capitolo sette

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Tancredi

Dopo averla lasciata a casa, torno al mio appartamento dove trovo i ragazzi a guardarmi.
Seduti sul divano con i cellulari e insieme a loro c'è anche Simone, in arte Biondo.
Lascio le chiavi nella ciotola posa-chiavi e porto le buste della spesa in cucina.
Non avevo comprato nulla di surgelato, vero? Altrimenti si sarà scongelato una bellezza.
Le svuoto e riempio gli scaffali e il frigo, per poi passare dal salone diretto in camera, ma con un sorriso.
«Tanc, aspetta un attimo» faccio marcia in dietro e mi fermo di fronte a loro.
Sembrano un pò preoccupati.
«Sei sparito da questa mattina. Ti abbiamo chiamato, abbiamo chiesto a qualche amico se ti avessero visto, ma dove sei stato? Ci hai fatto preoccupare» parla Gian.
«Io...volevo stare un pò solo, anche se in teoria non ce so stato. Ho visto comunque le storie di Giulia e non mi importa di lei, anzi grazie ad una ragazza che ho conosciuto ieri, mi sono dimenticato di lei e mi sono divertito» dico quasi tutto d'un fiato.
Ma ancora il sorriso è presente ripercorrendo i momenti di oggi.
«Mi tradisci?» prorompe così dal nulla Lele con un ghigno beffardo.
«Idiota. Tu sei l'unico mio vero amore» e mi butto sopra di lui facendolo un pò gridare dal dolore.
«Piccolo bastardo» nel frattempo mi urla contro Diego, dato che gli ho dato una botta con il piede allo stinco.
Vale, Gian e Simo scoppiano in una risata mentre Lele mi stringe a sé.
Gli stampo un bacio sulle labbra per poi scendere dalle sue gambe.
«Ci sei mancato» si alza dal divano Vale e mi abbraccia.
«Anche voi» in poco tempo mi trovo circondato dai ragazzi in un abbraccio.
«Piccolo Tancredi cresce. Come si chiama?» bella domanda Simone.
E che diavolo ne so.
«In realtà non me lo vuole dire, cioè so che ha origini sia italiane e sia francesi, ma mi ha detto che il suo nome non riguarda queste due Nazioni. E in più non le ho chiesto il numero per non essere scortese» ammetto.
«Piccolo Tancredi non cresce più» continua sempre il Biondo.
«Ma sei serio? È la prima cosa è il nome e poi subito si chiede il cellulare. Ti devono insegnare tutto» mi sgrida Vale.
«Non è che per caso è trans e non vuole dirti per l'appunto il nome?» domanda Diego.
«Cosa dici!? È una donna e lo si capisce da molte cose» dico.
«Tipo il seno rifatto? O i tremila chili di trucco?» chiede Gian.
«No affatto. Ha una semplice prima abbondante di seno, il viso paffutello e dolce, senza nemmeno un grammo di trucco. Proprio zero, tutta acqua e sapone» confesso.
«Solo da acqua e sapone. Acqua e sapone» si intromette Lele, cantando la canzoncina della pubblicità.
Tutti lo guardiamo scoppiando per l'ennesima volta a ridere.
Devo dire che tutto ciò mi era davvero mancato.
Le loro battute.
Le loro risate.
Le loro litigate.
Le loro prese per il culo.
I loro modi di conquistare una donna.
Tutto.
Ed ora sono tornato. Voglio godermi i miei amici e non trascurarli per qualcuna che va e viene.
Quando troverò davvero una capace di amare e che ricambi, loro saranno i primi a conoscerla.

Torno nella mia stanza e per risollevare ancora meglio il mio umore, posiziono il cellulare alla sua solita postazione aprendo tik tok.
Scelgo tra i vari audio salvati qualcuno e alle mie spalle fa capolinea Lele.
«Facciamone uno Tankele?» alla sua domanda non posso che rispondere affermativamente.
Ne trovo uno che potrebbe essere una specie di "botta e risposta" tra due persone e clicco sul timer.
Dopo tre secondi parte l'audio.
Al termine gli dò un bacio sulla guancia.
Nonostante lui sia il terzo in ordine di decrescenza nei Q4, sembra il più piccolo per quanto è tenero. In realtà scambiano anche me per il piccolo, quando alla fine sono il più grande di qualche settimana a confronto con Gian.
Oltre a quell'audio ne facciamo degli altri, di cui ne pubblico solo due.

