamorato dell'altra, quindi se ancora si pensano, devo lasciarli stare. Devo lasciare che ritornino insieme, perché si vede che tra me e lui non può funzionare come io credo.
Non siamo fatti per stare insieme.
Una parte di lui sarà sempre dentro di me, però ho capito che ciò che provo per lui non è amore. Forse non lo è stato mai ed ho solo confuso i fatti.
Forse non so davvero cosa sia l'amore e se sarò mai alla sua altezza, quindi per ora, meglio non incasinare le cose.

A risvegliarmi dai miei pensieri sono le sue labbra che si poggiano sulle mie.
Come se una scossa mi avesse colpito, mi sposto leggermente lasciandolo a bocca spalancata.
«Pensavo che...» prova a dire.
«Zeno, credo che a te interessi ancora Ester e viceversa. Credo che alla vostra storia avete lasciato della sospensione, quindi è con lei che devi stare. Io ho capito che tra noi non può funzionare, se avessimo colto l'occasione anni fa, poteva andare, ma dopo anni non più. Il presente non è fatto per un Zeno ed un' Harmony insieme. Il passato lo era, il futuro non credo. Quindi è giusto che tra noi rimanga questa amicizia» confesso.
«Tra noi due non ci sarà mai quella semplice amicizia. La nostra è ben oltre l'amore. Il nostro rapporto va ben oltre» quindi ha capito il mio discorso.
Ha capito proprio il punto a cui stavo andando a puntare.
«Harmony, stammi bene e spero che chiunque sceglierai, ti farà provare la felicità e non scegliere qualcuno a cui importerà solo di renderti la sua spina nel fianco» lo abbraccio.
Doveva finire proprio così tra noi due e ne sono contenta.
Incontrerò il mio lui o chiunque egli sia, incontrerò la mia persona.
Forse non so quanto sarò all'altezza dell'amore, ma so che esso è solo per i coraggiosi, se non ci proverò, non potrò mai dire di averlo vissuto.
Un giorno saprò chi sarà la persona che amerò quanto amo me stessa.

Contre les portes de la nuit // sightancDove le storie prendono vita. Scoprilo ora