il salvataggio

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Trascorsi oltre un mese in quel posto disgustoso. Condividevo i pasti con altre ragazze e c'era un gruppetto di loro che ce l'avevano a morte con me per essere entrata nelle grazie del capo. Mi fecero ogni sorta di dispetto. Una volta trovai persino un ragno nella mia ciotola di riso. Solo una ragazza mi compativa. Si chiamava Laange, e aveva la mia stessa età. Anche lei come me era in terra straniera, per cui venivamo isolate ed umiliate costantemente. Di notte la tortura era peggiore. Il bordello si apriva ed entravano uomini di tutti i tipi. Dagli ubriaconi ai vecchi ai giovani signori. Sia ricchi e poveri banchettavano con le nostre carni. Ci spogliavano con sguardi carichi di desiderio. Capitava che succedesse qualche rissa, quando ubriachi, mettevano gli occhi sulla stessa fanciulla. Il capo allora non prendeva le sue parti, bensì diceva che avrebbe accontentato tutti e due pur di non perdere i clienti. Il disgusto fu tale che un senso di nausea, causato sia dall'olezzo del posto poco igienico che da quello che vedevo, mi portò a rigurgitare spesso i pasti chiusa in bagno.
"Nemhra stai bene?" chiese Laange dalla porta del bagno. Mi alzai con gli occhi pieni di lacrime e andai ad aprire.
"Nehmra che brutto aspetto! Non è che sei..." azzardò preoccupata.
"Non ho avuto ancora clienti come ben sai..."
"E allora che può essere? Hai malessere troppo spesso..."
"È lo schifo di questo posto che mi porta a stare male" rivelai, toccando la collana della nonna. Erano cinquanta giorni che non la vedevo, mi chiesi se stesse bene. Laange mi strinse le mani e cercò di confortarmi.
"Vedrai che presto usciremo di qui. È questione di tempo...". Lei era speranzosa. Era convinta che la sua famiglia venisse a cercarla. Però non aveva ricevuto nemmeno un segnale da quando l'avevano rapita.
"Vivevo in una fattoria con ben otto fratelli. Io sono la maggiore e mi occupavo di loro e della casa. Mamma e papà si svegliavano all'alba per andare a coltivare i campi" disse con un leggero sorriso a illuminare il suo viso piccolo ma spigoloso. Era davvero magra con una statura fuori dalla norma. Io le arrivavo alla spalla.
"Vorrei avere un briciolo della tua positività"
"Tempo al tempo" mi rispose, "e adesso andiamo che tra poco si apre". Ci vestimmo con i soliti abiti succinti. Il seno era sempre scoperto, le guance belle rosee e la bocca rossa, dello stesso colore delle fragole. Ci spruzzavamo profumo a vicenda, sia sui polsi che sul collo. Lo trovai ingiusto. Farsi belle per perdere la verginità con degli uomini tanto vomitevoli. Mi facevano un gran ribrezzo. La locanda aprì e subito alcune di noi andarono a ricevere gli ospiti. Servivano alcol e stuzzichini, mentre si godevano gli spettacoli di chi danzava. Preferivo occuparmi di servirli, piuttosto che danzare e scoprire parti del mio corpo. Inoltre le danzatrici erano quelle che più venivano scelte per soddisfare i desideri degli uomini. Fortunatamente c'era una sola regola ferrea e positiva per le nuove arrivate. Nei primi tempi non incontravano clienti, quindi fino a quel momento nessuno mi aveva dato fastidio. Ma temevo il giorno in cui qualcuno lo avrebbe fatto, perché era proprio dietro l'angolo. Servii il vecchio ubriacone, il cui alito era un miscuglio di alcol e catrame. Supposi fumasse perché aveva anche un sigaro nella tasca della veste.
"Che splendida fanciulla. Non credo di averti mai vista prima..."
"Sono arrivata da poco" risposi senza dargli troppa confidenza. Misi il vassoio sul tavolo. Il vecchio quindi mi prese il polso.
"Questi tratti morbidi, non sono di queste parti. E i tuoi occhi blu, sembrano due zaffiri. Sei una vera dea. Dopo seguimi nella mia stanza" indugiò con l'altra mano sotto la veste, così mi spostai e gli diedi un sonoro ceffone in viso. Il capo si accorse del problema e venne a scusarsi di persona per il mio comportamento.
"La prego di perdonare signore, è appena arrivata, è inesperta. Quelle non sono molto brave ad accogliere i clienti, ma stasera visto che è ne hai bisogno, inizierai ad imparare, guardando come Tribeci serve il nostro prezioso cliente". L'uomo impertinente si alzò e sbatté il pugno sul tavolo.
"Mi rifiuto! Voglio la ragazza nuova! Se volete i miei soldi, voglio passare la notte con lei..."
"Ma... Signore, deve capire che..."
"O lei o nessuna. È l'unica che mi piace". Disse ostinato. Guardai preoccupata Laange che mi lanciò uno sguardo terrorizzato. Anche lei non aveva avuto rapporti perché era arrivata poco prima di me.
"Ok, ok... Non si agiti. Nehmra vi seguirà nelle stanze. Tu, mostrale le camere" ordinò a Tribeci, che con un sorriso compiaciuto mi spinse verso le scale. Tremai per tutto il tratto. Cercavo di guadagnare del tempo. Non volevo perdere la verginità con quell'uomo rivoltante.
"Che succede ancora?!" chiese stizzita Tribeci, vedendomi accucciata a terra.
"Ho detto che sono indisposta. Perché non volete credermi?". Tribeci mi prese quindi di forza e mi chiuse a chiave nella stanza con quel vecchio.
Mi allontanai da lui disgustata.
"Ho un flusso molto abbondante, la avverto. Se si avvicina ancora potrà prendere qualche infezione...". Lo spaventai ma quello non demordeva. Mi sbatté al muro e iniziò a palparmi il sedere. Baciando e leccando il mio collo nudo.
"Mi lasci... La prego... Mi lasci" supplicai e provai a trovare qualche arma per metterlo al tappeto. L'uomo quindi mi inchiodò le mani dietro la testa e mi pestò i piedi per non farmi muovere.
"Mi fa male così... La smetta!". Alzò con l'unica mano libera il lembo del mio vestito e stava per addentrarsi nelle mie parti intime quando si udì un forte rimbombo dal piano di sotto, seguito da alcune urla. La porta si aprì e delle guardie armate fecero irruzione.

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