capitolo cinquanta

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Tancredi

Lascio il libro sul prato e mi concentro su di lei.
La sua piccola fossetta la rende più adorabile.
Poi prendo una ciocca di capelli che le ricade davanti al viso e, sfuggita dalla coda che si è fatta prima, la porto dietro all'orecchio.
Penso a quello che mi disse stamattina nel nostro abbraccio.
Non voglio essere maleducato a chiederglielo, ma ho bisogno di sapere.
Siamo amici dopo tutto e quindi voglio sentirla parlare per ore.
«Questa mattina mi hai detto che tra te e Zeno è finita, come mai?» la osservo dal basso.
Continua con una mano a giocare con i miei capelli, senza farmi mai male, e l'altra poggiata sul prato al mio fianco.
Punta il suo sguardo prima difronte a sé, come se stesse cercando le parole giuste da dirmi, come se sta ricordando cosa sia successo tra entrambi, dopo lo riporta sulla sua mano che ferma un attimo il movimento tra i miei capelli.
«Beh, non so come possano essere andati i fatti di preciso, dato che me lo ha raccontato un mio amico e non ho parlato ancora con Zeno. Comunque ho saputo che lui ha baciato la sua ex e in questi giorni mi ha chiamato continuamente e l'ho ignorato» mi confessa.
«E perché non parlate per capire la situazione?» chiedo, non capendo.
«Non mi piace provare a chiarire tramite cellulare, preferisco farlo di persona, nel caso potrebbero esserci fraintendimenti» beh concordo pienamente.
«Hai ragione. Spero che risolviate, altrimenti se la vedrà con me» ed è vero.
Se lui la farà soffrire, lo prenderò a pugni.
Non dovrà calpestare la felicità di Harmony, perché lei merita il mondo. È sempre così gentile e sincera con tutti, che non ha bisogno dell'infelicità.
«Posso azzardare a farti una domanda un pò stupida?» chiedo.
Non voglio dirla così a caso, ma ho bisogno prima di sapere se posso.
«Dipende se è davvero stupida stupida oppure no» non lo so con precisione quanto potrebbe esserlo.
Forse poco o forse tanto.
Secondo me dovrebbe giudicarlo lei, non io.
«Non so, ma te la faccio lo stesso»
«Ti ascolto» mi sistemo seduto e lei emette un sonoro sbuffo, perché si stava divertendo a quanto pare a giocare con i miei capelli.
La fisso negli occhi e aspetto giusto cinque secondi prima di farla.
«Adesso siamo di nuovo amici? Nonostante ho incasinato le cose tra noi?» domando attendendo risposta.
Si catapulta ad abbracciarmi e cado di lato con lei sopra di me.
«Questa sì che era una domanda stupida. Ti pare che non possiamo essere più amici per un tuo sbaglio?» okay, lo ripeterò all'infinito, lei ha un cuore grande e merita tanto.
Il suo respiro è sul mio collo.
La stringo forte tra le mia braccia.
Non voglio lasciarla andare.
Non più e per nessuna ragione.
Le accarezzo i capelli.
Nonostante faccia caldo, sto così bene.

Non si sa quanto tempo avevamo passato stretti in quel modo l'uno all'altra, ma nessuno dei due voleva staccarsi.
Mi sentivo bene.
Mi sentivo felice.
Mi bastava solo lei per tutto ciò.

Il resto della giornata lo avevamo passato tra stare chiusi nel suo appartamento, con il condizionatore acceso per il troppo caldo.
Avevamo mangiato il gelato in vaschetta, che lei aveva nel freezer.
Poi per cena avevamo ordinato MC donald's e iniziato insieme una serie TV, che abbiamo guardato fino all'ultima puntata.
Cioè avevamo passato tutta la notte incantati e presi da quella serie, che non ci eravamo accorti dell'orario.

«Che episodio è?» chiedo.
Lei muove il mouse e appare la scritta 1×8.
«È l'ultima» aggiunge.
Guardo l'orario e leggo sul display dell'orologio a muro, le 2:05.
Direi che è davvero fantastico.
Ma tanto nessuno dei due l'indomani ha impegni.
È estate.
Siamo in vacanza.
Lei per adesso non ha università, quindi è tutto okay.
Poi come stabilito da un mio calcolo mentale, la serie finisce alla mia ora programmata.
Va beh, che poi non ci vuole un genio a fare due più due, per sapere a che ora termina.
La seguo in camera e mi tolgo la maglia, lasciando solo il pantalone.
Non voglio nel caso si drammatizza a vedermi in boxer.
Lei si chiude in bagno e poi ritorna soffermandosi sul mio petto.
Dopo qualche secondo distoglie lo sguardo e posso notare le sue guance rosse.
Successivamente nel silenzio della stanza, spegne la luce, mentre una piccola è accesa e illumina sfocatamente il resto.
Mi sistemo sotto le coperte e lei mi raggiunge, appena si assicura di non aver dimenticato qualcosa da fare.
E in breve tempo ci addormentiamo stretti l'uno all'altra.

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Ehilà, come state?

Contre les portes de la nuit // sightancDove le storie prendono vita. Scoprilo ora