di nuovo insieme

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Tremavo come una foglia nelle mani del mio assalitore.
"Se mi lasci andare non ti farò nulla" disse Okra, con la lama sulla mia vena.
"Dove vuoi andare? Ti sei appena ripreso..." commentai a bassa voce, pur di non innescare in lui una reazione di rabbia.
"Questo non è il mio mondo... Tu non sei la mia donna! Io non provo nulla verso di te! Lo vuoi capire o no?!" urlò, tenendomi bloccata. Mi voleva abbandonare, nonostante tutti i sacrifici che avevo fatto per lui. Non potevo accettarlo...
"Okra, tu hai solo perso la memoria. Ti aiuterò a riacquisirla, ma devi avere fiducia in me..."
"Io non mi fido! Come posso fidarmi delle parole di una sconosciuta?" replicò furioso. Mi chiesi cosa gli fosse successo. Quello che avevo davanti non era l'Okra che conoscevo.
"Ti prego, abbassa questa lama e parliamo civilmente..." lo supplicai, mettendo una mano tremante sulla sua.
"Lasciami! Mi vuoi fare il lavaggio del cervello!"
"Stammi a sentire... Io...". Okra mi strattonò fino a farmi cadere a terra. Urtai con il ventre contro uno spigolo di un mobilio, questo mi causò un dolore lancinante.
"Io non... Io non... Volevo..." udii, le ultime parole prima che scappasse via.
"Guardie... Nonna... Radia" chiamai con voce flebile. Sperai che il mio bambino non subisse traumi, avevo fatto di tutto per proteggerlo. Non doveva essere proprio il padre il responsabile della sua sofferenza...
Nonna Attenia accorse dopo qualche minuto, seguita da Radia e Darnol che mi portarono di peso in camera. La nonna si assicurò che il bambino stesse bene, poi avvisò le guardie di controllare in lungo e in largo dove Okra si fosse nascosto.
"Signorina, sono tanto rammaricata per la sua disgrazia... Suo marito si è appena ripreso e nonostante ciò i tormenti non sono terminati..." disse piagnucolante. Quasi come se fosse lei a subirli. Radia aveva un'indole sensibile e altruista, i dolori degli altri erano anche i suoi.
"Sto bene, tranquilla. Sono fiduciosa che Okra ritornerà sui suoi passi..." la rassicurai, toccando il mio grembo. Sentii come se qualcosa si stesse muovendo, grazie a quel tocco.
"Non posso crederci... Il bambino..."
"Cosa signorina?". Indicai il mio ventre allibita.
"Ho sentito uno strano movimento. Era il mio bambino?". Radia e Darnol si guardarono in faccia poi scoppiarono a ridere.
"Certo che è lui, si sta nutrendo della sua energia, per diventare più forte"
"Si nutre della mia energia?"
"Certo che sì, ogni giorno una piccola parte della sua energia entra nel corpicino del bambino, in questo modo la sua energia spirituale ha già una buona base".
"Wow... È davvero... Strabiliante...". Restai in quella posizione per molto tempo, attendendo qualche risposta dal mio piccolino. Non potevo credere che la mia pancia crescesse giorno per giorno e che ben presto sarebbe diventata un grosso pallone come quelli con cui giocavo da piccola. Tanti dubbi e domande mi assalivano, ma allo stesso tempo l'idea di vedere per la prima volta la mia creaturina mi eccitava. Chissà da chi avrebbe preso? Sperai i miei occhi azzurri con il taglio di quelli del padre. Il mio colore di capelli e la carnagione del padre. Il fisico di entrambi, perché eravamo ben allenati. Ero sicura che ne uscisse un capolavoro, una delle opere migliori della mia vita. Lo avrei protetto con le unghie e con i denti, a costo di rischiare la mia incolumità. Mio figlio avrebbe occupato il primo posto del mio cuore.
"Principessa, abbiamo trovato suo marito, è stato scortato nelle stanze. Ci assicureremo di aumentare il numero di guardie a sorvegliarlo. Inoltre la guardia che si è addormentata sul posto di lavoro è stata licenziata".
"Posso andare a trovarlo allora..."
"Signorina..." Radia mi fermò, preoccupata.
"Non mi farà nulla, voglio solo accertarmi che stia bene..."
