alla festa di paese

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Darnol era molto protettivo nei miei confronti. Gli raccontai un po' della mia storia, di come da ragazza di umili origini ero passata a diventare l'erede al trono di una delle dinastie più potenti del Regno. Lui mi comprese, non mi giudicò affatto. Ascoltava ogni parola con interesse e mi dava dei consigli su come agire in futuro.
"Sai penso che tu potresti essere il fratello che ho sempre desiderato avere" gli confidai un giorno, mentre eravamo in camera mia a chiacchierare. La madre di Darnol non amava che passassimo del tempo insieme, per cui una serva ci sorvegliava 24 ore su 24, ed era costretta a scorrazzare in giro con noi.
"Signorini, non correte, per favore... Se dovesse presentarsi la regina..." sussurrava, mentre noi giocavamo come due bambini nel castello, percorrendolo in lungo e in largo senza esitazione. Capitò che mi venne voglia di uscire. Era una settimana che stavo chiusa lì dentro. Darnol subito soddisfò la mia richiesta, chiedendo il permesso alla madre che ovviamente insistette sul farci affiancare dalla serva. Darnol mi regalò una pelliccia bianca caldissima.
"Woww... La adoro. È più morbida del mio letto a Toriiaka!" esclamai felice, strofinando la guancia sulla manica.
"È di mia madre, meglio che non le diciamo nulla..." fece segno a Racla di tacere e lei arrossì in risposta.
La carrozza ci aspettava giù, per cui salimmo tutti e tre.
"Dove ci porti?" chiese Racla al principe.
"Alla festa di paese... Vi farò tornare a casa il prima possibile, non preoccupatevi" ci rassicurò, anche se avrei preferito stare fuori piuttosto che vivere in quel castello con i suoi genitori.
La neve fioccava ovunque e il cavallo faticava a camminare.
"Mi meraviglio della resistenza di questi cavalli... Non sono stremati dal freddo?" domandai a Darnol che sorrise.
"No, i nostri sono cavalli speciali, i Toriiakani non potranno mai capire" scherzò mentre ci addentravamo nella città.
"Non aprire o prenderai una folata di vento dritta in faccia..." mi ricordò Darnol. Racla ci guardava con una strana espressione compiaciuta.
"Ehi tu, smettila con quei sorrisetti maliziosi" disse Darnol, per cui scoppiammo a ridere.
Nel paesino c'erano numerose lanterne mano a mano che si scendeva. Le trovai davvero carine.
Scendemmo e continuammo il percorso a piedi. C'era qualche bancarella che vendeva fermagli, pettini, accessori da donna. Vidi Darnol fermarsi con Racla ma continuai ad andare dritta per la mia strada.
"Ehi... Aspettaci! Potresti perderti zuccona!" mi rimproverò il principe, dandomi un colpetto in testa.
"Oh... Scusi mio signore... Oh mio Dio... Cos'è questo meraviglioso odore...". Un dolce profumo di arrosto pervadeva le mie narici, per cui la mia pancia brontolò.
"Aspettate qui, vado a comprare gli spiedini per tutti e tre". Annuimmo.
Nel frattempo Racla si avvicinò e mi confidò che Darnol mi aveva fatto un regalo e aveva chiesto un suo consiglio.
"Davvero? Di cosa si tratta? Sono curiosa!". Racla fece il gesto di cucirsi la bocca perché il principe stava già tornando con le leccornie.
"Che meraviglia! Buon appetito!". Avevo molta fame e quindi divorai letteralmente gli spiedini.
"Mastica piano, anche tu" ripeté a Racla che si era persino sporcata il viso. Darnol le concesse il suo fazzoletto.
"Oh no signore... Io non posso... Non posso accettare oggetti dal padrone...". Darnol gli prese quindi la mano e lo chiuse nel suo pugno. Vidi Racla arrossire lievemente. Sicuramente provava qualcosa per lui. Darnol aveva un fascino magnetico e oltre ad essere bello, era gentile e rispettoso.
"Perché sembra che mi stai mangiando con gli occhi?" continuò a provocarmi. Mi ripresi dalle mie riflessioni e gli diedi un piccolo buffetto sulla gamba.
"Ti sbagli, stavo pensando a quei buonissimi spiedini che ormai ho ingurgitato". Darnol pensò che ne volessi ancora quindi mi porse i suoi ma io rifiutai. L'unica giornata che mi aveva permesso di sentirmi un po' libera e normale volò via in fretta, per cui Racla ci invitò a sbrigarci per tornare al castello. Giungendo lì, Darnol mi prese da parte e mi mise al collo un'altra collana.
"Mi hai detto che questa di giada blu rappresenta il tuo paese, io ti ho comprato una di granite bianca, perché vorrei che quando ci separeremo non ti dimenticassi di me..." bisbigliò, seguendo la serva che entrava nella fortezza. Rimasi un attimo paralizzata. Cosa intendeva con quelle parole? Compresi il significato solo la notte successiva, quando passando vicino camera sua, udii un battibecco con la regina.
"Hanno messo una taglia sulla sua testa! Se scoprissero che la teniamo qui potrebbero venire ad ucciderci!"
"Madre, io non posso abbandonarla. È sola al mondo, come potrei? Anche tu sei mamma, come ti sentiresti senza me?". La regina scoppiò a piangere e pregò il figlio di non ripetere quelle orribili parole.
"Figlio mio, so che sei buono di cuore ma quella ragazza rappresenta un pericolo per noi. Se dovessero giungere qui i Temardesi non ci penserò due volte prima di consegnargliela, pur di proteggere la mia famiglia... Ho rispettato il patto finché ho potuto, ma per interessi altrui già ho perso un figlio, e non permetterò che ciò si ripeta...".

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