Harmony
Sono giorni che oramai sono rinchiusa in casa a studiare e se non sono qui, vado in biblioteca.
Non pensavo che già da subito all'università si studiasse. Ma in fin dei conti ho scelto io di laurearmi, quindi i sacrifici li dovrò pur fare.Esco dalla biblioteca e il cielo è coperto da nuvole grigiastre, che non danno posto al sole. È sicuro che a momenti piova.
Inizio a camminare a passo spedito verso casa.
Sono abbastanza lontana per arrivarci prima che sicuramente possa piovere.
Se il tempo giocherà a mio favore, posso arrivare a casa.
Stringo tra le mani le spalline del mio zaino Kanken e aumento ancora di più il passo.
Non sono amante della pioggia. Non mi piace a fatto. È così nostalgica e cupa.
Poi ho una piccola paura dei fulmini, perchè quando cadono non sai mai dove colpiranno.
Cammino con il capo abbassato e sul mio braccio scoperto, da una semplice t-shirt a mezza manica, cade una goccia.
Sollevo lo sguardo e in quell'istante le gocce iniziano a farsi sentire.
Cerco anche un solo negozio lungo la strada dove possa ripararmi, ma nulla.
In questa via che ho preso non ci sono negozi, né tanto meno palazzi con la porta d'ingresso aperta solo per potermi riparare.
E poi a qualche metro di distanza, la vedo una porta che si apre ed un ragazzo entra con l'ombrello. Beato lui che se lo era portato a presso.
Faccio finta di nulla, tanto non credo che il ragazzo possa sapere se io abiti in questo palazzo o meno.
«Ragazzina, stai attenta a dove metti i piedi» dice il moro mentre per sbaglio gli urto addosso.
«Scusami, non l'ho fatto a posta» e nel frattempo mi lascia entrare.
Mi guardo attorno e rimango nell'atrio.
Prendo il cellulare dallo zaino e controllo l'ora.
Sono le 19:30.
Dovrei essere a casa a cenare fra poco.
Trovo tra i contatti Angelica e la chiamo.
Al secondo squillo risponde.
«Angy, scusami il disturbo ma non è che potresti venirmi a prendere?» chiedo.
«Non ho l'auto. L'ha presa Stella che è uscita con un ragazzo e torna verso mezzanotte, se non anche oltre» bene.
«Oh, okay. Allora non preoccuparti, rimango qui finchè non smette»
«Sicura? Se vuoi posso far venire qualche mio amico a prenderti»
«No no grazie. Posso benissimo aspettare»
«Va bene. Ci sentiamo se hai problemi»
«Mh sì, ciao» e chiudo la telefonata.
Per tutto il resto della mia chiamata, a quanto pare il ragazzo è rimasto ad ascoltarmi.
A quanto pare non aveva altro da fare che origliare.
Lo guardo e volta subito la testa di lato e va verso le scale.
«Non volevo ascoltare la tua conversazione, dato che fuori piove, ti va di salire in casa e ti cambi quei vestiti fradici?» domanda.
«Che? Io non vado a casa di sconosciuti e tanto meno indosso i loro vestiti. Se questo è un nuovo modo di rimorchiare, allora hai sbagliato di grosso» vado verso la porta, la apro ma in quel momento nel cielo si sente un tuono e salto leggermente dallo spavento. Inoltre inizia a grandinare.
Fantastico.
Richiudo e mi allontano di poco dalla porta.
«Il mio non era un modo per rimorchiare. Sei una bella ragazza, ma non il mio tipo. Sono già interessato ad una e poi con me ci abitano anche altri ragazzi e oggi ci sta anche la ragazza di uno di loro. Quindi non ho intenzione di fare proprio nulla» e noto che il suo discorso infatti non ha doppi fini.
Se insieme a loro c'è già un'altra ragazza, potrei stare tranquilla, vero? Non succederà niente, giusto? Nel caso mi rinchiudo nella prima stanza che mi capita e chiamo la polizia.
Mi avvicino a lui, non di troppo e lo seguo mentre sale le scale.
Arriviamo al quarto piano, inserisce le chiavi e appena entriamo c'è un soggiorno enorme.
«Ciao ragazzi» saluta i suoi amici.
Mi guardo un pò disorientata e poi i miei occhi cadono ai ragazzi seduti sul divano.
Uno con le punte bionde, poi una ragazza sulle gambe di uno con i capelli neri.
Mi sembrano visi familiari. Come se li avessi già visti da qualche parte, ma non ricordo.
«E lei chi è?» chiede quello con i capelli neri.
«Era qui sotto e dato che piove forte, le ho chiesto di salire. Credo che non abiti qui nei paraggi, giusto?» verso l'ultima frase mi guarda. Annuisco per dare conferma ai suoi pensieri.
«Regà, quando se mangia?» e quella voce. Così troppo familiare.
