il finto malore

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Quelle parole origliate di nascosto dietro alla porta mi ferirono. Ero ossessionata dal mio aspetto. Lo specchio continuava a mostrare la mia immagine riflessa ma io sentivo che invece non ero più la stessa. Rifiutai di mangiare con il sovrano e Okra, così mi portarono il pranzo e la cena a letto. Dissi che ero ammalata ma non volevo che ritornasse quel dottore a visitarmi. Fortunatamente c'era qualche medicina in cucina, per cui la presi dinanzi alla servitù, per poi sputarla una volta che mi lasciarono sola.
"E se succedesse come ha detto Arloc? Se davvero i poteri si impossessassero di me?" chiesi alla collana, adagiata nella brocca colma d'acqua.
"La profezia parla molto bene di una ragazza che salverà le sorti del regno intero. Ma se non fossi io? Anzi lo portassi alla distruzione?". Avevo le tempie martellanti per le poche ore di sonno e i pensieri che si cibavano di me. Le mie paure crescevano quando arrivava la notte. Tutto si amplificava. Nel buio della stanza le ombre mi facevano accelerare i battiti del cuore.
Sentii un cigolio improvviso e chiusi gli occhi. La porta si dischiuse lentamente. Passi lenti mi segnalarono una presenza che si sedette di fianco a me, sul letto.
Aprii gli occhi. Okra era lì, avvolto dalla penombra e dall'effetto che la luce lunare aveva su di lui. Così era ancora più bello, pensai scioccamente.
Avvicinò il palmo alla mia fronte ma io mi scansai e voltai dall'altro lato.
"Che succede? Hai paura di me?"
"Non... Non mi piace essere toccata..." tentennai. Mi faceva uno strano effetto averlo accanto.
"Voglio solo vedere se scotti"
"Scotto, si. Ti basta la mia parola. O non ti fidi di me? Non sarebbe una novità" mi buttai sulla difensiva per impedirgli di avvicinarsi. Con la servitù era stato facile raggirarli, ma con Okra no, era troppo furbo.
"Ok. Hai ragione. Mi scuso con te" si arrese. Avevano sentito bene le mie orecchie? Okra si era scusato?
"Non devi per forza usare parole non sincere..."
"Chi ti ha detto che non lo sono? Sono sincero!" esclamò, per poi stendersi sul letto.
"Eeeee? Che fai... Questo è il mio letto..." dissi mettendomi in un angolino perché lui, con la sua stazza e le gambe stiracchiate, occupava quasi metà materasso.
"Probabilmente hai gli incubi. Ecco perché quando venivi ad allenarti avevi le occhiaie..." suppose, voltandosi di scatto.
"Oh... Be'... Sono un po' spaventata per i miei poteri..." confermai le sue supposizioni evitando il suo sguardo. Okra mi prese il mento e mi accarezzò la guancia.
"Non devi, i tuoi poteri hanno fini benevoli, proteggere il tuo popolo. È quello il tuo scopo". Il respiro mi mancava, perché dovevo farlo tanto a notare?
"Tu... Tu... Credi in me?" biascicai, nervosa. Non vedevo bene le sue espressioni ma ero sicura che avesse annuito perché poi aggiunse:
"Se non l'avessi fatto non ti avrei aiutata". Tirai un sospiro di sollievo. Lui non la pensava come il padre quindi. Non pensava che sarei diventata un pericolo per le persone. Avevo sbagliato a giudicarlo un manichino, Okra era diverso, già.
"Stanotte aspetterò che ti addormenti per andarmene" annunciò, restando sulle coperte, senza infilarsi sotto. Le palpebre divennero pesanti a mano a mano e lentamente scivolai nel sonno. Quando mi svegliai il mattino, Okra non c'era più ma la sensazione della sua delicata mano sulla mia guancia non era sparita. Stavo nutrendo dei sentimenti per lui. Quello mi era ormai ovvio. Non ero sicura però se per lui fosse lo stesso. Il suo umore era talmente altalenante... Sperai di si, però. Avevo bisogno di una persona come lui nella mia vita. Ne avevo un disperato bisogno...

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