capitolo quattordici

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Harmony

È passata una settimana
Una settimana da quando Tancredi mi stava per baciare.
Una settimana che l'ho evitato.
Una settimana senza mai passare dal parco, con la paura di incontrarlo e non sapere cosa dirgli.
Davvero non sono arrabbiata con lui, può essere che sia stato un gesto involontario, ma se lo dovessi vedere, cosa potremmo parlare? Di come io mi sia sentita stupida dopo che lui mi ha chiesto mille volte scusa? Oppure di quanto lui abbia frainteso quel nostro momento?
Non lo so.
Sono giorni che mi sto tartassando la testa con queste domande, senza mai arrivare ad una conclusione.
Vorrei delle risposte, ma al tempo stesso ho paura di saperle.
L'ansia, l'agitazione e il nervoso mi stanno divorando. Poi l'Università non fa altro che aumentare queste cose ed io davvero non ce la faccio.
È tutto troppo insieme e per una come me, non riesco a gestire nulla.
Esco dalla biblioteca e il freddo fuori mi fa ragelare il viso. Fortuna che ho la sua felpa, ancora.
Non ho trovato ovviamente il modo di ridargliela e lui ancora non mi ha restituito i miei vestiti.
Cammino fino a casa facendo la mia nuova strada per arrivarci, senza passare dal parco.
Arrivo dopo venti minuti, salgo le solite scale ed entro.
Stella è vicino all'appendiabiti per prendere il suo cappotto.
Se lo sistema sopra, poi prende la borsa dal divano e mi passa accanto.
«Allora Angelica è in camera con le cuffie, io sto uscendo e in camera c'è una sorpresa» dice quasi tutta d'un fiato Stella.
Però rimango ferma alle ultime parole. "In camera c'è una sorpresa".
Il fatto è che non è il mio compleanno, nemmeno Natale o qualunque altra festività.
Ma non è che potrebbero essere venuti i miei genitori a trovarmi? Oh cavolo!
Stella se ne va chiudendosi la porta alle spalle.
Cammino a passo svelto verso la mia stanza, la apro e dei miei genitori non c'è ombra.
Mi sono sbagliata allora.
Però poggiato sul letto c'è un piccolo pacco con una rosa gialla.
Lascio lo zaino sulla sedia della scrivania e mi avvicino cauta.
Mi rigiro tra le mani lo stelo del fiore odorando il suo profumo.
La lascio cadere delicatamente sul letto prendendo il pacco.
C'è un piccolo bigliettino.
Lo apro e trovo una calligrafia non riconoscibile.
"Mi dispiace per quello che è successo settimana scorsa. Non era mia intenzione e non so per quale motivo stavo per fare quel gesto.
Spero che con questo piccolo regalo, mi possa far perdonare.
Tancredi💛 "
Ecco a chi appartiene.
Metto il biglietto accanto alla rosa ed apro il regalo.
Un bracciale con un piccolo ciondolo si fa mostra nella scatola.
Lo afferro e guardo cosa c'è scritto.
«Il faudrait essayer d’être heureux, ne serait-ce que pour donner l’exemple» mi giro di colpo quando sento qualcuno alle mie spalle parlare.
E poi lo vedo, lì sulla soglia della mia camera, poggiato allo stipite della porta e a guardarmi.
Dove stava fino ad ora? Perchè non l'ho sentito arrivare?
Però devo dire che il suo francese non è male, pensavo che non sapesse la pronuncia e invece, mi sorprende.
«Lo so, non sono molto bravo in francese. Spero che ti piaccia. Non è molto, perchè non conosco bene i tuoi gusti, ma avevo trovato questa frase del tuo poeta preferito ed ecco...» non gli lascio finire la frase.
«Grazie» dico abbassando lo sguardo.
«Vuoi che te lo metta?» annuisco.
Si avvicina, prende il braccialetto dalle mie mani, gli porgo il polso sinistro e i suoi polpastrelli vengono a contatto con la mia pelle.
È così delicato.
Alzo lo sguardo verso di lui e mi osserva.
Ed ecco che le domande che per tutta questa settimana avevo per la testa, mi stavano riaffiorando.
In realtà adesso non le volevo conoscere quelle risposte, non mi importava saperle.
Volevo solo essere felice in questo momento con questo ragazzo per me ancora in parte misterioso.
«Non so se ti andrebbe, ma avevo prenotato un tavolo ad una pizzeria in centro» prorompe.
«Per me va bene» ammetto.
«Okay» si gratta la nuca per il nervoso, credo.
Non si aspettava che accettassi?
«Quindi dammi cinque minuti e mi cambio» dico.
«Non ce n'é bisogno, stai bene così con la mia felpa. Oh, ti ho lasciato i tuoi vestiti lì» e soltanto adesso posso notare di una busta bianca vicino all'armadio.
«Grazie ancora Tancredi» lo ringrazio per l'ennesima volta.
«Di nulla, Harmony» mi piace quando pronuncia il mio nome. Fa un certo effetto mai provato prima.

Saluto Angelica dicendole che vado a cena fuori con Tancredi e i suoi occhi sprizzano gioia ovunque. Ma perchè le mie coinquiline pensano che per forza tra me e questo ragazzo possa nascere qualcosa?
Io continuo a ripeterlo che lui fra tante ragazze che gli vanno dietro, non sceglierà mai una come me che nemmeno prova qualcosa nei suoi confronti, se non una specie di "amicizia", potrei dire.
Non capisco quale sia il nostro rapporto o come definirlo.
Non sono sua fan.
Non sono innamorata di lui.
Quindi come potrei definire tale cosa?
Non saprei proprio.

Saliamo in auto e dopo una quindicina di minuti per arrivare in centro, trova parcheggio e camminiamo fino al locale.
Entriamo ed è molto accogliente e ben allestito.
Sembra quasi una pizzeria di lusso.
«Non farti ingannare dagli arredi» mi sussurra all'orecchio il ragazzo al mio fianco.
«Salve, avete prenotato un tavolo?» si fa avanti una ragazza dai capelli dorati legati in una coda alta in uniforme.
«Sì, a nome di Tancredi Galli per due persone» dice il castano.
La cameriera guarda su un'agenda, per poi rivolgerci l'attenzione.
«Allora seguitemi» attraversiamo la sala, saliamo delle scale e arriviamo ad un piano completamente all'aperto.
Se non ricordo male, questo tipo di piano si chiama Roof Garden.
In Francia molti locali ne sono pieni.
«Ecco a voi, questi sono i menù» continua la ragazza.
Ci accomodiamo al tavolo e guardo i nomi delle pizze. Ovviamente punto sulla classica mia preferita.
«Cosa scegli?» mi domanda Tanc.
«L'Americana, quella con patatine e würstel» dico.
«Okay, io una Diavola e per bere?» nel frattempo la cameriera scrive sul suo taccuino l'ordine.
«Un té alla pesca».
«E una coca-cola».
Poi la ragazza se ne va con i menù per poi ritornare tre minuti dopo con le bevande.
Giro la testa verso la mia destra e osservo da qui sopra il panorama di Milano di notte.
Giù ad illuminare la città ci sono i lampioni e su nel cielo, le stelle e la luna.
È così stupendo.
«Spero che ti piaccia qui» chiede implicitamente.
«Scherzi? Adoro!» ammetto.
Continuo ad osservare quel paesaggio e nel suo insieme, c'è anche il viso di Tancredi con un sorriso a dipingerlo.
Sembra tutto un misto di arte: la città, il cielo, il Roof Garden e lui.

Contre les portes de la nuit // sightancDove le storie prendono vita. Scoprilo ora