il ritratto della felicità

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Diventare madre mi aveva cambiata completamente. Dedicavo tutta me stessa a quel piccolo scricciolo, che mi guardava con i suoi occhioni blu sgranati, in cerca di attenzioni. Le sue ditine piccole e affusolate mi stringevano il pollice. Sapevo che era una caratteristica dei neonati, ma quando era il mio piccolino a farlo mi emozionava. Sembrava mi chiedesse di restare un altro po' con lui, a cullarlo e cantargli una ninna nanna. Il cuore mi esplodeva dal petto dalla gioia.
"Herot, ma quanto sei bello? La mamma non poteva mettere al mondo un bimbo più dolce e coccolone di te!" dissi, passando un dito sulle sue piccole labbra che formavano una deliziosa mini O.
"Regina, lo dia a me, è venuto uno dei ministri a discutere di alcuni affari con lei". Sbuffai annoiata. Odiavo occuparmi delle faccende burocratiche, soprattutto quando quest'ultime mi separavano da mio figlio.
"Lascia stare, ci penso io" si intromise Okra, salvandomi.
"Davvero? Hai sentito scricciolo? Papà mi ha permesso di stare un altro po' con te! Sei contento?". Herot alzò gli angoli della bocca e presi questo gesto come un si.
"Ma certo che lo sai! Ma certo! Sai tutto perché sei troppo intelligente. Bello e intelligente! Il mio Herot farà conquiste nel mondo femminile! Ah... Già sono gelosa di te.." dissi, facendo delle piccole giravolte con il bimbo in braccio. Uno dei momenti preferiti con mio figlio era quando lo portavo ad esplorare il mondo fuori. Herot amava gli animali. Capitava che vedesse qualche scoiattolo o qualche farfalla, restava a bocca aperta ad ammirarli. Inoltre aveva una vista acuta e un ottimo udito. Era come se sapesse dell'arrivo degli animali prima che effettivamente si manifestassero. Avevo partorito un piccolo prodigio!
"Guarda! Guarda lì... Una piccola farfallina! Carina come te!". Herot sbadigliò e capii che forse era arrivato il momento del riposino. Con la testa sulla mia spalla, gli davo piccoli colpetti sulla schiena mentre canticchiavo dolcemente la stessa canzone che usava da piccola con me la nonna. Herot ne subiva gli stessi effetti. Dormiva beato come un sasso.
Lo portai nella culla e gli appoggiai addosso una piccola copertina ricamata da me stessa. Avevo chiesto alla nonna di darmi lezioni di cucito e lei non si era affatto tirata indietro. Nella sala dei troni, sedute ai posti di mamma e papà, ridevamo e ricordavamo il passato con un velo di malinconia nello sguardo. Lei aveva perso suo figlio, io entrambi i genitori. Non c'era dolore peggiore. Per questo avrei preferito restituire la mia di vita, al posto di quella del mio piccolo Herot. Non avrei permesso a nessuno di portarlo via, nemmeno alla morte stessa. Avrebbe dovuto combattere con il mio cadavere ma comunque non gli avrei dato pace, se solo qualcuno o qualcosa si fosse avvicinato al mio adorato Herot.
"L'amore di una madre, uno degli amori che si fatica a capire. Ti chiedo scusa ora mamma, adesso che ho un figlio capisco le tue scelte. Ti ho odiata così tanto per le tue bugie, vi ho odiato entrambi. Ma adesso, guardare questa creatura, mi fa sentire disposta a tutto pur di difenderla". Ammisi, con una piccola lacrima che se ne andava per i fatti suoi. Ero dispiaciuta per le mie scelte passate, per i miei sentimenti contrastanti. Quelle notizie improvvise mi avevano portato a dubitare di tutto, persino dei miei familiari. Ero aggrappata solo a mia nonna, perché il suo volto non mi era nuovo. Anche se mia madre non mi aveva cresciuta, mi aveva comunque dato la vita. E se non avessi avuto la mia vita, non avrei mai potuto incontrare l'amore eterno per Okra e procreare il mio Herot. Dovevo tutto a lei a mio padre e sperai che dovunque fossero, riuscissero ad ascoltare le mie parole e ne fossero orgogliosi.
Una mano calda mi strinse le spalle. Okra era dietro di me, che ascoltava in silenzio. Sperai di non ferirlo, parlando dell'amore di una madre, poiché la sua non aveva potuto prendersi cura di lui come fece la mia.
"Nehmra, credo che Herot non potesse desiderare per lui madre migliore. Già da ora ti guarda con occhi pieni di incanto. Proprio come facevo io. Non può non innamorarsi della mamma, perché tutti amano la regina di Toriiaka e invidiano il suo viso da fata" mi lusingò, prendendo il mio mento per un lungo e intenso bacio.
"Non l'avrei mai detto..." proruppi, riflettendo.
"Cosa?"
"Che il principe Okra avrebbe usato verso questa comune umana parole tanto valorose...". Okra rise e mi prese di peso. Avvinghiai le gambe attorno ai suoi fianchi.
"Ah no? Peccato davvero... Perché le pensavo..." confidò, mordendomi il labbro inferiore.
"Davvero? Quindi l'orgoglio non ti faceva ammetterlo...?". Okra annuì e mi bloccò davanti all'armadio che a causa dell'urto, ci fece cadere una pila di vestiti addosso.
"Ci sono talmente tanti vestiti che potremmo nuotarci dentro"
"E ne arriveranno molti altri per il nostro Herot" rivelò, a voce bassa per non farlo svegliare. Non potevo crederci. A pochi mesi di vita, Herot aveva già un guardaroba migliore e vasto rispetto al mio.
"Quel piccolino, lo sento che farà strage di cuori...".
"Come facevo io!". Diedi un leggero schiaffo ad Okra e al suo ego smisurato.
"Sei sempre il solito stupido!" dissi mettendo il broncio.
"Dai tesoro, ho scelto te, di cosa ti preoccupi?"
"E quando sarò vecchia? Mi sceglierai ancora?" chiesi con una faccia da cucciolo ferito.
"Certo che sì! Ti sceglierò ancora e ancora e ancora e ancora e ancora ancora... Una compagna per un re onesto dura fino alla morte, proprio come mio padre che non si è risposato pur di rispettare mia madre".
"Quindi va così? Invecchieremo e il nostro piccolo bambino ci dimenticherà?". Ero già preoccupata. Non potevo sopportare di separarmi da Herot.
"Appena sarà pronto, prenderà la sua strada. Ma nel frattempo, godiamocelo come si deve!" dichiarò mio marito, attirandomi a sé per un altro bacio intenso. Quel quadretto felice, volevo che fosse immortalato. Così il giorno stesso, chiamammo un pittore. Fu un po' difficile tenere fermo il nostro bambino, ma comunque al termine ci riuscimmo. Era davvero perfetto. Io seduta con in braccio Herot che sbadigliava annoiato, Okra in piedi dietro che mi circondava le spalle. Mi trasmetteva una serenità che lo feci subito appendere nei corridoi del palazzo, assieme alle tante immagini dei miei antenati. Ognuno aveva la propria, io avevo deciso di porre fine a quella freddezza. Un ritratto di famiglia era l'idea migliore per donare un senso di stabilità. E noi tre insieme, saremmo certo stati perfetti. Per sempre. Il ritratto della felicità.

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