capitolo cinquantaquattro

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Harmony

Controllo la mappa più volte.
Da idiota non ho caricato il cellulare e quindi mi tocca vagare per questa cittadina sperduta, senza un cellulare e se devo chiamare non posso farlo.
Perché non mi son ricordata che dovevo caricarlo prima di partire?
Non lo so proprio.
Va beh, oramai il danno è fatto.
Tiro, per una stradina in salita, il mio trolley stando attenta che non si rompa e decida di farsi la discesa.
Mi poggio su un muro di una casa lì nei paraggi.
Il sole scotta e il cappello da pescatore che ho, riesce a tenermi la testa fresca, ma fa comunque caldo e sto camminando da mezz'ora.
Non so se sto andando nella giusta direzione.
Se avessi il cellulare non scarico, avrei scritto a Stella di venire a prendermi all'aeroporto, oppure se questo paesino non avesse le strade strette, il taxista mi avrebbe accompagnato fino alla mia meta. Invece mi tocca raggiungerla a piedi.
Spero solo di star andando nella giusta direzione.
Sono sempre stata brava a seguire le mappe, ma questa volta sembra come se stia sbagliando.
Non riesco nemmeno a leggere le vie, perché non trovo i cartelli che le indicano.
Devo stare calma e non agitarmi, altrimenti potrei sentirmi male.
Non trovo nemmeno qualche negozietto aperto.
Poi ci penso e ricordo che sono arrivata qui a mezzogiorno. Mi sembra ovvio che sono già chiusi.
Non ci sono neanche ristoranti per le vie che sto facendo.
Ma dove sta questa casa?
Guardo e riguardo la mappa di Stintino, che ho preso nel primo negozietto di souvenir, prima che chiudesse e da stupida non ho chiesto le indicazioni che mi servivano.
Continuo ad andare avanti per questa collinetta e una volta sopra, osservo il paesaggio.
Il piccolo paese si estende per la costa sarda e il mare è così limpido e chiaro.
Il sole è nel suo picco più alto e i suoi raggi si insediano tra le vie.
Prendo un sorso d'acqua dalla bottiglietta comprata dall'aeroporto e nel momento in cui mi sto girando per andare diretta non so dove, vengo bloccata.
«Harmony, sei arrivata! Pensavo che l'aereo tardasse» Stella compare alla mia sinistra da una via seguita da un ragazzo. È più alto di lei, di un biondo chiaro e due occhi nocciola.
«No. Era questa mattina, ma ho dimenticato di mettere il cellulare sotto carica e non sapevo come informarti» ammetto.
«Tranquilla, alla fine ce l'hai quasi fatta» dice.
«Perché dov'è casa tua?» chiedo guardandomi intorno tra le piccole casette nei paraggi.
«È quella piccola villetta là su» indica una casa dalle mura bianche e la ringhiera attorno. Ha due piani e sembra così carina.
«Comunque Harmony, lui è Sandro. Un amico di infanzia» stringo la mano al ragazzo che ricambia.
Stella con la coda dell'occhio ci guarda per poi andare avanti.
«Ti prendo la valigia. Chissà quanto hai camminato con questa sotto il sole» si porge di aiutarmi e lo lascio fare, perché sono davvero stanca.
Vorrei solo mangiare e riposarmi.
Entriamo in casa e Stella urla un "siamo tornati", che riecheggia tra quelle mura.
Una donna dai grigi capelli, un grembiule da cucina a ricoprirle i vestiti, un paio di occhiali neri sul viso, spunta dalla cucina.
«Mamma, lei è Harmony, la ragazza che ti ho parlato più volte, nonché mia coinquilina» sto per porgerle la mano, ma la donna mi stringe tra le sue braccia.
«Piacere di conoscerti Harmony» dice.
«Piacere mio, signora».
«Oh no! Non sono così vecchia, dammi pure del tu» afferma.
«Oh, okay» non so cosa dire o aggiungere e difatti Stella viene in mio soccorso.
«Vieni che ti mostro la stanza» la seguo, mentre Sandro rimane giù con la madre della mia amica.
Andiamo al piano superiore e ci sono quattro porte e Stella, da padrona di casa, mi spiega.
«Questa è la stanza di mia madre, quello accanto è il bagno. Poi questa è la mia camera e questa è quella degli ospiti, nonché tua per questa settimana» entro nella "mia" stanza e poggio la valigia ai piedi del letto.
Più tardi la svuoterò e sistemerò tutto nei cassetti.
La camera non è grande quanto la mia, nemmeno quanto quella dell'appartamento a Milano, ma è carina.
Scosto le lunghe tende dalla finestra e lascio entrare la luce del sole e l'aria esterna.
«Stella, posso farti una domanda?» chiedo voltandomi verso la ragazza, che ora è seduta sul comò e i piedi penzolanti.
«Dimmi» presta la sua attenzione per un attimo a me e poi la riporta sul letto.
«Tra te e Sandro, c'è qualcosa?» una leggera risata lascia le sue labbra.
Forse ho sbagliato? Cioè da come lui la guarda e da come lei mi è sembrata, pare che ci sia più della semplice amicizia.
«Harmony, se intendi che vuoi provarci, fallo. Io e lui siamo stati scopamici nel periodo delle superiori, poi ognuno per la sua strada. Anche se i miei amici dicono che lui sembra essere cotto di me, ma non li credo. Cioè se fosse così me lo avrebbe già detto, lo conosco e non è tipo che aspetta per dichiararsi, quindi non c'è assolutamente nulla» mi bastava solo un no come risposta, invece ha voluto darmi così tante spiegazioni e poi non voglio mica provarci.
La mia era stata solo curiosità.
«Tranquilla, non ci proverò lo stesso» affermo.

Dopo pranzo, mi butto sul letto a riposarmi.
Voglio dormire senza avere pensieri per la testa.
Ma il mio riposino pomeridiano dura circa due piccole ore, che la bionda viene a svegliarmi per andare a mare.
Oggo volevo solo dormire senza muovermi fuori casa. Ma con Stella non si può.
Poi mi ha anche stilato il programma di domani:
-sveglia alle 7
-mare
-alle 12:30 pranzo
-dopo tre ore di nuovo mare
-18 doccia e dobbiamo prepararci
-alle 22 festa in spiaggia
In tutto ciò dormirò davvero poco.
Però ho deciso io di venire qua, quindi devo smetterla di lamentarmi e cercherò di andare stasera a letto prima, quello è sicuro.

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Scusate l'enorme assenza, ma ultimamente non sto così tanto bene e quindi sto cercando di stare un pò lontana dai social.

Spero che questo capitolo vi possa piacere e per il prossimo, non so davvero quando lo pubblicherò.
Ci si vede

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 04, 2021 ⏰

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