Il mattino seguente ho voglia di andare al parco con l'intento di beccarla.
Questa notte ho pensato a dei possibili nomi e me li sono segnati sulle note del cellulare. Mi sono anche aiutato con google per poterne trovare di più.
Chissà se lo indovinerò.
Indosso un paio di jeans e una felpa, dato che oggi fa particolarmente freddo.
L'autunno inizia a farsi sentire.
Prendo le chiavi dell'auto. Anzi cambio idea, preferisco andare a piedi.
«Dove stai andando?» mi domanda Diego.
«Alla ricerca della misteriosa ragazza» gli rispondo e un sorriso mi spunta all'improvviso.
Scendo le scale, esco dal portone del palazzo e mi dirigo al parco.
È a soli quindici minuti da qui, né troppo lontano né troppo vicino.
Una volta arrivato, scosto le lunghe foglie del salice facendomi spazio ed entro nel mio mondo.
Ancora non c'è.
Devo impararmi pure gli orari in cui ha lezione, così da sapere qualcosina in più.
Attendo.
Nel frattempo mi stendo sull'erba.
Qui sono riparato dal leggero vento.
È come una sorta di casa che ti protegge.
Fisso i suoi rami.
Le sue foglie che ondeggiano e lasciano un pochino entrare la luce del sole.
Non c'è ombra di api o vespe. Fortunatamente.
Nemmeno di altri insetti o ragni a popolarlo.
È inabitato e solo. Come per la maggior parte delle volte mi sento io. Perchè per essere soli non bisogna esserlo fisicamente, per molte volte è la testa che si isola, mentre al di fuori c'è tanto rumore e gente che cerca di fare conversazione. Ti senti tipo inadeguato in alcuni posti.
Socchiudo gli occhi.
E ancora aspetto.
Sono qui da non so quanto e non ho voglia di guardare l'orario.
Può darsi che oggi ha giornata piena di lezioni.
Prendo il cellulare e noto l'ora.
11:57.
Okay, aspetto ancora una mezz'ora.

Il tempo passa e della ragazza dai lunghi capelli castani, niente.
Nessuna traccia.
Non è che dovrò chiamare "Chi l'ha visto?".
O forse sono io che sto attendendo qualcuno che non arriverà mai.
Sono uno sciocco.
Non ci siamo nemmeno dati appuntamento ed io la sto aspettando così.
Idiota!
È meglio che ritorno a casa.
Mi sollevo dalla mia posizione e cammino spedito al mio appartamento.
Arrivo ed apro la porta.
Sono un pò deluso, ma non da lei, da me stesso come sempre.
Ogni cosa che io faccio, sembra che la sbaglio.
«Tanc, successo qualcosa?» quasi salto dallo spavento. Non mi ero accorto che sul divano ci fossero Lele e Diego.
«Più o meno» dico.
«Vieni qui» mi fa segno Lele di mettermi tra i due.
Mi siedo.
«Racconta signorino» mi incita Diego.
«Non si è presentata» rammarico.
«Allora non è adatta a te» prorompe Lele.
«Non è colpa sua, ma mia. Non ci siamo nemmeno detti un giorno, nel caso, per rivederci. Ho sbagliato io come sempre, non volevo correre troppo» ammetto.
«Tanc, smettila di darti sempre continue colpe. Tutti sbagliamo e pochi lo sanno ammettere, però per ogni cazzata che fanno gli altri, tu non centri nulla. Mettiti l'animo in pace. Sei un ragazzo davvero stupendo che però da troppo a chi non merita. Se nel caso è destino, la ragazza la rincontrerai e le chiederai per una volta per tutte il numero di telefono. Adesso venite a mangiare che è pronto» spunta dalla cucina Valerio e fa un lungo discorso.
Per quanto Vale possa sembrare uno stronzo o qualunque cosa, sotto sotto è il più saggio di tutti.

Contre les portes de la nuit // sightancDove le storie prendono vita. Scoprilo ora