"Ma Signorina, lo vede che è fuori di sé il principe? Lei aspetta un bambino, se vi facesse di nuovo cadere...". Darnol le mise una mano sulla spalla e scosse la testa.
"Nehmra sa cosa fa, inoltre ci sono molte guardie fuori, nel caso Okra si ribellasse di nuovo".
"Grazie Darnol, grazie anche a te Radia per la tua preoccupazione". Mi alzai, poggiando prima i piedi a terra sotto gli occhi dubbiosi di Radia.
La guardia mi scortò fino alla stanza di Okra. Girai il pomello, e lo trovai sdraiato di spalle con la faccia rivolta alla luna.
"Perché sei tornata? Dopo tutto quello che ti ho fatto?"
"Quindi ti preoccupi per me. Mi vuoi ancora un po' di bene, anche se non ti ricordi chi sono". Okra si girò di scatto. Nei suoi occhi lessi ansia e tristezza.
"Sono stato avventato, è che alcune volte è come se mi scoppiasse la testa. Io sono qui, solo. Non ho un padre, non ho una madre. Dici di essere mia moglie ma io non ho nemmeno un ricordo di te... E mi odio così tanto per questo... È come errare per ore sotto il sole cocente, senza avere in mente una destinazione..."
"Quindi è questa secondo te la tua vita? È un cammino a vuoto?"
"Sì. Adesso potrebbero anche togliermela, non mi importerebbe. È talmente triste e insignificante che...". Sì incupì, abbassando lo sguardo. Capivo i suoi stati d'animo. Chi meglio di me poteva farlo?
"Ti parlo non come moglie, ma semplicemente come interlocutore. Sono arrivata in questo posto sotto inganno, per ventuno lunghissimi anni della mia esistenza, non mi hanno mai raccontato di questo mondo. All'inizio ero proprio come te. Delusa, triste, spaventata. Volevo fuggire da tutti. Io che sapevo di essere figlia unica, ho scoperto poi che i miei genitori erano vivi e mi aspettavano per portare a termine il loro progetto di successione al trono. Credevano a una stupida profezia. La regina che avrebbe salvato il loro mondo da un disastro inevitabile. Eccomi. Ho portato soltanto guai sia al mio impero che alle persone che mi amano. Ma c'era una sola persona che m'ispirava ad andare avanti nonostante tutto. A non demordere. A lottare per i miei ideali di pace e di libertà. Ad essere una persona matura e responsabile. E sai chi era questa persona? È proprio quella che è sdraiata su quel letto come se fosse sul punto di morte..." risposi, indicandolo. Okra osservò il suo riflesso nello specchio.
"Tocca a te scegliere... Riprendi in mano la tua vita o ti lasci abbandonare alla malinconia di questi giorni? Tu hai una grande possibilità, altri al tuo posto semplicemente si abbandonano perché non possono fare altrimenti..." gli ricordai, sperando di averlo convinto. Si portò una mano alla tempia e digrignò i denti con un'espressione sofferente.
"Sstai bene?" tentennai nell'avvicinarmi. Forse avevo esagerato. La sua memoria doveva essere recuperata a pezzetti, io pretendevo troppo da lui. Spostai il peso da un piede all'altro, in attesa di una risposta.
"Allora... Io ti lascio solo... Scusami se ti ho disturbato, chiamerò il medico per visitarti..." annunciai, indietreggiando lentamente.
"Non andare" replicò, di botto.
"Cosa?"
"Non andare".
Stentavo a credere alle mie orecchie. Mi chiesi se fosse tutto frutto della mia fantasia. Okra alzò lentamente la testa e diede dei colpetti sul letto.
"Cosa fai lì impalata? Siediti" mi invitò. Mi appoggiai ad un lato, lontano, per rispettare i suoi spazi.
"So che... So che sei incinta"
"Come fai a saperlo?" chiesi imbarazzata.
"Ho sentito le guardie, prima che mi trovassero. Mi dispiace. Davvero molto" dichiarò, sospirando amaramente.
"Non è colpa tua. E comunque, hai ragione. Probabilmente sono andata di fretta... Dovrei essere io...". Okra mi mise una mano sulla bocca per zittirmi.
"Ho fatto fatica ad accettarlo ma dopo il tuo discorso... Credo che l'idea di un bambino mi renda felice..."

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