capitolo trentatré

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Harmony

Sono giorni che nella mia mente ho solo lui e le sue braccia tra cui stavo così bene.
Le sue braccia che mi davano conforto.
Protezione.
Affetto.
In quelle braccia mi sentivo stranamente bene.
Quella sensazione che chiunque conosce, quando si dice che in quell'abbraccio ti senti a casa.
Fino ad ora non pensavo davvero che esistesse un tale posto da chiamare così, ma le sue braccia lo erano.
Era diventato da soli cinque mesi la mia casa.
È bello poter considerare un amico come una casa, perchè sai che è raro che ti volti le spalle.
Certo esistono amicizie che dopo anni e anni fuggono quando tu hai bisogno, però poi ne esistono delle altre, quelle inaspettabili di amicizie che durano e sono le più belle.
Ecco, io e Tancredi siamo quell'amicizia inaspettabile, perchè mai avrei creduto di incontrare un ragazzo così dolce e che non ti annoia mai e diventarci amica.
Lui è un ragazzo speciale, ma tanto.
È unico.
È carino.
È sincero.
È davvero tante cose messe assieme.
Vorrei dire più di questo.
Vorrei parlare di lui per un tempo indefinito.
Vorrei descrivere meglio della nostra amicizia, ma secondo me questo è ciò che conta.
E nient'altro.

«L'aereo per Mèrignac sta per atterrare. Si avvisano i gentili passeggeri di allacciare le cinture e di non alzarsi durante l'atterraggio» mi risveglia dai miei pensieri la voce metallica di una hostess.
Faccio come detto e aspetto che il mezzo sosti sulla terraferma.
Guardo dal mio finestrino l'aeroporto che man mano diventa sempre più grande, mentre atterriamo.
Appena metto piede sul suolo francese, tiro un sospiro di sollievo perchè a distanza di metri e dopo quasi otto mesi dalla mia partenza in Italia, riabbraccerò i miei genitori e il mio piccolo Sammy.
Prendo le valigie e mi faccio strada tra le miriadi di persone che vanno in tutte le direzioni. C'è chi corre pronto a partire, chi va verso i propri cari, chi dovrà attendere per prendere un volo, chi aspetta un taxi all'esterno.
Cammino passando davanti ai taxi, qualcuno pensa che debba prendere uno di essi e altri provano a chiamare la mia attenzione, ma io vado spedita verso la limousine nera dove Matthew, l'autista, mi attende.
«Ehy Matthew» dico in francese.
«Ciao signorina. Pensavo che stando in Italia si fosse dimenticata della nostra lingua» ammise lui afferrando le mie valige e metterle nel bagagliaio.
«Mamma e papà sono a lavoro?» per l'appunto mi aspettavo loro qui insieme a lui.
«Sì, signorina» lui mi apre lo sportello ed entro.
Matthew non lavora con i miei da molti anni, ma tipo da cinque.
I miei decisero di volere un autista quando si accorsero che ne era davvero necessario.
Ancora non capivo in che modo, ma dopo oggi capì.
Dopo una ventina di minuti a girare tra le strade di Bordeaux, passando dalle campagne, arrivammo davanti alla villa.
Il cancello automatico si apre ed entriamo.
Scendo dall'auto e osservo la struttura che mi si para davanti.
Il verde dei giardini attorno a me e la piccola fontana con Venere al suo centro sulla mia sinistra.
«Le porto su queste» irrompe nella mia ispezione dei ricordi, Matthew.
«No no, posso fare da sola»
«Fidati, io le porto nella sua camera, lei vada dal suo cane che l'aspetta nella sala delle feste» volevo chiedergli perchè Sammy fosse lì, ma prima di formulare la frase, lui era già sparito.
Varco la soglia dell'ingresso e mi dirigo verso quella stanza.
«Sammy, sono a casa!» chiamo il mio animale.
Arrivo e la porta è chiusa.
L'apro pensando che sia chiusa a chiave, però per mia fortuna non lo è.
Sto per chiamare di nuovo il mio cane, ma mi blocco.
«Sorpresa e bentornata» urlano le persone presenti nella sala.
Mia madre, mio padre, mia cugina Genevieve con i miei zii, le mie due amiche Ruth e Dove, i miei amici Oscar, Gaston e Julien. E ovviamente anche Sammy, che salta giù dalle braccia di mia madre e corre scondinzolando verso la sottoscritta.
«Ehy patatino, mi sei mancato tanto» lo prendo da terra e gli accarezzo dietro l'orecchio, il punto che ama di più per essere coccolato.
Poi mi salutano tutti i presenti uno ad uno.
«Mamma, pensavo che tu e papà foste al lavoro» prorompo accanto alla donna.
«Nha, abbiamo preferito restare a casa per accoglierti e abbiamo invitato la tua comitiva di amici»
«Grazie»
Genevieve viene verso di me, mi prende a braccetto portandomi verso il divano dove sono presenti i miei amici.
«Quindi signorina d'altro mondo, adesso ci racconti tutto» dice mia cugina.
«Tutto tutto?» chiedo.
«Ovviamente» rispondono Ruth e Dove.
«Quindi devo parlare di gossip» affermo ad alta voce.
«Già» continua Genevieve.
«E vogliamo anche i dettagli» si intromette Gaston mentre lancia uno sguardo a mia cugina.
Quello sguardo non me la racconta giusta, dopo quando saremo sole, le domanderò se tra i due c'è qualcosa.
E così mi ritrovo a raccontare vagamente delle mie coinquiline, dell'università e di Tancredi. Ovviamente qualche dettaglio lo ometto, dato che non amo raccontare tutto di tutti agli altri.

Verso sera i miei amici se ne vanno e dopo cena, salgo in camera con mia cugina pronta a sapere qualcosa.
Mi metto comoda sul mio letto, mi mancava.
Sammy va nella sua poltroncina a dormire e Genevieve si distende a pancia in giù sul letto e i piedi a mezz'aria.
«Quindi, cosa c'è tra te e Gaston? Ho notato lo sguardo che ti ha dedicato e non era un semplice sguardo» ammicco.
«Ehm... nulla di ché, siamo usciti una volta insieme e ci siamo baciati, lui se n'è andato senza parlarmi, così dopo due mesi dall'episodio nessuno dei due ha proferito parola. Il tempo che siamo nella stessa stanza lo passiamo a ignorarci e molte volte l'ho sorpreso a guardarmi. E basta, solo questo» racconta mia cugina.
«Allora è un idiota, cioè si vede che le piaci davvero, ma ovviamente fa prevalere l'orgoglio maschile»
«Come qualunque ragazzo. Invece tra te e Tancredi non c'è davvero nulla?»
«E già, siamo solamente amici»
«Cooomunque i ragazzi di Pasquetta hanno organizzato un campeggio nel bosco. Oltre a noi sei, non so chi altro venga. Tu, ti unisci a noi?»
«Sì, è da tanto che non esco e mi diverto, la maggior parte del tempo lo passo a studiare come piace a me, ma voglio un pò di svago»
«Allora comunico agli altri, così ti aggiungono al gruppo».
Terminata la nostra chiacchierata, Gen e gli zii tornarono a casa ed io crollai stanca sul letto.

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Okay sono più di tre settimane che non aggiornavo.
Il motivo è che non trovavo le parole che volevo scrivere e quindi ho dato poi vita ad altri pensieri per questo capitolo.
È anche un pò più lunghino degli altri, per farmi perdonare della mia assenza.
Quindi adesso entrano in scena nuovi personaggi.

Spero che vi possa piacere.

Contre les portes de la nuit // sightancDove le storie prendono vita. Scoprilo ora