capitolo trentotto

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Harmony

Mi sento così bene.
In più questa notte ho dormito come un angelo e vorrei poter prendere il cellulare e vede che ore siano, ma preferisco di no.
Anzi mi volto verso il ragazzo biondo, che anche stanotte mi ha tenuto stretta a sé e lo fisso.
Ha gli occhi chiusi.
I capelli scombinati.
Le labbra rosee, che il giorno prima erano poggiate sulle mie.
Chissà se per lui ha significato qualcosa o sono solo io che mi sto creando filmini mentali.
Voglio delle risposte, ma non è che così dal nulla gli chiedo se gli è piaciuto, se ha significato qualcosa, se anche lui prova qualcosa per me.
Cioè è stato così gentile e carino negli ultimi due giorni, che non so davvero come interpretare il tutto.
Involontariamente poggio una mano sulla sua guancia e gli scosto qualche ciocca di capelli ricaduta sul viso.
«Così mi consumi e le altre persone non potranno avere niente di me» bisbiglia con voce roca.
Cavolo!
È sveglio.
Oh, capperino secco.
E adesso?
Cosa faccio?
«Io, ehm...» livello imbarazzamento: super alto.
Apre gli occhi e ride.
Sta per caso ridendo di me?
Ovviamente, se no di chi altro?
Siamo solo noi due in questa tenda.
«Tranquilla, puoi continuare. Mi piace» abbasso lo sguardo e no, non dovevo farlo perchè va a finire sul suo scollo a V e si intravede il suo petto.
«Harmony?» mi solleva con la mano precedentemente poggiata al mio fianco, da sotto il mento.
Mi stampa un bacio sulle labbra.
«Mi piace quando arrossisci per me. Ti rende ancora più attraente, ma la tua bellezza rimane unica» e adesso, chi si riprende.
«Anche tu... Mi piaci» riesco a dire dopo aver balbettato.
«Allora avevo torto»
«Su cosa?»
«Prima di raggiungerti per dormire, ho chiesto a Julien se fossi impegnata con qualcuno e lui mi ha risposto negativamente, ma che quando ci siamo baciati, si è accorto di qualcosa. Pensavo che mi fossi sognato il tutto e che tu non fossi interessata a me. Invece mi sono sbagliato»
Sorrido.
Abbiamo avuto gli stessi pensieri.
È troppo tenero.
E senza pensarci su troppo, mi avvicino alle sue labbra appropriandomi di esse.
Mi bacia con dolcezza, con desiderio.
Socchiudo le palpebre, per lasciare il mondo esterno fuori da ciò.
Mi morde leggermente il labbro inferiore e gli lascio accesso alla mia lingua.
La sua entra in contatto con la mia.
Si muovono all'unisono.
È come se stessero danzando.
Lui si fa leva su un gomito, finendo sopra di me.
La sua bocca poi finisce sulla mia guancia, scende sulla mascella fino al collo.
Si sofferma lì per qualche secondo.
Ritorna sulle mie labbra mentre una sua mano va a finire sul fianco.
Le mie mani dietro al suo collo, tirando dolcemente di tanto in tanto i suoi capelli.
Si stacca e porta le sue labbra sulle mie clavicole.
Quando sta per scendere un pò più giù, lo blocco dalle spalle allontanandolo di poco.
«Io...» inizio, ma non so come continuare.
«Tranquilla, capisco. Non vuoi affrettare le cose e sono stato uno stupido. Mi dispiace»
«Non c'è bisogno che ti scusi, non potevi saperlo perchè ti stavo lasciando fare» ritorna al suo lato, guarda qualcosa al cellulare e si mette seduto.
Mi lascia un bacio a stampo e se ne esce.
Rimango lì a fissare un punto indefinito davanti a me.
Non capisco se se la sia presa oppure non so che altro pensare.
Solo quando la cerniera viene aperta, mi distraggo.
«Mony, successo qualcosa?» entra Gen, seguita da Ester e Ruth.
«Le altre?» chiedo, cercando di cambiare discorso.
«Dormono ancora, ma non cambiare discorso con me» alzo gli occhi al cielo.
«Cosa ve lo fa pensare che sia successo qualcosa?» continuo io.
«Io e Julien eravamo fuori a parlare insieme a Ruth, si sono dopo aggiunti Gaston e Genevieve, che a quanto ho capito si sono messi insieme, ma sorvoliamo questa parte. Il punto è che abbiamo visto uscire Zeno e lui ha chiamato Jul e Gas e si sono allontanati nel bosco, quindi abbiamo intuito fosse successo qualcosa» conclude il suo monologo Ester.
«Ci siamo baciati, lo stavo lasciando fare e mi stava piacendo finché è arrivato quasi vicino al seno e l'ho bloccato. Non gli ho detto che ancora lo sono, ma a parer mio stavamo affrettando le cose. Poi mi ha baciato prima di uscire e non sto capendo cosa significa. È arrabbiato con me perchè voglio andare piano?» dico.
«Oppure quando lo hai fermato, ha pensato che stesse sbagliando e quando fa così, ha bisogno di stare un pò da solo o in compagnia di ragazzi per chiarirsi le idee. Lo conosco oramai da due anni, più il tempo che siamo stati insieme, quindi non preoccuparti, vedrai che poi ti spiegherà» confessa la mora.
«Lo spero» e abbasso la testa, un pò delusa e gelosa dal fatto che lei ci sia stata insieme e lo conosce benissimo, mentre io in due anni di superiori che lo stalkeravo pure sui social, non sappia questo. Ma ovviamente è normale, perchè di certo una persona mica scrive tutte le volte sui social i sentimenti, le emozioni o quello che gli accade nella vita reale.
Sono stupida.

Più tardi, lui ancora non mi ha degnato di una parola.
L'ho osservato in silenzio mentre rideva con gli altri.
Di tanto in tanto mi lanciava occhiate, però non sapevo come interpretarle.
Erano buoni segnali oppure no.
Poi oggi è anche l'ultimo giorno qui, domani si ritorna a Bordeaux e sabato parto nuovamente per l'Italia.
Vorrei chiarire la situazione prima che mi sfugga di mano e per noi non ci sarà nient'altro da fare.
Le ragazze decidono di andare a camminare e si portano dietro tutti quanti, lasciando solo me e Zeno in balia delle tende.
Mi chiudo nella mia cambiandomi per indossare il costume ed entro lentamente in acqua.
Sento il suo sguardo sulla mia schiena.
Trattengo il respiro e al centro del lago, scendo giù.
Rimango per una ventina di secondi per poi risalire.
Una volta tornata a galla, scosto i capelli davanti al viso e strofino le mani sugli occhi.
Una presa sui miei fianchi blocca qualunque altro mio movimento.
Mi sposta i capelli di lato e posa le sue labbra sulla spalla.
Lascia un piccolo bacio.
«Perdonami per prima» sussurra.
Poi ne lascia un secondo.
«Non volevo»
Un terzo sul collo.
«Dovevo capirlo»
Un quarto.
«Non dovevo accellelare le cose tra noi»
Segue un quinto sulla mascella.
«Mi dispiace davvero» mi volto e faccio combaciare le nostre bocche.
«Perdonato» gli dico dopo un bacio.
Le mie gambe si avvolgono intorno al suo bacino.
Le sue mani si fermano ai fianchi senza mai scendere sul mio sedere.
Tutto ciò sembra davvero perfetto.

Contre les portes de la nuit // sightancDove le storie prendono vita. Scoprilo ora