02 - L'inizio

76 3 0
                                    

Ancora adesso mi chiedo come facciano gli eventi a mutare così rapidamente. Come sia possibile riuscire a mantenere una stabilità se pur minima, di fronte a cambiamenti sbalorditivi e inaspettati come quello che ha investito me.

 Ma andiamo per gradi, perchè tutto ha un inizio.

 Era un giorno come tanti altri, anzi, a pensarci bene era una giornata orrenda. Mi aspettavano le solite cose, i soliti colori stinti delle case, i soliti odori fastidiosi di tutta quella gente che ha una repulsione inspiegabile per l'acqua. Solite facce, solite frasi di circostanza "oggi fa proprio freddo... per fortuna che è venerdì... come ti sta bene quel maglione...". Insomma, un vero schifo, ma effettivamente era venerdì e l'idea di non dover partecipare a tutto questo per due giorni mi sollevava il morale.

Entrai in ufficio, accesi il computer e aspettai che l'ispirazione mi attivasse almeno una cellula del cervello intorpidito.

Aspettai un tempo indefinito.

Poi dalla porta a vetri comparve la testa cotonata della mia collega che mi chiese se volevo un caffé.

"No grazie... non mi piace il caffé"

"Ah, scusa… è vero! Chissà perché, non me lo ricordo mai!"

Avrei potuto improvvisare un monologo di due ore, spiegando il motivo di questa "dimenticanza" ma sarei risultata un po’ acida, quindi decisi di tenere per me i commenti sarcastici e mi girai per non vedere il sorriso idiota che aveva, mentre si allontanava in corridoio.

Iniziai a lavorare, ma la testa era altrove... prigioniera di una tribù di cannibali in Africa... ai piedi di un vulcano in eruzione... intrappolata in ascensore con un mormone... oppure circondata da 200 testimoni di Geova in preda ad una crisi mistica... dovunque ma non qui!

Il telefono interruppe il mio viaggio intercontinentale e la voce di Barbara mi riportò a terra, ma per pochi secondi:

"Se sei in piedi siediti, perchè quello che devo dirti, potrebbe farti mancare il respiro, potresti cadere, battere la testa e passare il fine settimana in ospedale... e io non voglio sentirmi in colpa!"

Per un attimo avrei voluto essere un uomo, ma mi limitai a toccare ferro e le chiesi cosa c'era di così urgente da averle impedito di aspettare sera per dirmelo.

"Questa sera? Ma sei matta? Questa sera è la tua sera..."

UN TANGO CON GAELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora