battaglia finale

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I burattini di Aric e il re Dobran mi attaccarono insieme. Lanciai la nonna in un angolo e la bloccai lì, con un incantesimo di protezione che avevo imparato studiando in biblioteca.
Potevo effettuarlo solo un massimo di tre volte a persone e sprecava un bel po' di energia, ma ne valeva la pena. Non avrei sopportato di vedere la nonna ferita. Che sovrana ero? Già il mio popolo era in pericolo, non ci sarebbero state altre morti.
Schivavo i colpi e li sferravo con una potenza inaudita. Pensavo a tutto quello che avevo passato, molte disavventure e pochi momenti felici. Ed era tutta colpa di quel maledetto trono. Quell'odiosa profezia che si era compiuta su di me, il giorno che venni alla luce. Pensavo ai miei genitori. Erano entrambi morti, ma sono stati loro a concepirmi, e io non potevo ricambiare in nessun modo il loro affetto perché per me restavano estranei. In fondo i legami di sangue sono inutili. Un genitore può anche procreare ma la mano che curerà quel figlio, avrà per sempre un posto di diritto nel suo cuore.
"Non immaginavo che fossi migliorata in così poco... Ammetto di averti sottovalutata..." disse la regina, seduta sul mio trono con una gamba sull'altra.
"Te la stai prendendo comoda, regina. Fossi in te non sarei tanto serena..." risposi sferrando un calcio nello stomaco di Aric. Nel punto esatto si formò un buco nero, che si riempì di materia a mano a mano.
"Starò a vedere cosa sei capace di fare. Per ora, i miei burattini ti stanno dando filo da torcere..." mi punzecchiò. Evitai il suo affronto e le sue parole. Voleva distrarmi per impedirmi di essere concentrata sulla battaglia e gli avversari che avevo di fronte. Analizzavo con cautela le mosse. Su quei burattini doveva esserci qualche punto debole. Non potevano essere immortali. Mi abbassai perché il re Dobran lanciò un'ascia proprio in mia direzione che andò a colpire lo scudo della nonna e ritornò dal padrone.
"Non ci siamo... Devo capire dove colpire... Ma quale può essere il loro tallone d'Achille? Non vedo particolari lesioni ad occhio nudo...". Indietreggiai per riprendere fiato. Quei burattini erano instancabili inoltre. Sì nutrivano dell'energia della Regina. Ma come la risucchiavano senza attingere alla fonte diretta?
"Stai sprecando il tuo tempo, insulsa umana. Fino a quando ti limiterai alla difesa senza passare all'attacco" continuò Hicar per deconcentrarmi. Chiusi gli occhi. Avevo bisogno di riflettere. I burattini impugnarono ascia e spada e si alzarono in volo per un attacco dall'alto. Mi spostai con velocità dall'altra parte della stanza dove la regina era seduta.
"Presto! Qui!" urlò. Smorzai un sorriso. Quindi aveva paura di me in realtà. Il punto debole doveva essere su di lei, intuii.
I burattini mi circondarono. A destra Aric, a sinistra Dobran, alle mie spalle c'era la regina.
"Povera sciocca... Pensavi davvero di poter sconfiggere me. Pratico da anni la magia occulta. E questi due sono la mia opera migliore. Ma non disperare, una volta morta risucchierò anche i tuoi poteri, come ho fatto con tua madre. Peccato che ho mancato un briciolo, quel poco per mantenerla in vita..." rivelò divertita.
"Tu non sei degna dei miei poteri. I miei poteri non hanno nulla a che vedere con i tuoi!". La risata della Regina risuonò nell'intera Sala.
"Certo, come no... La tua parte oscura può essere considerata una sorella della mia magia... Sai perché tua madre e tu avete quel Potere? Perché su di voi incombe una maledizione. Colpisce tutte le donne della vostra stirpe..."
"Impossibile! Mi stai mentendo... I poteri della Terra sono questi... Vita e morte, è un ciclo continuo!" risposi scettica. Voleva manovrare i miei pensieri con quelle false informazioni. Gliel'avrei impedito.
"Povera ingenua! Sei davvero stupida come tua madre, non c'era da aspettarsi altro... Vuoi sapere una notizia ancora migliore? A scagliare la maledizione è stata la dolce nonna che t'ha cresciuta? E sai perché lo ha fatto? Perché tua madre era un'umana! Proprio come te!". Sgranai gli occhi. Mi voltai verso la nonna che scuoteva la testa e mi pregava di non darle ascolto.
"Tua nonna, la tua cara nonna... Ha cercato di uccidervi entrambe... Venne da me in un giorno di pioggia a supplicarmi di porre fine alle vostre esistenze... Ma qualcosa andò storto durante il rituale e al posto di morire, siete sopravvissute entrambe e avete assorbito quel Potere".
