capitolo quarantadue

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Tancredi

Passo una settimana tra andare e tornare dal parco.
Mi rilasso ogni volta che sono lì.
È un posto magico, se così posso dire.
Nessuno che ti stressa.
Nessuno che ti distrae.
Solo tu e il tuo mondo.
Tutte le volte che ci sono andato, lei non c'era.
Ma da un lato meglio così, dall'altro mi manca molto la nostra amicizia.

Questa volta mi ritrovo a casa, perché i ragazzi si sono decisi a fare una giornata tutta nostra.
Non so cosa abbiano organizzato, so solo che l'ho saputo stamattina mentre ero pronto per uscire.
«Tanc, dove vai?» domanda Vale.
«In un posto» rispondo.
«Oggi non ci vai, io e i ragazzi abbiamo parlato delle tue sparizioni da quando siamo tornati in città, cioè anche mentre eravamo alla villa, non eri mai presente. Quindi abbiamo deciso che per tutta la giornata di oggi, starai con noi e la passeremo a fare qualche challenge, ma senza riprenderci per postarla su YouTube. E non dire di no» a quel punto mi sono ritrovato ad accettare per forza.
I ragazzi non vogliono mai un mio no, sono per di più costretto ad accettare senza il mio consenso.
Lo so che lo fanno per farmi distrarre e rendere felice, ma al parco mi sento meglio.
Suonano al campanello.
Mi alzo dal divano e vado ad aprire mentre Valerio corre in camera a mettersi qualcosa.
Gian, Diego, Lele, Marta, Jennifer e Peia.
Era da tanto tempo che non vedevo quest'ultima.
Comunque pensavo che sarebbe stata una giornata solo noi cinque, non pensavo che anche le ragazze ci sarebbero state.
Ma di certo non posso mandarle via.
Sarei una brutta persona.
Diego, Lele, Jennifer e Peia si siedono al divano, la coppietta al divanetto, io mi prendo la poltrona e Vale per terra.
«Allora, oggi ci divertiremo e faremo tornare il sorriso al nostro Tancredi, che oramai lo vediamo spento da mesi. Quindi abbiamo in mente un sacco di giochi e challenge da fare. Per questa giornata, non voglio bronci sulla faccia» esclama Diego.
Annuiscono tutti tranne il sottoscritto.
Quindi iniziano ad elencare una serie di tutto:
-Scarabeo
-Monopoly
-Risiko
-Just dance
-karaoke
-chubby bunny challenge
-whisper challenge
-non ridere
-obbligo o verità
L'ultimo ovviamente è il classico dei classici.
C

ominciamo a giocare nell'ordine che hanno stabilito, anche se Monopoly lo abbiamo deciso a togliere, poiché è quello che dura molto ma molto tempo.

Non ci fermiamo nemmeno quando è ora di pranzo, anzi mentre mangiamo, giochiamo al tempo stesso.
Solo se qualcuno deve andare in bagno ci fermiamo giusto due minuti.
E non stiamo neanche guardando il cellulare.
Per questo ci meritiamo un premio.
No, scherzo.
È bello quando passi il tempo con gli amici o in generale stando lontano dal cellulare.
Oramai siamo tutti dipendenti da quell'oggetto senza accorgerci del mondo esterno.
Ci basiamo a dei follower, dai social e lasciamo che questi continuino a manovrare le nostre vite, non badando a quanto è bello essere liberi ed essere dipendenti di noi stessi piuttosto di un aggeggio.
In queste ore sto riscoprendo dopo tanto cosa significa sorridere.
È così bello farlo tranquillamente, senza forzarti.
Per just dance scopriamo che non tutti riusciamo a fare quei balli, perché quelli di tik tok sono più semplici e non bisogna muovere tutto il corpo, per di più sono gesti.
Le ragazze sono quelle che se la cavano.
Lele anche.
Io, Diego, Vale e Gian siamo i peggiori.
Non andiamo nemmeno a ritmo o saltiamo alcuni passi.
Al karaoke si può dire che riusciamo a cavarcela e che siamo abbastanza intonati. Almeno qualche vicino non si ritrova con i timpani rotti.
Poi passiamo alla chubby bunny, dove vince Gian e Diego per un soffio non lo batteva.
Successivamente alla wisper challenge, dove nessuno capisce una parola e si inventa frasi totalmente diverse da quelle dette.
Alla non ridere, beh è complicata per tutti.
Marta è quella che perde per prima.
Poi la seguono Lele, Vale, Jennifer, Martina, Diego, Gian e alla fine cedo anche io.
Mi tengo la pancia per le troppe risate.

All'ora di cena, ci fermiamo giusto perché Vale e Gian vanno al Mc a prendere le ordinazioni già chieste per telefono mezz'ora prima.
Tornano e mangiamo.
Poi riprendiamo subito a giocare con obbligo o verità.

Scegliamo per le prime due partite verità, così poi man mano iniziamo a pensare per gli obblighi da fare successivamente.
Sinceramente non mi viene in mente nulla.
Non mi va di fare i soliti obblighi da bambini, quindi lascerò agli altri decidere.
Poi, così dal nulla arriva il mio turno e Diego sembra avere in testa un'idea, che mi spaventa.
Nel caso non dovesse piacermi, potrei sempre cambiare con una verità, se solo si giocasse normalmente, ma con le regole dei ragazzi, non puoi cambiare.
Quindi qualunque sia il mio obbligo, dovrò rispettarlo.
«Allora caro signorino, chiuditi in camera per venti minuti con Peia. Potete fare quello che volete, anche parlare o scegli tu» mi fa l'occhiolino alla parte finale.
Mannaggia a lui.
Io e la ragazza ci alziamo e mi segue in camera.
Chiudo la porta e mi siedo sul letto.
Lei prima si guarda attorno, per scrutare la mia nuova stanza e dopo decide di sedersi al mio fianco.
«Devo dire che sembra identica a quell'altra, solo che un pò più piccola, ma mi piace, perché si sente che c'è sempre un pò di te qui dentro» dice.
«E già» affermo.
Osservo il quadro che ho disegnato l'altro giorno.
Io osservo esso e lui osserva me.
«Sulla libreria c'è un libro in francese, hai imparato quella lingua che per tanto cercavo di dirti che è fantastica?» chiede emozionata.
«Sì, poco per volta sto imparando ed è bella» continuo sempre a tenere lo sguardo sul disegno.
«Tancredi, mi guardi un attimo?» quasi mi supplica.
Mi volto e punto i miei occhi nei suoi.
Perché per un attimo mi è sembrato di vedere altre due paia di occhi? Due nocciola che adoro?
Lei si avvicina lentamente.
Sento il suo respiro addosso.
Le sue labbra si posano sulle mie.
Comincia a muoverle.
Mi irrigidisco, ma non mi muovo.
Non la allontano. Non ricambio.
Non faccio nulla.
Preme di più e a quel punto mi sento in dovere di fare qualcosa.
Perché devo stare qui a rimuginare su qualcuno che mi vede come un amico, quando c'è a qualcuno a cui interesso?
Allora decido a ricambiare.
Socchiude la bocca e la mia lingua entra in contatto con la mia.
Sento il suo sapore in me.
La spingo e si distende mentre mi ritrovo sopra di lei.
Sposto una ciocca di capelli e scendo a baciarle la guancia, la mandibola e il collo, dove rimango un pò di più.
Poi risalgo alle sue labbra e ci stacchiamo di tanto in tanto solo per riprendere fiato.

Contre les portes de la nuit // sightancDove le storie prendono vita. Scoprilo ora