Lo fisso, ricambia e sorride.
«E tu da dove sbuchi?» mi chiede Tancredi.
«Un 'ciao, come stai' poteva andar bene» rispondo.
«Scusami. Come stai? Sono giorni che non ti vedevo al parco e mi sono preoccupato, anzi pensavo che ti fossi dimenticato di me» mi dice.
«Io sto bene, solo stressata dal troppo studio ed era questo il motivo per cui non sono venuta più» ammetto.
Continuiamo a guardarci finchè il nostro momento non viene interrotto dal ragazzo che mi aveva chiesto di salire.
«Voi due vi conoscete già?» e alla sua domanda, Tancredi annuisce.
«È lei la ragazza anonima che ho incontrato al parco» aggiunge.
«Incantato dalla sua presenza» dice il moro.
«Non sono mica una regina a cui devi rivolgerti in questo modo» confesso.
«Lasciali perdere, sono così. Comunque vieni a cambiarti altrimenti ti prendi un malanno» lo seguo verso una stanza.
Dall'armadio prende una felpa e un pantalone da tuta.
«Di solito non presto mai i miei vestiti a nessuno, ma non voglio essere la causa della tua febbre. Il bagno è la porta di fronte» lascio lo zaino vicino la porta, afferro i vestiti ed entro in bagno.
Tolgo i miei zuppi di acqua e metto quelli.
Sono larghissimi.
Non ho mai indossato abiti maschili, ma questi sono tipo il triplo di me.
Raggiungo la camera e Tancredi mi toglie i miei vestiti di mano.
«Vado a metterteli nell'asciugatrice» lo ringrazio sotto voce e se ne va.
Ritorna qualche minuto dopo.
«Come mai sei da queste parti? Anzi non so nemmeno dove abiti» ammette.
«Bè, sono a una ventina di minuti da qui, ma ero andata a studiare alla biblioteca qui vicino e di certo non potevo sapere che a momenti potesse portare pioggia» dico.
«Comunque stai bene con i miei vestiti» abbasso la testa per il leggero rossore che sento sulle guance.
Non ho mai arrossito per un complimento. Non ci davo nemmeno peso quando me li facevano. Sta volta invece sembra diverso. Sembra esserci più sincerità.Passiamo qualche minuto in camera in silenzio.
Nessuno dei due vorrebbe romperlo, ma ad interromperci è il ragazzo che era seduto prima sul divano dai capelli un pò biondi.
«Se vorreste venire di là a cenare» ci dice.
Ci alziamo in contemporanea e raggiungiamo la cucina.
Oltre ai quattro di prima, c'è anche un altro ragazzo.
«Ah, prima non abbiamo fatto le presentazioni. Lui è Emanuele, detto Lele» indica quello che è venuto a chiamarci.
«Lui è Diego» indica quello che mi ha chiesto di salire.
«Loro sono Marta e GianMarco» punta il dito alla coppietta.
«E l'ultimo arrivato che prima non c'era, è Valerio» bene. Se non sbaglio dovrebbero essere loro i Q4. Non voglio fare la figura, quindi preferisco non chiedere nulla.
«E tu saresti?» chiede Valerio.
«Sinceramente non mi ha mai detto il nome e ancora sto cercando di capirlo» interviene al posto mio Tancredi.
Ma non posso fare la stupida e non presentarmi, giusto? Almeno toglierò ogni dubbio al ragazzo. Chissà a quali e quanti nomi avrà pensato.
«Sono Harmony» dico.
«Oddio! È un nome stupendo!» esclama Marta.
«Ti dona» prorompe Valerio.
«È fantastico!» dicono Diego e GianMarco.
«Grazie».
«Non avevo mai pensato che fosse questo. Cioè mi son venuti in questo periodo così tanti nomi, ma Harmony mai» sorrido per il suo lieve imbarazzo.
Ci sediamo a tavola e nel piatto mi trovo una mozzarella più grande di me.
Oggi è tutto più grande rispetto a me.
Per la durata della cena io resto in silenzio mentre loro parlano di un qualcosa che non sono a conoscenza.---
Non odiatemi.
Sono giorni che scrivo e riscrivo questo capitolo non avendo molte idee e lo cancello perchè non mi piace. Però questa è la volta buona.
È anche il più lungo per adesso, quindi spero che la tanta attesa, possa essere rimpiazzata con questoSecondo voi cosa potrebbe accadere a #7embre?
E cosa potrebbe essere la sorpresa Tankele?
STAI LEGGENDO
Contre les portes de la nuit // sightanc
Hayran KurguTancredi è sempre sommerso da like, tag e qualunque cosa che faccia parte del mondo del web o di chi è diventato popolare grazie a quello. Ama i suoi fan e quando gli chiedono autogragi o foto, ma in tutto ciò c'è un lato negativo: non ha più la sua...