"Stai mentendo! La nonna non farebbe mai una cosa del genere! Mi ha cresciuta, mi ha trattata come una figlia... Ti proibisco di dire queste falsità!" gridai con tutto il fiato che avevo in gola. Sapevo cosa voleva. Vedermi debole e privata di tutti i miei affetti. Godeva nelle sofferenze altrui. Per questo aveva separato me da Okra e aveva inventato quelle storie sulla nonna.
"Non ti credo! Non credo alle parole di una Strega!" urlai, non facendo attenzione a quello che dicevo. Mi aveva portata alla pazzia, che tutta la rabbia cominciò a scorrere nelle vene come lava dalla bocca del vulcano, pronta a trasformare in cenere tutto quello che si trova sul suo cammino.
"Come hai osato chiamarmi? Strega? Non mi chiamavano in questo modo da tanti anni! Che faccia tosta! Burattini, uccidetela subito!" ordinò. Concentrai tutte le mie forze in unico punto e colpii con i palmi i due nemici, che volarono in aria. Mi accinsi a combattere contro la burattinaia, ma me li ritrovai alle calcagna.
"Sai che questo si chiama barare? Sono due contro uno. Questo non ti gratifica affatto, per cui mi rimangio il nomignolo di regina. Su di te è buffo" ironizzai, "della regina non hai né l'aspetto né la nobiltà". I burattini mi puntarono le armi alla gola ma improvvisamente la porta si spalancò e con una precisa mira, la spada di Okra e quella del re li infilzarono. Le armi dei burattini caddero, così me ne appropriai.
"Voi occupatevi di questi due... Io penserò alla Strega..." annunciai, mettendola alle strette. La donna rise di gusto e come un fulmine si spostò sull'ampia balconata del castello dove mi attendeva con sguardo di sfida.
"Ti ammiro per la tua audacia, nonostante tu sia inferiore, non demordi. Non temi la morte vero? Insulsa umana..."
"In questo momento ho intenzione di vivere per il mio bambino, e per vivere bene devo trasformarti in polvere...". Hicar scoppiò a ridere e i suoi occhi si colorarono interamente di nero. Ebbi un tremito. Era una visione spaventosa. Provai a muovermi ma le gambe non mi reggevano affatto. Come se stessi con i piedi nelle sabbie mobili.
"Posso ucciderti in qualsiasi momento e in qualsiasi modo, ahhh... L'energia del tuo bambino è così dolce per le mie papille..." disse, leccandosi le labbra in maniera disgustoda.
"Te lo vieto! Lo proteggerò ad ogni costo!". Raccolsi tutta l'energia che avevo e creai uno scudo sulla mia pancia. Il mio bambino non avrebbe risentito di ulteriori sforzi.
"Che patetica... Hai sprecato quel po' di energia che ti resta per questo scudo protettivo?". Mi sentivo molto stanca e l'incantesimo che mi aveva fatto non aiutava affatto. Avevano ragione quando parlavano di un potere irraggiungibile da parte di ogni reale del Regno. La sua coltivazione oscura l'aveva rafforzata in una maniera mostruosa.
"E fu così che la profezia mutò da una regina che salva il Regno a una principessa insulsa che lo porta alla rovina" scoppiò a ridere e al suo fianco apparì un bastone nero, con una testa di serpente.
"Muori, maledetta!" gridò, mentre il cielo raccoglieva fulmini e saette, sotto il suo comando. No. Non poteva finire così. Il male non poteva averla vinta. C'era una linea sottile che separava i miei due poteri, ero sicura che l'uno senza l'altro non potevano esistere. Dovevo abbassare l'energia negativa e dosarla al pari di quella positiva. Sì ma come? Osservai la collana di giada che mi aveva rubato Hicar. Dovevo assolutamente riprenderla. Lì dentro era contenuta l'essenza della farfalla blu di Toriiaka.
Attirai la collana a me sprigionando la mia energia. Hicar era tanto presa dal suo momento di follia che non se ne accorse. Quando l'ebbi tra le mani, tirai un sospiro di sollievo.
"Hicar! Io non sarei tanto spudorata, se fossi in te!" esclamai, mostrandole la collana, con la quale l'incantesimo dell'immobilità si era spezzato. Infatti la collana mi proteggeva dagli attacchi di magia esterni.
"No! Come hai fatto!... Be', non importa, tanto sei comunque in netto svantaggio!". Puntò il suo bastone verso me e cercò di colpirmi ma fu inutile.
"Questa collana, mia cara, mi protegge. È stata forgiata con il succo magico del Frutto di Toriiaka e l'essenza della leggendaria Farfalla Blu. Ciò vuol dire che sei letteralmente spacciata!".

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