la lettera

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Un giorno giunse a corte una lettera inaspettata. La destinataria ero io, per cui subito il sovrano mi fece chiamare. Anche Okra era presente. Una guardia la aprì per accettarsi che non fosse sospetta. Era un'usanza particolare di quel mondo avvelenare le persone con la carta. Bastava intingere poche gocce di veleno e inalarlo per morire all'istante.
"Mi sembra normale. Anche il colore non è particolarmente sospetto. L'odore è comune, quindi procederei alla lettura". La guardia si schiarì la voce, aprendola. Era di mia nonna, diceva che aveva fretta di vedermi e mi aspettava fuori le mura. Il mio cuore stava per esplodere dalla gioia nel sapere che era sana e salva, stavo per strapparla dalle mani della guardia ma Okra mi bloccò il polso.
"Non farti ammaliare, controlla la calligrafia prima" disse sospettoso. Annuii. La guardia me la mostrò, così potei controllare bene da vicino. Le linee morbide delle lettere e l'eleganza mi facevano presumere che fosse di mia nonna.
"È lei. Mia nonna ha ricevuto un'istruzione molto severa, il suo maestro le faceva ricopiare pagine intere di libri antichi per costringerla a perfezionarla. La sua calligrafia è la migliore che conosca. E questa è perfetta, non può essere che la sua" spiegai raggiante. Me la portai al petto contenta.
"Quando partiamo Sua Maestà?" domandai al sovrano che si lisciava la barba incolta.
"Visto che la situazione non è preoccupante, potete incontrare la nonna già questo pomeriggio. Ma state comunque all'erta. Okra ti farà compagnia con parte dell'esercito". Il principe abbassò il capo, intendendo che aveva afferrato il mandato. Mi ritirai nelle stanze tutta entusiasta. Cercai il miglior vestito da indossare. Mi feci bella come non mai, e questo solo per mia nonna. Volevo che vedesse quanto ero maturata. Volevo che vedesse quanta gioia provavo nel riabbracciarla. Mi adornai il viso con orecchini di perle, un rossetto lucido, fermagli intrecciati. La serva mi aiutò anche a raccogliere i capelli in una morbida treccia che scendeva lungo la schiena. Aggiunsi anche un po' di cipria al viso, per renderlo luminoso.
"Wow... Credo che lei sia la ragazza più bella mai incontrata prima d'ora" mi lusingò la serva, con i suoi dolci complimenti. Arrossii.
"Non dire sciocchezze... Sono una ragazza come tante..."
"Signorina lei è perfetta. Si guardi bene. Anzi si contempli. Ogni dettaglio del suo viso è fatto ad opera d'arte. Chi la guarda non può che ammirarla per la sua bellezza...". Le mie guance si tinsero di un rosso chiaro e anche la punta delle orecchie.
"Grazie be'... Non so che dire...". Bussarono alla porta e la serva andò ad aprire.
"Il principe la aspetta giù, è pronta?".
"Certo, prontissima...". Presi in mano i lembi del vestito e mi diressi verso le scale. Avevo anche delle scarpe con il tacchetto, per cui fu un po' complicato camminare. Nel giardino presi infatti una storta e lanciai un gridolino.
"Che è successo?" accorse Okra, guardandomi che massaggiavo la caviglia dolorante.
"Ah be'... Ho preso una storta ma nulla di grave...". Okra non mi rispose, semplicemente il suo cervello smise di funzionare perché era troppo impegnato a tenere gli occhi sulla mia scollatura.
"Ah... Aspetta ti aiuto..."
"No... Lascia stare faccio da sola...". Okra mi alzò di peso per prendermi in braccio e portarmi sul suo cavallo bianco.
"Questo è Ares, il mio cavallo preferito. Forse il mio unico vero amico..." mi confidò, aiutandomi a salire. Poi salì anche lui al galoppo e io ero incerta su dove mettere le mani. Okra me le prese e le strinse al suo grembo. Persi un battito. Da quando era diventato tanto dolce?
"Partiamo" avvisò gli altri soldati, per cui i cavalli presero a muoversi. Mi appoggiai alle schiena di Okra, sperando di non infastidirlo. Lui non si mosse, anzi mi sembrava che non gli dispiacesse affatto avermi così vicino.
"Non sei mai stata su un cavallo vero?"
"Mai, da cosa lo intuisci?". Okra scoppiò a ridere.
"Stai tremando come una foglia, suppongo tu abbia paura..." dedusse ingenuamente. In realtà il cavallo mi trasmetteva meno timore di quanto facesse lui. Il tragitto durò poco, ma comunque stavo così bene vicino a Okra che faticavo a staccarmi. Vidi la nonna seduta su un muretto che ci aspettava dondolando le gambe. Lo trovai un po' strano. La nonna solitamente non aveva l'abitudine di farlo. Okra mi aiutò a scendere.
"Nonnaaaa, finalmenteeee" urlai correndole in contro. La nonna sussultò e fece altrettanto. La abbracciai e lei ricambiò. Però in quell'abbraccio c'era qualcosa di non convincente. Non mi dava lo stesso calore del solito. Inoltre accadde qualcosa di strano alla collana, invece che surriscaldarsi, divenne di ghiaccio.
"C'è qualcosa che non va, nipote?" chiese, spostandomi i capelli dal viso.
"N...no, tranquilla... Come sei arrivata qui?". La nonna mi indicò l'uomo che era seduto sulla carrozza alle mie spalle. Era lo stesso che mi aveva permesso di entrare a Nervedi quel giorno.
"Ah... Di nuovo lui..."
"È una persona fidata..." commentò, lasciando subito le mie mani. La nonna si girò e camminò dritta verso lui. Anche quello mi rese dubbiosa. La nonna aveva la tendenza a curvare spesso la schiena. Raramente assumeva una postura eretta.
"Come mai non la segui?" domandò Okra, al mio fianco.
"Non so... Sento che c'è qualcosa di strano..."
"Cosa?". Non feci tempo a replicare che l'uomo sulla carrozza si alzò e con un balzo si lanciò sull'esercito. Lanciò una serie di sfere infuocate, sterminando metà scorta.
"Oh no! È un'imboscata!" esclamò Okra, mettendomi dietro di lui.
La nonna rise divertita. Ma la sua risata aveva un nonché di malvagio. Le sue vere sembianze si manifestarono. Aric era ritornata per uccidermi.

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